Venerdì 19 Aprile 2024 - Anno XXII

Viaggio in India 3. Rajasthan, la ricchezza dei palazzi

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Le parole chiavi per presentare l’India e il Rajastan. In questa terza puntata della nostra mini guida/dizionario le parole che vanno dalla ‘H’ di Haveli, alla ‘L’ di Lingue

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Spettacolo dei pupi in Rajasthan

Continua il racconto del viaggio in India con questa terza puntata che apre col Rajasthan. La nostra mini guida vi mostra le parole che vanno dalla lettera ‘H’ che  fino alla lettera ‘L’.

Itinerario del viaggio

Delhi (in aereo) a Udaipur, (in bus) a (a/r 262 km) Cittaurghar; a Ranakpur, Jodhpur (269 km). Poi a Jaisalmer (305 km) e a Bikaner (355 km). Jaipur (361 km); mentre Amber, Abhaneri, Fathepur Sikri, Agra (233 km), (in treno e bus). In aereo a Jahnsi, Orchha e Khajuraho, Varanasi e Delhi.

Mini dizionario alfabetico dalla ‘H’ alla ‘L’

HAVELI
Nel Rajasthan magioni e residenze di mercanti arricchiti dai traffici favoriti dalle tante vie di comunicazione tra il nordovest dell’India e l’Asia sudoccidentale.

INDIA (a/r della gita)

Volo a/r Air India da Malpensa a Delhi, 6135 km in 7 h e mezza (al ritorno qualcosa in più) fuso orario (con ora legale nel Belpaese) + 3 h e mezza. N.b. Il Boeing 787 “Dreamliner” ha finestrini “moderni” che governi premendo una specie di ‘bottone’: credi che sia ancora notte, ‘schiacci’ il marchingegno e ti ritrovi l’accecante luce del giorno…

INDUISMO
vedi Religioni.

ISLAM
vedi Religioni.

JAIPUR

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Jaipur la Casa dei Venti

Come dicono i magazines, Jaipur in Rajasthan è un “must”/obbligo vederla, e poi c’è pure, vicino, (vedi) Amber, magnifica componente del triangolo (con Agra & Delhi) che “più turistico non si può”. E con tutto quello che scrivono le guide su Jaipur il mio contributo può benissimo finire qui (non senza però aggiungere che la cosiddetta Casa dei Venti è davvero magnifica…).

JAISALMER

Jaisalmer, sempre nello stato federato del Rajasthan, Desert City, tra impressionanti tonalità di rosso contenuto nella “Sandstone” (una pietra davvero magica, non parliamo poi all’alba e al tramonto). Gloriosa la Cittadella d’Oro voluta da Rao Jaisal nel 1156 e tante foto all’interno tra Templi Jain e tanti Havelis (le eleganti e ricche magioni dei mercanti operanti nel Rajasthan della Via della Seta).

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In questa località (ancorché priva di una Plaza de Toros) chi scrive ha improvvisato una sorta di corrida con un bovino vagante in strada (pertanto ‘sacro’) non ricordandosi però di verificare che particolarità possedeva tra le zampe posteriori e siccome trattavasi di un toro s’è ritrovato “embestido”, da cui una maglietta strappata e il polso destro molto malmesso (più abbastanza paura).

JAINISMO
vedi Religioni.

JODHPUR

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Murales a Jodhpur

Jodhpur è nota come ‘Sun’ o (se si preferisce) ‘Blue’ City. Il nome deriva da Rao Jodha che la fondò nel 1459. Impressionante (foto à gogò da sotto) la dominante cittadella cinta da (ben) 10 km di mura (8 porte per accedervi). E visitando il Mehrangarh Fort oltre a godere un bel panorama si ammirano collezioni variè di strumenti e oggetti appartenuti ai Maharajà locali (che tornavano dai loro viaggi in Gran Bretagna con oggetti e souvenirs oggidì motivo di curiosità).

KAMA SUTRA
vedi Vatsyayana (che lo diede ai posteri) e Khajuraho.

KARMA
Karma è una parola oggidì di grandissima moda tra la gente ‘bene’ (‘sciurette’ comprese) pertanto scioccamente adoperata. Il significato (provo a ‘buttarla lì’, ma non ci giurerei…)? Il Karma altro non dovrebbe essere che un comportamento rivolto a un fine (n.b. e come se ciò non risultasse già complicato, va aggiunto che sono coinvolte le vite passate e future….).

KERALA
Il Kerala è uno dei 28 Stati dell’Unione Federale Indiana, all’estremo sudovest del Paese, va segnalato perché (turisticamente) il “più di gettonato” (soprattutto da quando è di gran moda la Medicina Ayurvedica).

KHAJURAHO

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Palazzo con le statue con pose del khajuraho

(vedi Kama Sutra). E un sia pur modesto commento (sempre a proposito della ‘catto-pruderie’) sulla differenza tra le religioni. Qui a Khajuraho le (sexualmente parlando) “porcherie” appaiono in bella mostra sui templi (da cui foto à gogò quotidianamente scattate da turisti che lascio decidere al lettore se peccatori).

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In una casa oggetto di visita a Pompei (almeno qualche decennio fa, quando il qui scrivente accompagnava i viaggi) trovavasi un dipinto di Priapo col cazzo deposto su un piatto di una bilancia mentre sull’altro piatto faceva bella mostra un bel gruzzolo di auree monete (per la chiara dimostrazione di quanto può valere un pisello macho). Se non che la rappresentazione tanto osè risultava convenientemente nascosta da una lignea anta fabbricata all’uopo, col risultato che, chiamato un custode e somministratagli una bella mancetta, il visitatore poteva godere la visione di tanto proibito dipinto quanto scandalosamente spurcaciùn. Morale: mah.

LINGUE

Si comincia con la più parlata, l’Hindi, che, stranamente, nonostante sia lingua orientale si scrive da sinistra a destra, e viepiù stranamente è curiosamente scritta ‘sotto una riga orizzontale’ (datosi che un tempo non esisteva carta con rigatura eppertanto si rischiava di ‘sbandare’, e chissà che non nacque allora il detto “andare sopra le righe”…).
In India è però insegnato (subito, alle elementari, contrariamente a quanto avviene nel Belpaese) anche l’inglese, per certo il più valido e pratico modo affinché gli indiani possano capirsi tra loro.

Oltre all’Hindi sono infatti parlate il Bengali, il Gujarati, il Kannada, il Mayalam, il Telugu, il Punjabi, il Tamil, il Maharati e via (ancora lunga) dicendo (per non parlare del ‘musulmano’ Urdu). Sempre a proposito di lingue, l’inglese costituisce un utilissimo dono del British Empire, alias Raj, all’India (che ha contraccambiato ‘insegnando’ agli inglesi il colore kaki). E’ infatti a tutti nota la storiella di alcuni viaggiatori nello scompartimento di un treno, tutti indiani, sì, ma incapaci di capirsi (vedi sopra il guazzabuglio di lingue) se non ricorrendo all’idioma della Regina Victoria.

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