Il territorio dell’isola di Ischia è spartito in sei comuni, ognuno dei quali ha le sue terme con giardino, sorgenti e acque dalle specifiche proprietà benefiche. Non a caso chiamata “l’ isola delle acque”, Ischia stempera il suo verde nelle numerose fonti e racchiude in un perfetto equilibrio l’armonia dei cinque elementi che qui, circondati dal mare e immersi nella natura, pare davvero si combinino bene. Il perimetro percorribile dell’isola è di 33 km: un itinerario di benessere lungo la statale 270, che collega tutti i principali stabilimenti termali e le località pittoresche.
Mi trovo sull’isola in questi giorni di tarda estate. Osservo i voli dei gabbiani, disorientati tra il grigio delle nuvole e quello delle onde, pare cerchino la luce di un faro anche loro, mentre le barche dei pescatori mostrano i fianchi sfiniti di salsedine tra le sabbia grumosa e fredda. Al porto si vedono per lo più yacht, circondati da gruppetti di turisti curiosi di scoprire chi ci sia a bordo. Ognuno va in cerca di un senso da dare alla propria vacanza: io mi accontenterei di trarre sollievo dalle fatiche quotidiane e dimenticare almeno per un po’ abitudinari pensieri e meccanicità. Cammino attenta sui lastroni lavici di via Roma Corso Vittoria, tra filari di negozi, bar, gelaterie e locali intervallati da piazzette e qualche oleandro.
Un paradiso dominato dal pino marittimo
La cittadina si svolge per lungo, dal porto, anticamente la bocca di un vulcano sommerso, al Castello Aragonese, eretto nel V secolo, raccontando tutta se stessa in due sole strofe: Ischia Porto e Ischia Ponte. Lo spirito tradizionale è forte, radicato nella parlata, nelle luminarie per le celebrazioni di santi protettori e Vergini piangenti, nei tetti piatti delle case, con archi, logge, balconate e scale esterne, variabili dell’architettura mediterranea, che conferiscono al capoluogo dell’ isola delle acque un carattere tutto suo. Un tempo il tufo usato per le costruzioni era prelevato in loco, come la trachite, i lapilli e la pozzolana. Dietro la prima linea di negozi e case pare che il centro abitato finisca e inizi l’ascesa della vegetazione a ricoprire la collina, sollevando di poco la linea dell’orizzonte. Resto incantata nel vedere la pineta di pino marittimo più estesa che io abbia mai visto: il vero dominatore dell’isola, con la sua chioma ad ombrello perfetta e alta, pare sia finalmente riuscito a trovare l’habitat ideale, sufficientemente lontano dall’aerosol marino per non venirne corroso, ma rendere allo stesso tempo l’immagine ideale di località marina.
Giardini di Castiglione
Poco distante da Ischia Porto, seguendo il marciapiede per una paio di chilometri, si arriva ai Giardini di Castiglione. Per chi volesse servirsi dei mezzi pubblici, sappia che, oltre al biglietto dovrà fornirsi di pazienza: gli autobus passano ogni 30 minuti, ma non essendoci tabelle segnaletiche non è dato conoscere i tempi d’attesa. Sono principalmente due le linee che percorrono in ognuno dei due sensi l’intera isola, la Circolare destra (CD) e la sinistra (CS): un sistema circolatorio arterioso e venoso che va e riporta in continuazione afflusso di turisti al capolinea. L’ideale è acquistare un abbonamento settimanale e decidere ogni giorno dove scendere e cosa visitare.
Sull’ isola delle acque non ci si può perde
Le cicale non smettono mai di cantare. Non ci si può perdere: è un percorso naturalistico e pittoresco ben delimitato in confini di spazio e di tempo isolano. Ischia prende forma dalle pennellate spesse di colore che un estro naturale ha spalmato dense e nitide in tinte pure e lucenti, dalla patina antica, in una maniera immutabile ai giorni e nelle intemperie. Pennellate terse ed acquose, piene di luce malinconica e indifferenti al tempo che passa e al progresso mondano. Non vi è modernità, in questo turismo termale che pare uscito dai film d’epoca e dai romanzi ottocenteschi, ambientati in luoghi fuori dal mondo, dove i villeggianti venivano in cerca di salubrità, che nel mondo comune non era dato trovare. Pinete conservano ancora le vestigia di un’epoca lussureggiante di agio termale e vacanze curative, strutture ampie e rettangolari volute dal clero, come alle porte di Casamicciola, dove ai piedi della strada che porta al paese alto, sta fermo e vuoto il Pio Monte della Misericordia, fondato agli inizi del Seicento per ospitare e curare con le acque termali i malati più poveri e bisognosi e ricostruito nel 1895 lungo il litorale.
