Tassa di soggiorno. Turisticamente parlando, a proposito di dazi, gabelle, furtarelli (beninteso legalizzati) tasse a capocchia etc etc, chi pensa al Medio Evo, è il caso che si aggiorni.
Queste insensate (e stupidotte) gabelle esistono infatti tuttora, e turisticamente parlando si legga la (sacrosanta) lamentela del signor Ernesto Tempesta di Napoli (in Lettere al Corriere) laddove condanna la (stupidotta, anzi scemissima, anzi malfamata) tassa di soggiorno, per la precisione a Roma e per l’esattezza 6 euro a cranio al dì. Si vuole rilanciare il turismo. Si racconta che l’industria senza ciminiere può contribuire a salvare il Belpaese. E poi cosa si fa? Si continua a spremere il turista in ogni modo. La odiosa tassa di soggiorno ne è un concreto esempio e non il solo.
Una gabella che i Padroni del Borgo impongono (appunto in stile medioevale) per spiegare che stando in un posto tu ci fai la pupù e allora occorre la costruzione eppoi la manutenzione delle cloache, se vai per monumenti devi attraversare le strade e allora (ma questo non accadeva nel Medio Evo, almeno ai pedoni, mentre i cavalieri se la vedevano a colpi di spada) devi pagare il rosso il verde e pure il giallo dei semafori, etc etc etc.
Tassa di soggiorno, turisti e viaggiatori
I tanto rapaci quanto molto spendaccioni gabellatori fanno però finta di ignorare che il turista, viaggiatore e/o chi per tanti altri motivi si ritrova nella loro città (nel caso del sig. Tempesta, Roma) a parte la cacca giornaliera (se non stitico) e l’“uso” di qualche semaforo) tutto il resto –come del resto ovvio- lo paga (e in certe città “turistiche”, vedi Roma, pure profumatamente), vedi lu magnare e lu dormire, i tram, il ‘cappuccio e briosc’, etc etc etc in tal modo ingrassando i cittadini che poi pagheranno le tasse a quello stesso comune che rapacemente comincia col fregare i soldi a chi porta i soldi (il turista/viaggiatore) mediante la suesposta (e definita scema) tassa (di soggiorno).