Domenica 24 Novembre 2024 - Anno XXII

Da Persia a Iran. Mosaico da interpretare

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Viaggio geografico, ma soprattutto nella storia, dell’inviata di Mondointasca in un paese difficile e impopolare. Vedere per capire, parlare per conoscere. Ascoltare per sapere. Con curiosità e rispetto per poter raccontare in modo documentato e anche emozionale (1^ puntata).

Persia Cartina-dell'Iran

Il 4 giugno 1989, lo stesso giorno in cui festeggiavo i miei primi dieci anni di vita, moriva l’ayatollah Khomeini, capo supremo ed uno dei leader spirituali più discussi della storia. Fervente, bellicoso e strenuamente dedito alla causa in opposizione allo scià di Persia, forse frainteso in Occidente, viene oggi venerato ed osannato come un santo da molto iraniani.

Il suo intento era quello di dar vita ad una repubblica islamica governata dalle autorità religiose e portò a termine tale disegno con assoluta determinazione. Prima di lui, infatti, con un colpo di stato, tra il 1921 ed il 1925 Reza Khan, militare dotato di scarsa istruzione ma di ferrea ambizione, si autoincoronò primo scià della dinastia Pahlavi, assumendosi l’immane compito di modernizzare l’Iran.

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Ruhollah Khomeyni e Reza Pahlavi

L’alfabetizzazione, la rete dei trasporti, il sistema sanitario, l’industria e l’agricoltura erano stati del tutto trascurati dagli scià precedenti, ed erano settori drammaticamente arretrati. Anche il nome, Persia, che da millenni distingueva il paese, non piaceva a Reza, che lo cambio in Iran (da “Aryan”, ovvero ”di nobili origini”). Origini… A quanto ricordo, gli imperi persiani che si susseguirono nel corso della storia furono addirittura tre!

Nel VII secolo a.C., il sovrano di una delle varie tribù persiane, Achaemenes, riuscì a formare uno stato unitario nell’Iran meridionale, dando il suo nome a quello che sarebbe presto diventato il Primo Impero Persiano, quello degli Achemenidi. Da qui in poi un’apparire sulla scena di personaggi noti, usciti da qualche traduzione di Erodoto, testo liceale o lezione di storia antica.

Il Cilindro di Ciro, la più antica dichiarazione dei diritti umani
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Il Cilindro di Ciro

Dotatosi rapidamente di un possente esercito Ciro il Grande, bisnipote di Achaemenes, salì al trono e conquistò buona parte dell’odierna Turchia, spingendosi a est fino al Pakistan e sbaragliando i babilonesi. La Persia divenne con tutta evidenza una potenza e il più grande impero fino ad allora conosciuto. Di Ciro si dice fosse un “despota illuminato”, la cui tolleranza è tramandata ed arrivata fino a noi, grazie al ritrovamento di un cilindro di creta (il “Cilindro di Ciro”), che riporta in caratteri cuneiformi forse la più antica dichiarazione dei diritti umani al mondo!

Mi piace pensare a Ciro come ad un sovrano insolitamente benevolo per i suoi tempi. Anche attraverso gli scritti del grande Erodoto ci sono giunte preziose descrizioni e analisi riguardo le guerre persiane, miti, usi e costumi, favole e leggende, arricchite da narrazioni fantasiose ed enciclopediche.

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Dario I

Il figlio di Ciro, Cambise, rivolse le proprie mire verso occidente, conquistando quasi tutto l’Egitto e le adiacenti regione costiere, compresa la Libia. Alla sua morte prese il potere Dario I, che per poter governare più facilmente divise il vasto territorio in 23 satrapie e fece del magnifico complesso di Persepoli il centro cerimoniale e religioso dell’impero. Quella achemenide fu una delle maggiori civiltà antiche: da un capo all’altro dell’impero correvano strade lastricate, costellate a intervalli regolari da caravanserragli, che offrivano cibo ed alloggio ai viaggiatori.

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Furono gli Achemenidi a creare il primo sistema postale del mondo! Ben presto le colonie greche si ribellarono al sovrano persiano e Dario fu sconfitto a Maratona nel 485 a.C.. Dieci anni dopo venne battuto a Salamina anche Serse, figlio ed erede di Dario.

