Nella milanese via Canaletto 11, Nuvole in Cantina (sottotitolo … “Fumetti a grappoli e schizzi di vino”…) è una bottega inventata dal Ninni (che di nome fa Lorenzo) in cui oltre a ‘farsi cultura’ variè (ivi inclusa quella dedicata all’infanzia, pertanto confortevole presenza anche di belle mamme), gente seria e giovane (la cui età media si impenna nel caso di mie apparizioni) si ritrova nel tardo pomeriggio per un bicchiere. Di (ovvio) vino, il bicchiere, nel senso che, almeno in occasione delle mie apparizioni, nel locale del Ninni non ho mai riscontrato colpevoli tracce di Crodino o altre bevanduzze proibizioniste.
Non più un ragazzino, manco lui, il Lorenzo ha messo su ‘sta bottega non solo culturale nonostante un’avversità mica da poco che lo ha colpito da giovane. Fu infatti mio collaboratore quando, obbligato dalla esecranda fame dell’oro (ma non solo perché tenevo famiglie, mi piaceva anche andare a vedere com’era fatto il mondo) mi ridussi financo a fare il tour operator (col Ninni che andava in giro a dire che io ero bravo…). Da cui si evince che, chi vuole, nella vita può solo migliorarsi (dallo spingere il tifo baùscia ad andare a vedere l’Inter in trasferta – ancorchè pure il Ninni professi fede nerazzurra – al scegliere sapidi vini – e il Lorenzo ne propone di buoni – ditemi voi se non si chiama progresso).
Accade poi che, oltre ai sullodati afflati culturali e alla elegante mescita di vino (beninteso nel pieno rispetto delle Leggi di Dio, degli Uomini, e del Comune di Milano) il Ninni arrivi financo a pensare a Lu Magnare dei suoi aficionados clienti. E allora cosa fa? Elementare, Watson: convoca appetto alla bottega quelli dello Stret Food e il pranzo è servito.
Street Food che, grazie al sullodato ex corifeo delle mie gite turistiche, sto imparando a valutare, anche perché dei ‘posti bene’ che se la tirano ne ho ormai piene le balle (fanno pagare cifre un po’ altine, dopodiché il quasi furteggiato scopre che metà di quel che ha ingoiato è stato esborsato solo per schiccherìa, messinscena e “spese reclàm” devolute a qualche critico assoldato, non bastando – a dar retta alla Gabanelli – i “contributi” di Case Mangerecce variè). E fu così che, grazie al Ninni (e datosi inoltre che in occasioni di Fiere o Mercati o Sagre rionali vado a rifocillarmi nei megaristoranti più modernamente detti tensostrutture…) che sto diventando un (quasi) esperto di Street Food.
Una prima volta godetti una sorta di rimpatriata mediante una bella mangiatina “spagnola” (e potendo vantare la redazione di una miniguida dei ristoranti a sud dei Pirenei nonché di un minidizionario italiano/spagnolo/Italiano, posso dire la mia proclamando che mangiai davvero, dicunt gli spagnoli, “como un cura” nel senso di un prete … o, se si preferisce, “de puta madre” e qui non occorre traduzione …). Stavolta, invece, parafrasando il ben noto “Dagli Appennini…”, grazie al nuovo Street Food Guest del Ninni posso proclamare che son passato “Dai Pirenei alle Alpi” laddove preciso che si sono provati sapori della Valtellina. Nel dettaglio, Sciatt e Pizzoccheri (mancavano solo la Polenta Taragna e un assaggio di Bitto, peraltro già presente in quanto ammannito dopodiché l’intera provincia di Sondrio era servita). Giudizio finale, ok, viepiù confortante in quanto ispirato dal Nicola, mio compagno d’assaggio nonché lìder tra i massimi della Accademia della Cucina, pertanto un Ipse Dixit che tagliava la testa al toro…).