Il ritrovamento delle catacombe di Santa Sofia (III-VIII secolo dopo Cristo), non più oggetto d’indagine dal 1967, il cui accesso era stato da tempo interdetto dal Comune di Canosa per ragioni di sicurezza, risale agli anni Cinquanta e avvenne lungo la strada nazionale Canosa-Barletta, ovvero la statale 93. Le catacombe furono ricavate nei terrazzamenti del costone roccioso sul cui fondo scorre il torrente Lamapopoli, spiegano dal Comune di Canosa, nella parte nord-est dell’abitato canosino.
Le uniche catacombe cristiane ritrovate in Puglia, finalmente saranno rese fruibili grazie alla consegna delle chiavi di accesso da parte del sindaco di Canosa di Puglia, Ernesto La Salvia, al Sovrintendente archeologico delle Catacombe, Fabrizio Bisconti. L’incontro si è svolto a Roma nella sede della Pontificia commissione di archeologia sacra. Lo rende noto il Comune di Canosa di Puglia. Le catacombe, rinvenute negli anni ’50 sulla statale 93 Canosa-Barletta, rappresentano un unicum per la Puglia, e sono tra le poche cristiane presenti in Italia meridionale insieme a quelle di Siracusa e Napoli.
Con la consegna delle chiavi di accesso potranno partire al più presto i lavori di restauro delle catacombe per renderle visitabili dal pubblico. “Siamo riusciti a sbloccare, esordisce il sindaco La Salvia, una situazione ferma ormai dal lontano 2003, fatta anche di confronti tecnici e archeologici (culminati in un tavolo tecnico tenutosi a Bari nel 2013) e che soltanto adesso vedrà finalmente la luce. Era ora, oltre che assolutamente legittimo, che lo Stato pontificio entrasse nella piena disponibilità delle catacombe come da prescrizione concordataria. Ora partiranno gli studi per la manutenzione e ristrutturazione del manufatto da parte della Pontificia commissione di archeologia sacra. Siamo convinti, prosegue il primo cittadino di Canosa, che gli interventi che la Soprintendenza archeologica delle catacombe potrà ora mettere in atto produrranno ricadute positive sotto l’aspetto culturale, turistico ed economico. Accoglieremo con grande favore le attività che si vorranno realizzare per la salvaguarda e la promozione di questo bene così importante”, ha concluso La Salvia.
Gli ambienti a suo tempo investigati sono caratterizzati da un’anarchia di tipologie tombali, abbastanza diversificate che coesistono molto probabilmente per ragioni di spazio; si tratta di sepolture ad arcosolio, sepolture a loculo con nicchie e sepolture pavimentali. Fra le tombe pavimentali oggetto di studio, una sepoltura, ha restituito otto deposizioni, presentandoci dunque il fenomeno di rioccupazione continua della stessa sepoltura. Delle otto, l’inumazione più recente è risultata essere una deposizione infantile che ha restituito cinque braccialetti di bronzo di tradizione tardo romana che trova attestazioni in Puglia fino al V-VI secolo dopo Cristo.