Le Alpi Apuane separano due aree geografiche in provincia di Lucca: la Versilia e la Garfagnana. Due territori completamente dissimili tra loro a causa delle rilevanti differenze orografiche. La Versilia, con le famose località e arenili che si susseguono lungo la costa senza soluzione di continuità, è da sempre ambita meta di villeggiatura; in Garfagnana la vacanza predominante è legata all’escursionismo, al lento godere del paesaggio montano avvolto dalla verdeggiante natura, alla visita di piccoli e antichi borghi. E non ultima, alla conoscenza della locale gastronomia.
Tra i Borghi più Belli d’Italia
Abbiamo da poco lasciato alle nostre spalle il Ponte del Diavolo di Borgo a Mozzano e, tra zone industriali e costoni alberati, le indicazioni stradali ci conducono verso il primo dei comuni in Garfagnana che ci attende un po’ più in alto: Barga. Nonostante le pesanti distruzioni subite dall’abitato, sfortunatamente posizionato in piena Linea Gotica, l’antica città medievale mostra ancora tutto il suo splendore.
Attraverso Porta Reale, uno dei due accessi ancora esistenti che si aprono sulla restante cinta muraria, raggiungiamo il centro storico. Strette stradine e scalinate scandiscono il tessuto urbano e inducono ad una tranquilla passeggiata tra palazzi e monumenti d’epoca.
Garfagnana: Barga e la Collegiata di San Cristoforo
Imbocchiamo così la erta scalinata che ci condurrà, gradino dopo gradino, nel punto più alto del colle (400 metri) dominato dal Duomo, ovvero la Collegiata di San Cristoforo, Santo patrono della cittadina e protettore dei viaggiatori. Eretta prima dell’anno Mille, essa presenta un’imponente facciata sovrastata dalla torre campanaria. L’ingresso, dall’architrave decorato con foglie d’acanto scolpite sulla pietra, presenta sul lato destro una misteriosa iscrizione rimasta a tutt’oggi non decifrata. Di notevole interesse all’interno il pulpito di marmo e la transenna marmorea davanti all’altare; da segnalare inoltre le preziose terrecotte robbiane e la statua lignea alta tre metri raffigurante il Santo, collocata dietro l’altare maggiore.
Dal piazzale dinanzi al sagrato si coglie un’ampia vista panoramica sulle Alpi Apuane che abbracciano l’orizzonte; in assenza di foschia è possibile notare in lontananza il Monte Forato. Come si intuisce dal nome, presenta un foro naturale creato tra due cime affiancate. Non ci resta che scendere verso il centro per ammirare stradine e palazzi storici prima di ritrovarci dinanzi alla Loggia dei Mercanti accolti dal rintocco delle campane; il suono riverberato nella valle ci ricorda la poesia di Giovanni Pascoli l’Ora di Barga per cui riteniamo sia giunto il momento di incontrare il poeta.
Garfagnana: da Castelvecchio a Castelnuovo
Raggiungiamo la vicina frazione di Castelvecchio Pascoli dove visse l’autore che qui soggiornò fino al 1912, anno della sua morte, in compagnia della sorella. L’attuale Casa Museo, conservata con gli arredi originali, si sviluppa su tre piani nei quali è possibile, tra lo studio e la biblioteca, ritrovare l’atmosfera nella quale il poeta creava le sue opere. Vana speranza poiché, una volta raggiunta l’abitazione, la troviamo completamente avvolta da impalcature con l’impossibilità di poter accedere all’interno.
Costretti pertanto a proseguire oltre, raggiungiamo Castelnuovo di Garfagnana. Già dal medioevo il possesso di questo paese di collina (270 metri slm), nevralgico centro di controllo della valle, era molto ambito dalle signorie dell’epoca.Nel 1430 la città si ribellò all’allora governo della Repubblica di Lucca per sottomettersi alla famiglia degli Estensi di Ferrara. Il nuovo corso le conferì ulteriore lustro anche con la successiva presenza di Ludovico Ariosto, il poeta-commissario. Ariosto fu inviato dal conte Alfonso I d’Este, che stabilì la sua dimora all’interno della Rocca. Sormontata dalla Torre dell’Orologio la Rocca, da allora chiamata Ariostesca, emerge in tutta la sua imponenza in piazza Umberto I; da qui imboccando Vicolo al Serchio si attraversa un grande portale in pietra che immette sul ponte fatto costruire da Castruccio Castracani (nome di antica memoria dantesca) per scavalcare il fiume sottostante.
Il Duomo e la Pala di San Giuseppe
A breve distanza dalla piazza centrale troviamo il Duomo dedicato ai Santi Pietro e Paolo. La cinquecentesca struttura custodisce al suo interno la Pala di San Giuseppe, di scuola robbiana, e il crocefisso ligneo del XV secolo, il Cristo Nero, nome derivatogli dalla patina scura lasciata sull’unico simulacro salvatosi da un incendio.
