Mercoledì 30 Ottobre 2024 - Anno XXII

Short Break a Sant’Agata de’ Goti: storia, cultura e cibo nel borgo fortezza

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Gioiello dalla storia millenaria e scrigno di bellezza. Sant’Agata de’ Goti è un magnifico borgo in provincia di Benevento. Storia, architetture, tradizioni, cibo e vino condiscono la vacanza.

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Il costone della rocca con le fessure che tagliano la parete

Una parete di roccia di tufo con sopra le case tutte il fila. È la cartolina che accoglie il visitatore a Sant’Agata de’ Goti. I costoni della rocca sono composti da una massa di tufo grigio non stratificato formatasi da un’eruzione vulcanica 33 mila anni fa. La presenza di fessure, colonne che si insediano nella parete, ancora oggi ben visibili, derivano dai processi di raffreddamento della roccia. Un affascinante e insolito spettacolo di abitazioni a strapiombo su uno degli affluenti del fiume Isclero. Fortezza naturale dove i Romani si insediarono costruendo un “Castrum”, tipico accampamento per i soldati. La storia millenaria di Sant’Agata attraversa il medioevo, il periodo Longobardo e Normanno. Qui è conservato ancora oggi un patrimonio storico e architettonico unico, con monumenti che spaziano fino al barocco. Il nome fu cambiato in Sant’Agata de’ Goti quando il normanno Bertrand de Goth divenne nel Trecento signore del feudo.

Il borgo antico  ha conservato intatta la forma del ‘castrum’ romano allungata sulla terrazza tufacea. Ho scoperto questa meraviglia a fine gennaio. Sant’Agata de’ Goti dal 2012 fa parte dei borghi più belli d’Italia ed è bandiera arancione del Touring Club Italiano. L’integrità paesaggistica del centro storico le è valso il nome di “perla del Sannio”. La cittadina con una popolazione di 11.500 abitanti, di cui circa 8mila nella parte antica, si estende su un’area molto vasta: 64 km quadrati. A poca distanza dal Monte Taburno, Sant’Agata de’ Goti è la porta d’ingresso del Parco Naturale Regionale Taburno-Camposauro.

A spasso nel Medioevo

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Via Roma

Camminare per le vie del centro storico è fare un tuffo nel Medioevo. La pianta a forma di semicerchio misura un chilometro. Le vie interne sono ancora a misura d’uomo. Le due strade perimetrali, via Riello e via Martorano, abbracciano il centro storico e confluiscono su via Roma, arteria principale del borgo antico. Tra le due vie perimetrali, a est e a ovest, si trova un secondo ordine di residenze di tipo nobiliare e case gentilizie con splendidi esempi di architetture del Seicento e del Settecento misti all’edilizia medievale.

All’interno di questi palazzi si nascondono giardini pensili e orti, utilizzati nel Medioevo dalle famiglie per approvvigionarsi durante gli assedi, e poi parzialmente trasformati in rigogliosi giardini tra il XVII e il XIX secolo, con l’aggiunta di terrazze e belvedere, nell’ambito delle ricostruzioni urbane del XVI e XVIII secolo. Percorrendo a piedi la via Roma, lastricata di pietra bianca, si incontrano negozi e botteghe dai singolari portali e si scoprono piazze, quasi sempre ornate da piante di arance. Il tutto in un’atmosfera operosa e ovattata.

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Cosa vedere nel borgo antico

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Chiesa dell’Annunziata, affresco del Giudizio Universale

Monumenti, chiese, chiostri riportano alla storia dei Sanniti e al periodo romano, gotico, longobardo e normanno. Una visita è d’obbligo alla chiesa di San Menna fatta costruire dal conte Roberto il normanno, figlio di Rainulfo, tra il 1102 e il 1107, con una struttura a tre navate e una doppia fila di cinque colonne. La particolarità di questa chiesa, nella sua semplice bellezza è data dal pavimento, ricoperto da mosaici cosmateschi, tra i più antichi dell’Italia meridionale. Molto interessanrte anche la chiesa dall’Annunziata, dell’inizio del 1200, nota per i suoi affreschi. Tra questi il Giudizio Universale con la Risurrezione dei morti, l’Inferno e il Paradiso: scena realizzata per essere l’ultimo ricordo per i fedeli che uscivano dalla chiesa.

Il Duomo, dedicato all’Assunta, ha un portico formato da dodici colonne e capitelli databili I e IV secolo d.C.; fondato nel 970, fu ricostruito nel XII secolo e successivamente restaurato tra il 1728 e il1755. Il Castello Ducale, trasformato in abitazioni è stato realizzato dai longobardi e poi modificato e ampliato dai Normanni, al primo piano si trova un pregevole ciclo di affreschi del pittore Tommaso Giaquinto. Di impianto longobardo è la chiesa di Sant’Angelo in Munculanis, nel centro storico, il museo Diocesano e la chiesa di San Francesco, arricchita e abbellita con il miglior barocco napoletano. Al Palazzo Vescovile (diocesi locale), nel Salone degli Stemmi si trovano le effigi di 68 vescovi. Qui sono conservate oggetti e suppellettili di Sant’Alfonso de’ Liguori. Si può dire che tutto il centro storico è un piccolo museo a cielo aperto.

