Nella cornice spettacolare del Parco del Vittoriale, fino all’11 settembre 2022 un inedito dialogo tra bronzo e parola, tra materia e poesia. Qui ha preso vita un connubio tra natura incantata e quel “libro di pietre vive” con cui il Vate volle coronare il suo “vivere inimitabile”. La mostra “Forme uniche di continuità nel tempo”, inaugurata a marzo dal presidente del Vittoriale Giordano Bruno Guerri ha una forte potenza visiva ed evocativa. Il tutto ruota attorno a tre giganti della cultura italiana del Novecento: Mastroianni, d’Annunzio e Quasimodo. Sembra quasi un’antitesi: la materia pesante e silente e la duttilità e il suono delle parole.
Sono 11 le grandi sculture bronzee di Umberto Mastroianni esposte in questa occasione. Troviamo due busti del ’39 legati alle forme classiche; Uomo del 1942, che apre al linguaggio astratto; Furia selvaggia del 1975. Si arriva poi ai capolavori degli anni ottanta come Macchina sacrale (1988/1989), un bronzo di 220 cm di altezza, ultima delle sue opere monumentali. Queste opere trovano echi significati e rimandi nelle poesie selezionate di due tra i più grandi letterati del XX secolo; appunto Gabriele d’Annunzio e Salvatore Quasimodo.
Bronzo e Parola: scultura e poesia
Nell’eclettismo collezionistico di d’Annunzio (1863 -1938), la scultura occupa un posto privilegiato. La poesia del Vate, infatti, ha riflessi e influenze sulla produzione figurativa del tempo. Come spiegano i curatori Marco Di Capua e Paola Molinengo Costa, classicità e modernità s’intrecciano nell’opera di Umberto Mastroianni, che vive con passione la lezione futurista, in particolare quella di Umberto Boccioni. Non è un caso che accanto alle sculture di Mastroianni si sia affiancato una delle opere chiave dell’artista futurista prematuramente scomparso: Forme uniche della continuità nello spazio. Una fusione in bronzo tratta dal calco di un importante esemplare della scultura, fuso a sua volta usando il gesso di Boccioni del 1913.
Bronzo e Parola: Mastroianni, Quasimodo, d’Annunzio
Accanto alle poesie di d’Annunzio quali: “La donna del Mare”, “Notturnino”, “Alba d’estate“, ad accompagnare le opere esposte anche i versi di Salvatore Quasimodo (1901 – 1968). Risultano così evidenti le affinità dei temi intorno all’uomo, al dolore della guerra, al rapporto con l’industrializzazione moderna e le macchine del futuro. L’Eroe di Mastroianni, monumentale scultura del 1983, rinnova la sua forza espressiva attraverso i versi di “Thanatos Athanatos” che il poeta di Modica scrisse tra il ’46 e il ’49: “E dovremo dunque negarti, Dio dei tumori, Dio del fiore vivo, e cominciare con un no all’oscura pietra «io sono», e consentire alla morte e su ogni tomba scrivere la sola nostra certezza: «thànatos athànatos»? Senza un nome che ricordi i sogni le lacrime i furori di quest’uomo sconfitto da domande ancora aperte?…”
Mentre l’eterna “Ed è subito sera” ci richiama al dolore della solitudine cui l’uomo moderno è destinato, lo stesso che il grande scultore protagonista dell’esposizione fa rivivere in Ferita del 1988. Nel 1958 Mastroianni vince il Gran Premio Internazionale della Scultura alla XIX Biennale d’Arte di Venezia. L’anno seguente Quasimodo riceve il premio Nobel «per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi». Una classicità che connota il percorso artistico di uno altro tra i più grandi scultori del Novecento italiano, Francesco Messina (1900 – 1995), amico di Quasimodo fin dagli anni Venti. Per Messina la figura del cavallo e tra i suoi soggetti preferiti. In mostra c’è il bozzetto originale di Prima Quadriga (Quadriga con coda lunga) del 1941. Il maestoso gruppo scultoreo progettato per il prospetto del Palazzo dei Congressi all’EUR e mai realizzato a causa della guerra.
Bronzo e Parola: la vibrazione immobile dell’arte
Artisti come Mastroianni captano il senso vitale e libero della forma, mentre, quelli come Messina, rimangano fedeli al volto e al corpo. Rivelatrici le parole di Jean Cocteau: “L’arte è una vibrazione immobile”. Un’espressione perfetta per definire il mondo della scultura italiana consegnataci da un poeta, mettendo ancora una volta in evidenza il nesso indissolubile tra bronzo e parola, il patto stabilitosi tra il silenzio dell’arte e quella parola che ogni volta le ridà vita.
La mostra, curata da Marco Di Capua e Paola Molinengo Costa, è stata promossa dal Vittoriale degli Italiani insieme al Centro Studi dell’Opera di Umberto Mastroianni e al Cigno GG Edizioni di Roma, in collaborazione con Villaggio Globale International.
Info:
www.vittoriale.it/www.fondazionemastroianni.it/umberto-mastroianniLeggi anche: