Cibus 2018. E vabbè, “L’uomo è ciò che mangia” (Feuerbach), dopodiché se l’uomo stesse anche un filino attento a ciò che mette sotto i denti ne guadagnerebbe davvero. Ne guadagnerebbe in, ça va sans dire salute. Ne guadagnerebbe il portafoglio (compri il caviale dell’ex Urss, lo paghi al cambio di rubli e kopeki dopodiché scopri che lo fanno anche, più buono, sul Volga Padano, dalle parti di Lodi, e lo paghi tranquillamente in euro). Infine, l’homo (sedicente) sapiens, ne guadagnerebbe (pure) in cultura. Anch’essa importante, la cultura, perché, a ben pensarci, di quanti dipinti in cui ‘se magna e se beve’ (che bello, al Prado, “I bevitori” alias “Il Trionfo di Bacco” di Velazquez…) è ricca la pittura universale (e se si parla di cinema, non è forse arte – pure un filino sexy, in quanto pre-amatoria – la cena in “Tom Jones” ricca di ammiccamenti e sguardi birichini)?
Cibus 2018: cibo, cultura e turismo
Da cui si evince che a manifestazioni come Cibus 2018, in quel di Parma, sarebbe il caso che vi andassero tutti (in quanto ‘utenti del cibo’, nessuno arriva a sera senza aver mandato giù un boccone), non solo gli addetti al lavori e qualche scriba sedicente esperto di turismo. Un business, il turismo, non meno che un fatto di cultura facilmente collegabile al “mangiare”.
Tutti a Parma, dunque (peccato, perché è finita) a Cibus 2018 a imparare, per saperne di più sui tanti dilemmi angoscianti chi va a tavola. Ma ci si può rifare ancora con la tre giorni di Cibus OFF, il primo fuorisalone del gusto con cui Parma apre al grande pubblico tutti i segreti e il sapore della Food Valley. La città ducale si è trasformata in una dispensa all’aria aperta fino a domenica 13 maggio.
Cibus 2018: grande evento delle meraviglie
Dopodiché, per ri-farla breve, son stato a Cibus 2018, che è diventato enorme (non parliamo, poi, gli stranieri). Ma tanto giulebbe, però, non impedisce che, pur ricco di tantissime, e ottime, cose da magnare & bere, quanto a business, affari, danèe, alias esportazioni, vendite etc etc etc, il Belpaese sia fregato da Paesi più scaltri (tra i quali, clamoroso al Cibali!, pure i deutsch … mah). O, per meglio dire, Paesi, quindi teste meno campaniliste nonché più pratiche, pertanto più capaci di pianificare e organizzare. E non è una balla: tanto per fare il solito esempio, contestualmente al qui commentato “Cibus” si officia a Milano un altro show mangereccio, e, solo a pochi giorni di distanza nella adiacente Verona è stato celebrato il Vinitaly, con ovvie, celestiali, bevute che – qualche minipecca non guasta mai – a Parma, non sono state ahinoi godute …).
Cibus 2018: si torna con la spesa e culturalmente più ricchi
Alla fine della fiera (dicevasi antan a conclusione di vicende e racconti) torno a Milano con campioncini di: aceto balsamico (ma quanto ne fanno, a Modena, di ‘sto intrigante figlio del mosto?); miele e burro d’arachidi (e per il mio personale arricchimento culturale scopro infatti che in tedesco si dice erdnussbutter); tisana di radicchio rosso epperò, beninteso, di Treviso (peccato, sottratto alle bronse, lo provi l’ignorante – nel senso di tuttora a lui ignoto – lettore: che meraviglia quel sapore amarognolo); citrosodina per digerire (con ruttino, però appena accennato…); olio d’oliva marchigiano (obviously, 100% italiano); una vaschettina di “Nocciolino”, pate à tartiner; due Lecca lecca di un non meglio precisato Original Gourmet; e infine, last but not least, anzi, un cioccolatino di “Cacao e sale dolce di Zìrvia/Cervia”, della grande pasticceria Gardini in quel del Lido di Spina.