Patrimonio culturale e archeologico

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Il cratere di Assteas raffigurante il ratto di Europa

Storia, cultura e patrimonio archeologico, tante bellezze che condiscono e accompagnano il viaggio in questo comune beneventano a pochi chilometri da importanti centri di interesse turistico e culturale come Caserta, Napoli, la costa amalfitana, Pompei. Dalla storia millenaria, sorta nel 313 a.C. sul sito della città sannitica di Saticula, Sant’Agata ha molto da offrire sul piano del turismo archeologico. Carmine Valentino, sindaco di Sant’Agata de’ Goti, sostiene che la potenzialità turistica del suo comune passi anche attraverso la valorizzazione “dell’inestimabile patrimonio archeologico, legato alla storia dell’antica Saticula, che è custodito in questo territorio. Un impegno nel settore dell’archeologia – ha aggiunto Valentino – che ha già portato Sant’Agata de’ Goti alla ribalta internazionale con il ritorno, per una mostra, dell’emblema del patrimonio archeologico santagatese: il cratere di Assteas, di età preromanica, raffigurante il ratto di Europa”.

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Il prezioso vaso, del IV secolo a.C. trafugato nel territorio di Sant’Agata de’ Goti, venne esposto presso il Getty Museum di Los Angeles dal 1981 al 2005. Venne riportato in Italia, a seguito di lunghe e complesse indagini del Comando per la tutela del patrimonio culturale dell’Arma dei Carabinieri. Oggi è conservato al Museo Archeologico Nazionale del Sannio Caudino, nella torre del Castello di Montesarchio in provincia di Benevento.

Gastronomica e agricoltura

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Ristorante Antico Borgo, aperitivo in cantina

Oltre alla cultura, alla storia e al patrimonio archeologico, è l’enogastronomia l’altro elemento a dettare i valori della crescita del turismo e dell’economia locale. Enoturismo, ecoturismo, sostenibilità, gastronomia sono parole chiave che portano ogni fine settimana migliaia di turisti in paese, anche dai dintorni, a gustare la cucina tradizionale. Perché i prodotti si coltivano nel vasto territorio collinare. Sant’Agata è terra fertile. Uno dei prodotti simbolo di questa terra è la mela Annurca (Igp) tra le più pregiate della Campania, viene usata per tante ricette in cucina. E poi il vino: Falanghina e Alianico, il miele, l’olio extravergine d’oliva e i formaggi. Un prodotto tipico e curioso sono le ‘nfrenule, taralli dalla forma particolare. Si racconta che “frenulum”, plurale frenula, che vuol dire briglia. La briglia ha un morso con le estremità raccordate da due anelli che collegavano le redini di cuoio.

Il frenulo linguale veniva posto sotto la lingua del cavallo, senza  fargli troppo male consentiva di domarlo più facilmente. Altri sostengono che la forma rappresenta un abbraccio, perché consumati in un clima di convivialità venivano bagnati nel vino, da qui, forse, il detto: tarallucci e vino.
Per soddisfare le esigenze di chi arriva i Santagatesi hanno sviluppato una rete di bed and breakfast, agriturismi e ristoranti. “E’ nel connubio storia e sapori che Sant’Agata si sta rilanciando verso il futuro”, racconta l’assessore alle attività produttive, Marco Razzano, agronomo e titolare dell’agriturismo L’Ape Regina. Un nome quantomeno appropriato perché Razzano, nel suo agriturismo produce 250 chili di miele di tutti i tipi.

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Mangiare nelle cave di tufo

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Falanghina d’annata nelle cantine Mustilli

Sotto le case alla base del borgo, i cunicoli scavati nel tufo un tempo usati come passaggi segreti o depositi di derrate, in qualche caso come la cava del ristorante “L’Antico Borgo ”, è possibile cenare in un’atmosfera davvero magica. In altre cantine, sempre nella roccia di tufo, veniva lavorato e conservato il vino.
Una cantina storica che ho visitato è quella gestita da Paola Mustilli, titolare anche di un agriturismo. La sua famiglia Mustilli dal 1700 produce vino. La cultura del vino, a Sant’Agata de’ Goti si intreccia da sempre con la storia di questa famiglia, che ha riportato in questo territorio la famosa Falanghina del Sannio che con l’Alianico sono i due vini autoctoni a marchio Dop.

Negli anni ’70 –  racconta Paola – Leonardo e Marili Mustilli decisero di rinnovare la tradizione familiare della coltivazione della vite, reimpiantando nelle colline di Sant’Agata dei Goti i vitigni autoctoni campani quali Falanghina, Greco, Aglianico e Piedirosso, all’epoca abbandonati o sostituiti da vitigni cosiddetti internazionali. Una scelta vincente. La cantina Mustilli esporta ogni anno 8.000 bottiglie di Falanghina. La produzione vitivinicola della provincia di Benevento rappresenta circa il 50 per cento della produzione dell’intera Campania.

Indirizzi utili:

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Veduta aerea del centro storico di Sant’Agata de’ Goti

www.santagatadeigoti.net

Ristorante Antico Borgo: www.ristoranteanticoborgo.org

Agriturismo Ape Regina: www.agriturismoaperegina.it

Agriturismo Buro: www.agriturismoburo.it

Cantine Mustilli http://mustilli.com

B&B La Terrazza del Poeta: www.laterrazzadelpoeta.com

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