Tra i quartieri più suggestivi di Roma, per il suo aspetto fascinoso e la sua storia a forte impatto, vi è il Rione Sant’Angelo. È qui, tra il fiume Tevere all’altezza dell’Isola Tiberina, il Portico d’Ottavia e piazza Mattei, che nel 1555 papa Paolo IV Carafa ordinò l’istituzione del ghetto ebraico. Una decisione che obbligò gli ebrei romani a vivere unicamente in questa zona della città. In uno spazio limitato ed angusto. Pessime erano le condizioni igieniche, dovute soprattutto alle terribili piene del vicino Tevere. L’esempio di Roma però non fu il primo.
Proprio in quegli anni, le persecuzione degli ebrei iniziarono in molte città d’Europa. Nei primi anni del 1500 a Venezia, vicino a una fonderia, fu costruito il primo ghetto ebraico della nostra penisola. La parola “ghetto” sembra derivare proprio dal verbo in dialetto veneto “ghetare”, cioè gettare. Il riferimento è all’atto di gettare i metalli nelle roventi fornaci, uno dei mestieri più diffusi tra gli ebrei del tempo.
Ghetto ebraico detto anche serraglio
Il ghetto ebraico romano era delimitato da un alto muro di cinta, detto serraglio. Il muro era interrotto in tre punti da altrettanti ingressi con portoni che venivano aperti all’alba e chiusi al tramonto, imprigionando di fatto gli abitanti al suo interno. Le restrizioni che gli ebrei romani subirono durante i secoli furono numerose: non potevano avere case di proprietà; pagavano affitti assai salati; dovevano circolare con un segno di riconoscimento addosso; venivano sottoposti almeno una volta a settimana – soprattutto il sabato – alle messe coatte, per essere convertiti al Cristianesimo.
Tutto questo rimase in vigore, con regole più o meno severe, per tutto il periodo della Roma dei papi. Solo con l’avvento dell’Unità d’Italia si arrivò a smantellare il celebre serraglio, restituendo la cittadinanza agli ebrei romani a cui era stata a lungo negata.
Tempio Maggiore la sinagoga più grande d’Europa
Nel 1904 venne inaugurato il Tempio Maggiore, la più grande sinagoga d’Europa. A realizzarla in perfetto stile Liberty con commissioni di influenza orientale gli architetti Armani e Costa. Ieri come oggi, cuore pulsante del quartiere, è la frequentatissima via del Portico di Ottavia. Tra i palazzi della via, da ammirare è lo splendido palazzetto quattrocentesco di proprietà di un certo Lorenzo Manilio, ricco mercante amante della classicità, che fece decorare la propria dimora con numerosi frammenti di monumenti antichi.
Sempre sulla medesima via, si affacciano i numerosi ristoranti khoser, offrendo ai buongustai le più curiose pietanze della tradizione culinaria ebraico-romanesca. Qui si possono gustare i celebri carciofi alla giudia o la famosa zuppa di pesce, che sembra avere origini molto antiche!
Il mercato del pesce al Portico di Ottavia
Si racconta infatti che le donne ebree, purtroppo molto povere, fossero solite giungere al Portico di Ottavia (dove si teneva il più grande mercato cittadino di pesce) per raccogliere gli scarti di tutti i pesci che purtroppo non potevano permettersi di comprare. Una volta giunte a casa, però, bastava far bollire il tutto in un pentolone pieno d’acqua per preparare un’ottima zuppa, assai saporita!
Questo importante mercato fu realizzato tra i resti dell’imponente area porticata che l’imperatore Augusto dedicò alla sorella Ottavia. Vi si trovavano edifici votati alla cultura come biblioteche, sale riunioni e due importanti templi, uno dedicato a Giove e l’altro a Giunone.
In epoca medioevale, è qui che sorse la Chiesa di Sant’Angelo in Pescheria. Chiamata così in memoria del famoso miracolo dell’apparizione dell’angelo a papa Gregorio Magno. Avvenuto a pochi metri dalla sua casa paterna, proprio dove oggi sorge la piccola chiesetta a lui dedicata.
Ghetto ebraico: piazza delle Cinque Scole
Altro luogo importante del ghetto ebraico di Roma, è piazza delle Cinque Scole. Chiamata così in ricordo dell’edificio che ospitava le cinque scuole rabbiniche qui presenti prima della costruzione del Tempio Maggiore. Al centro della piazza, si trova oggi la Fontana del Pianto, l’unica ad essere stata costruita appositamente per il ghetto alla fine del Cinquecento. In origine però si trovava nella vicina, ma ormai scomparsa, piazza Giudia.
Gioiello artistico indiscusso del ghetto è però la curiosa e originale Fontana delle Tartarughe posta proprio al centro di piazza Mattei, limite esterno del quartiere. Realizzata alla fine del Cinquecento da Giacomo della Porta e Taddeo Landini, diventò celebre nel secolo successivo grazie all’originale aggiunta delle graziose tartarughe effettuata da Gian Lorenzo Bernini!
Luogo della memoria e nuova vita per il ghetto ebraico di Roma
Visitare il ghetto vuol dire anche ricordare e non dimenticare perché è qui che si verificò uno degli episodi più bui della storia.
Come indica la targa affissa sulla Casina dei Vallati, proprio accanto al Portico d’Ottavia, la notte del 16 Ottobre 1943 più di mille ebrei vennero prelevati dalle proprie case, radunati all’interno del ghetto e condotti dai tedeschi nei campi di sterminio.
Ma è grazie ai pochi sopravvissuti e a tutte le persone che riuscirono a mettersi in salvo che è stato possibile donare nuova vita all’intero ghetto.
Testo in collaborazione con: L’Asino d’Oro Associazione Culturale
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