La fine del primo impero della Persia e l’Era di Alessandro Magno
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Alessandro Magno

La fine del Primo Impero Persiano giunse per mano di Alessandro Magno, re di Macedonia, intorno al 333 a.C.: il greco divenne gradualmente la nuova lingua, sostituendo l’aramaico, furono fondate nuove città e la cultura ellenica si sovrappose a quella persiana. L’irrequietezza di alcune minoranze, però, continuò ad ardere sotto la cenere, soprattutto quella del popolo nomade dei Parti, minando costantemente la stabilità del sistema. Cavalieri e arcieri provetti, sotto il comando di Mitridate (171 -138 a.C.) i Parti conquistarono quasi l’intera Persia, per poi dilagare in tutta la regione compresa fra l’Eufrate a ovest e l’Afganistan a est, disputando a lungo il dominio su Siria, Mesopotamia e Armenia ai romani impegnati ad espandere il loro proprio impero.

Meno dispotici dei sovrani di altre dinastie, i monarchi parti favorirono uno sviluppo significativo in tutti i campi dell’arte  e dell’architettura, ma purtroppo ben poco è sopravvissuto fino ad oggi.
Il Secondo Impero Persiano sorse con l’improvvisa ascesa dei Sasanidi, una dinastia minore che in brevissimo tempo divenne una rinnovata e seria minaccia per l’impero romano. I Sasanidi fecero dello zoroastrismo la religione di stato, incorporando elementi della religione greca, di quella mitrarca e delle antiche credenze animistiche. Diedero vita a piccole manifatture, incoraggiando lo sviluppo urbano e favorendo i commerci attraverso il Golfo Persico, ma infine anche il loro potere iniziò ad indebolirsi, soprattutto a causa dei permanenti conflitti con Bisanzio. Un nuovo e cruciale capitolo della storia dell’Iran si aprì con la sconfitta dei Sasanidi per mano degli arabi nel 637.

Arriva Gerghis Khan
Persia Genghis-Khan
Statua di Genghis Khan

Già all’epoca della morte di Maometto, nel 632, gli arabi erano ferventi seguaci dell’Islam. Anche i Persiani accolsero di buon grado diversi aspetti della cultura e della nuova religione, abbandonando Zoroastro senza opporre resistenza o scatenare conflitti. Il regno dei califfi segnò un periodo di fioritura intellettuale durante il quale la cultura persiana assunse un ruolo predominante. I persiani ricoprivano molte delle cariche più importanti a corte, ma la lingua araba, sia parlata che scritta, andava affermandosi in tutti gli ambiti quotidiani.

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Seguì la dinastia dei Selgiuchidi, annientata all’inizio del XIII secolo dall’invasione rovinosa e cruenta delle feroci tribù mongole, che invasero l’altopiano iranico con la loro indomabile cavalleria, seminando devastazione e migliaia di vittime. Sotto la guida di Genghis Khan, ed in seguito dei suoi nipoti, i conquistatori mongoli riuscirono ad impossessarsi di tutta la Persia e stabilirono la loro capitale a Tabriz, distruggendo molte delle città conquistate, cancellando così innumerevoli testimonianze della storia persiana. Forse pentiti di tanta violenza i mongoli divennero grandi mecenati e lasciarono in eredità numerosi e pregevoli monumenti.

Marco Polo, la Persia e la via della Seta
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Lo scià Abbas I detto il Grande

Fu nel periodo del dominio mongolo che Marco Polo attraversò la Persia, seguendo l’itinerario della via della Seta (ma questo è un altro viaggio!). L’avvicendamento di sovrani più o meno forti e le altalenanti sorti di declino e frammentazione dell’impero rimasero una costante nella storia persiana. Gli anni che seguirono al dominio mongolo non fecero eccezione: la regione fu nuovamente divisa in varie fazioni che si disputavano il potere combattendo tra di loro.