Ischia, Isola delle acque, il terremoto, la popolazione
La gran parte dei monumenti di Casamicciola Alta sono stati distrutti dal terremoto del 1883. Ditemi: la storia non dovrebbe insegnare?! Scambio qualche parola con i vecchi seduti all’ombra del parco, nessun accenno a quanto successo di recente, anche se il resoconto dell’accaduto lo si ascolta e lo si ode in ogni frase o discorso rubato con orecchie di passante. Gli isolani non hanno smesso di raccontarne i particolari, i 10 secondi più lunghi della loro vita e quel buio, diceva una signora al mercato l’altra mattina, un buio improvviso dove la corrente pareva essere saltata anche in testa!
I danni più gravi, oltre alle vittime, sono stati inferti alle coscienze, zittite forse da un rimorso della massima scala per l’assenza di attenzione a particolari minimi, che avrebbero determinato ben altri esiti ed evitato disgrazie.
Casamicciola Alta zona rossa ancora interdetta
Fino al novembre 1971 non era obbligatorio presentare calcolazioni statiche per dimostrare la stabilità dei fabbricati. Dopo si! E comunque era obbligatorio avere un progetto approvato presso l’amministrazione: una certificazione per la rispondenza alle norme tecniche comunali. Diverso il caso di edifici abusivi, di cui ovviamente non esiste nulla di ufficiale. Guardate cosa esiste adesso: crepe sui muri delle case e cornicioni “malauguratamente” caduti.
Vorrei salire fino alla zona rossa ma le forze dell’ordine pattugliano il luogo e non fanno avvicinare nessuno. Giù al porto la vita marinara scorrerebbe tranquilla ed indifferente se non fosse per la presenza di tute mimetiche e tecnici che si aggirano con cartelline in mano tra un caffè e una sfogliatella. Tanti alberghi sono chiusi, ma perché? Le strade secondarie vuote e transennate. Ogni sasso pare sia appena rotolato a terra. Proseguo lungo la SS 270.
Isola delle acque: il sole si scioglie nel mare
Il lungo mare spartisce la strada trafficata dalle spiaggette ingegnosamente allestite tra gli scogli terrazzati e le piccole insenature di sabbia scura. Sdrai e ombrelloni sotto agli occhi dei passanti e dei turisti curiosi alla ricerca di souvenir nei tanti negozi d’artigianato. Ammirevoli i tessuti e le stoffe, lini ricamati con fantasie marine, tra pizzi merletti e coralli. Lacco Ameno, a 4 chilometri da Ischia, è famoso per l’intrecciatura della paglia, ma attenzione: non cada il turista nel tranello del “Made in Cina”!
Meglio scattare come ricordo la fotografia del “fungo”, lo scoglio dalla forma caratteristica che è l’emblema della località e tornare all’albergo per vedere come il sole si scioglie nel mare.
A cena Vincenzo si avvicina al mio tavolo, portandomi come sempre una prelibatezza rubata dalla cucina apposta per me. Mi sorride nella sua livrea bianca di cameriere stanco a fine stagione e quando si accorge del mio entusiasmo quasi si rattrista: “Aiutateci! Ci stanno distruggendo!” Faccio presente a Vincenzo che sono qui per conoscere e raccontare. Intanto mi ha organizzato un incontro con il padre di una famiglia di sfollati: la loro casa confinava con quella che ha travolto i tre fratellini, poi salvati. Ci incontreremo questa sera nella hall dell’albergo. (2-continua)
Isole delle acque 1: venire, restare o partire
Isola delle acque 2: storia campana-ischitana
Isola delle acque 4: Ischia l’isola che trema
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