All’imboccatura del ponte di via Roma, al civico 20, il negozio di gastronomia l’Aia di Piero offre una vasta panoramica sui prodotti e sulle pietanze tipiche di Castelnuovo: occasione giusta per una sosta golosa prima di riprendere il cammino.
Garfagnana on the road
Stiamo ora percorrendo la Provinciale 13 verso sud-ovest, un insieme di strette curve tipiche delle strade di montagna, immersa nel verde. In questo tratto di strada delle Alpi Apuane il fiume Serchio corre velocemente verso il mare. Questa forza motrice è stata immediatamente sfruttata dall’uomo che ha costruito dei mulini in prossimità delle strette gole. Ne abbiamo testimonianza dopo pochi chilometri quando, sulla nostra destra, troviamo un caseggiato in evidente stato d’abbandono. Ci fermiamo dinanzi all’antico Molino del Riccio, un tipico esempio di casa rurale, che ormai ha perso il suo caratteristico connotato dato dalla grande ruota.
Sarà necessario percorrere ancora pochi metri per ritrovare una testimonianza simile che troviamo tuttora corredata dalla tipica ruota in legno. Questo mulino ancora attivo, costruito “con le proprie forze senza ricorso di tangenti”, come recita il cartello all’interno, possiede anche un piccolo laghetto utilizzato per praticare la pesca sportiva alle trote.
Isola Santa, il borgo quasi fantasma
L’evidente struttura di una diga ci suggerisce di essere giunti alla nostra meta: l’Isola Santa. Dopo aver parcheggiato ai bordi della provinciale, percorriamo il selciato che ci porta in basso verso le rive del lago. In seguito all’abbandono dell’antico borgo medievale, le acque, fermate dalla diga costruita alla fine degli anni ’40, sommersero parzialmente l’abitato. Ogni dieci anni lo svuotamento del bacino riporta alla luce le case d’un tempo: un appuntamento non sempre confermato che, naturalmente, attira una moltitudine di curiosi.
Oggi quel che rimane del borgo è stato trasformato in albergo diffuso con la ristrutturazione delle abitazioni rimaste. Una piccola oasi di serenità affacciata sul lago che vanta anche la presenza dell’antica chiesa dedicata a San Giacomo ed un gradevole ristorante.
Dopo la Garfagnana si va in Versilia
Il nostro viaggio prosegue sempre lungo la provinciale 13 che, ancora una volta, ci riserva una sorpresa: le cave di marmo Henraux abbandonate. Un altissima e stretta apertura, molto somigliante all’Orecchio di Dionisio a Siracusa, ci introduce in questo scenario lunare dove si resta abbagliati dal biancore del marmo che crea riflessi imperdibili nel vicino laghetto. I blocchi, perfettamente squadrati e percorsi da lunghe striature nere, oggi hanno assunto un aspetto particolare. Infatti, numerosi artisti hanno approfittato di queste grandi tele intonse per lasciare traccia delle loro opere.
Entrati a Seravezza, siamo ormai in Versilia. Ci fermiamo solo per dare uno sguardo al Palazzo Mediceo, oggi inserito nel Patrimonio Unesco, già residenza estiva dei Medici e poi degli Asburgo-Lorena. Il centro del cortile è abbellito da un pozzo la cui base, ricavata da un unico blocco di marmo, è racchiusa da due colonne sormontate dalla figura di una trota. Secondo la leggenda questa piccola scultura vuole ricordare quanto pescato nel 1603 dalla Granduchessa Maria Cristina di Lorena.
Pietrasanta, museo all’aria aperta
La nostra ultima tappa è Pietrasanta, città dove è immediatamente tangibile la sua vocazione ad essere un museo all’aria aperta. I segni sono dappertutto: gallerie d’arte d’ogni tipo, atelier di moda e opere in marmo di grandi artisti, come Mitoraj, Folon, Botero, Cascella e Arnaldo Pomodoro, esposte tra le strade cittadine. Piazza del Duomo, fulcro della città, è parte di questo museo nel quale le moderne sculture fanno da quinta alla facciata marmorea del Duomo di San Martino, affiancato dall’incompiuto campanile e all’ex convento di Sant’Agostino.
Nel chiostro è ospitato l’originale Museo dei Bozzetti, ovvero i modelli solitamente in gesso, in scala o a grandezza naturale, da utilizzare come guida per creare l’opera finale in marmo o in bronzo. Non può mancare la visita al MuSA, Museo Virtuale di Scultura e Architettura, che chiude il cerchio di questo itinerario dedicato all’arte. In pratica, in quest’ultimo tratto, è come se avessimo seguito idealmente il percorso della lavorazione del marmo: dall’estrazione dalle cave, al trasporto a Seravezza per la lavorazione ed infine a Pietrasanta per l’esposizione delle opere create col pregiato materiale delle Alpi Apuane.
PHOTO GALLERY GARFAGNANA E VERSILIA
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