«I vini di questa contrada sono eccellenti così bianchi come rossi. Sono de’ migliori del Regno, così per loro qualità, e natura, come per la grata sensazione che risvegliano nel palato. Vanno sotto il nome di Pallarelli, e sono stimatissimi ne’ pranzi». Così i Re Borboni di Napoli, tra i monarchi più importanti d’Europa, descrissero il vino Pallagrello, della vite omonima. La fecero impiantare nei giardini della Reggia di Caserta, nel Bosco di San Silvestro, per poterlo produrre direttamente nelle “Reali Delizie”.
Tanto era la loro passione per il vino, che vollero nel vitigno reale proprio il Pallagrello bianco e nero, come è conosciuto oggi. E se aveva degli ospiti prestigiosi, per fare bella figura, il re Ferdinando IV, gli donava proprio il Pallagrello, il dono più pregiato: il vino della “Vigna del Re”. Caduto il Regno, morti i Re, la vigna della Reggia di Caserta nel Bosco di San Silvestro morì. Abbandonata dagli uomini e dal cielo.
Lo splendore della Reggia di Caserta passa anche dalla vigna
Circa quattro anni fa la Reggia di Caserta, nel far rivivere il monumento come gigantesco museo e palazzo vivente, riscoprì l’esistenza della Vigna della Reggia. Nel bosco di San Silvestro, accanto a quella più coreografica e nota del Ventaglio, provò a farla rivivere. Per farlo si affidò a un concessionario esterno, viticultore di qualità. Fu l’allora direttore, Mauro Felicori, a decidere che la Reggia doveva rivivere in tutte le sue funzioni, “ritornare a essere una casa vivente”. La sfida era epocale. La Reggia di Caserta, diretta da Tiziana Maffei, è patrimonio dell’umanità, inserita nella lista tutelata dall’Unesco.
Le esperienze di vitigni in monumenti patrimonio Unesco si contano sulle dita di una sola mano. Quindi la scommessa della rinascita della Vigna della Reggia nel bosco di San Silvestro era una sfida culturale e sociale, ma anche burocratica. Una rivoluzione nei costumi della pubblica amministrazione che non doveva più conservare o al massimo tutelare, quando capitava, ma anche produrre.
La Reggia nata per il prestigio di Carlo di Borbone
“L’antica vigna borbonica torna a vivere grazie a questo ambizioso progetto di cui vedremo e assaporeremo presto i frutti” spiega il direttore Maffei. “La Reggia di Caserta, nata come massima rappresentazione di prestigio del nuovo regno di Carlo di Borbone, completata nella sua struttura dal Bosco di San Silvestro, così come molti dei siti reali borbonici è stata concepita come parte di un articolato sistema produttivo territoriale. Niente è stato lasciato al caso e la magnificenza di questo patrimonio culturale, storico e artistico è resa ancora più grande dal valore concreto che nel quotidiano aveva per la famiglia reale ma anche per tutti coloro che vivevano in questo territorio. Uno degli obiettivi del complesso vanvitelliano è riconoscere questa importante eredità e valorizzarla”, ha concluso Maffei.
La sfida in pratica, dopo quattro anni, è stata vinta. Il concessionario, l’azienda vinicola “Tenuta Fontana”, con sede a Pietrelcina, nel Sannio, paese di Padre Pio, ha riscoperto, piantato, curato ogni giorno, la vite di Pallagrello e pian piano è rinata. Il 25 settembre scorso è cominciata per la prima volta la vendemmia. Si è tenuta una cerimonia alla presenza di autorità, esperti, giornalisti italiani e esteri. Si è trattata di una sfida incredibile per l’azienda e per la Reggia, come hanno sottolineato Mariapia Fontana e Tiziana Maffei. Il Palazzo Reale di Caserta, l’unico al mondo ad affrontare questa avventura, ha vinto grazie all’impegno e alla caparbietà di Tenuta Fontana.
Le vigne Reali: San Silvestro e Ventaglio
La vigna originaria era quella che serviva le tavole e la cantina reale. Aveva un’estensione di circa cinque ettari, giusto di fronte alla Casina di San Silvestro, nel bosco omonimo. L’altra vigna reale conosciuta era quella del Ventaglio; chiamata così perché erano vigneti di uva diversa, in una vigna a forma di ventaglio. Aveva più un valore di rappresentanza, coreografico/monumentale. Nei secoli il bosco ha assorbito molto di questa estensione. Era rimasto solo un ettaro di terreno libero, proprio di fronte al cancello d’ingresso della Casina. E proprio quell’ettaro che è stato affidato a Tenuta Fontana, che l’ha ripulito e rilanciato.
“La previsione è di un migliaio di bottiglie prodotte, nella migliore delle ipotesi”, spiegano Mariapia e Antonio Fontana. “Sarebbe già una grande conquista. Ma il nostro obiettivo principale era far rinascere la Vigna. E ci siamo riusciti. Siamo consci di quanto conti questo traguardo”. Ad aiutarli, nel lavoro attento e difficile di rinascita della Vigna borbonica, due dei migliori professionisti sulla piazza nazionale: l’enologo fiorentino Francesco Bartoletti; e l’agronomo livornese Stefano Bartolomei. Prima di loro ci avevano provato in un sito Unesco, a ricreare un’antica vigna, nella mitica città romana sepolta dal Vesuvio: Pompei. Un primo concreto passo per far rivivere le reali delizie dei Re di Napoli.