Il periodo più splendido per la fioritura di un nuovo Impero Persiano (il Terzo!) coincise con il regno del brillante scià Abbas I detto il Grande (1524- 1576), discendente dei Safavidi, una potente setta di fedeli sciiti originaria di Ardabil, che, grazie anche alla consulenza militare dell’avventuriero inglese Robert Shirley, riuscì a debellare le varie fazioni turche e turkmene. L’era safavide diede nuova vita all’arte ed all’architettura persiane, e la versione sciita dell’islamismo fu promossa religione di stato.

Le mire di Inghilterra e Russia
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Aga Mohammad Khan

Le potenze europee, intanto, guardavano alla Persia come ad un nuovo promettente mercato. Fu verso la fine del 1700 che la dinastia qagiara si rivelò una vera e propria sciagura per l’Iran, poiché nel giro di pochi decenni riuscì a trasformare una potenza imperiale millenaria nello zimbello della scena internazionale, “grazie” alla figura perversa e vendicativa dell’eunuco Aga Mohammad Khan. Nel frattempo avevano messo gli occhi sull’Iran sia i russi che gli inglesi: la Russia era decisa ad aprirsi la strada verso il Golfo Persico e l’Inghilterra era altrettanto intenzionata ad impedirglielo.

Nel corso della Prima Guerra Mondiale alcune regioni dell’Iran furono occupate sia dagli inglesi sia dai russi, mentre i turchi imperversavano nelle regioni nord-occidentali, in parte cristiane. Sulla scia della rivoluzione russa, il Gilan (la zona del Caspio occidentale) proclamò la secessione nel 1920 per costituirsi come repubblica sovietica, sotto la guida di Kuchuk Khan. Poiché il debole scià qagiaro sembrava incapace di reagire, l’Inghilterra garantì il proprio appoggio al carismatico ufficiale Reza Khan, una sorta di cosacco divenuto scià di cui abbiamo già fatto conoscenza all’inizio del nostro racconto, che si trasferì nel Palazzo Verde di Teheran e trovando gli sfavillanti rivestimenti di specchio ed il letto a quattro piazze “un po’ eccessivi” per il suo gusto, preferì mettersi a dormire sul pavimento. Ed ecco che qui, in un’atmosfera di sotterranea ostilità, malgoverno e dissesto economico il cerchio si chiude.

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E sulla scena l’ayatollah Khomeini
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L’inviata di Mondointasca nella piazza di Isfahan.

Il paese si aprirà lacerato dalla rivoluzione dell’ayatollah Khomeini, che il 1 febbraio 1979 proclamò alle masse festanti la sua visione di un nuovo Iran, libero da influenze straniere e fedele all’Islam: ”Da oggi in poi sarò io a nominare il governo!”. Morì il 4 giugno del 1989: mentre io festeggiavo i miei primi 10 anni di vita, appunto, lui lasciava il paese in una situazione di incertezza. L’Iran oggi, che di anni ne ho 37, è un paese “impopolare”.

A chi annunciavo la mia partenza appariva in volto un’espressione di incredulo stupore unito a una vena di sottile preoccupazione per le mie reali condizioni mentali e spudorato coraggio dell’andar a cercar guai.

Ma se c’è un senso alla mia sfacciata libertà, è proprio quello di andarmeli a cercare questi cosiddetti “guai”, per scoprire invece quanta meraviglia nascondono e crescere per la ricchezza di cui uno spirito libero come me ha bisogno, per appesantirsi e non volare via come un palloncino sfilatosi dalle dita. Mi ci vuole poco. In questo viaggio ancora meno, dato che dovrò starmene nascosta il più possibile dietro ad un velo. Sarò solo i miei occhi  e non avrò più forma. Farò di questo dogma una possibilità per osservare ancora meglio quello che per adesso sto solo cercando di capire mentre sfoglio la guida della Lonely Planet in aereo. Vicino a me una ragazza  iraniana mi insegna come coprirmi il capo in modo da nascondere i capelli… e mi sorride.
(1 continua)

Iran 2. Reportage dalle strade di Teheran

Iran 3, mosaico da interpretare. Isfahan, caravan serraglio e luci d’alabastro

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