Un logo che non passa inosservato. Una stampa multicolor, allegra, vivace che da anni è il trend della maison Gattinoni. Ci siamo mai chiesti che cosa rappresenta la collezione Planetarium? Che cosa sono quelle scritte intervallate tra i disegni puntinati, striati? La famosa collezione, declinata negli anni in differenti varianti di colore, è riprodotta sia nelle calzature che nelle borse dalle forme variegate; così come nei costumi da bagno e in molti altri articoli del famoso brand romano. Andiamo a scoprire che cosa ci portiamo appresso quando abbiamo uno di questi oggetti.
L’iconica stampa colorata trae ispirazione dalle mappe del cartografo Andreas Cellarius, vissuto nel 1600, di origine tedesco-olandese. Egli fu affascinato dagli studi sull’universo tanto da disegnare una serie di mappe cosmiche dove rappresentò la volta celeste con le costellazioni, gli astri e le loro orbite. Scrisse, infatti, Harmonia Macrocosmica, nel 1660, una sorta di atlante del cielo pubblicato ad Amsterdam da Jan Janssonius.
Le Griffe e le mappe celesti
Cellarius disegnò mappe celesti cercando di proporre tutti i sistemi studiati, da quello tolemaico, di stampo geocentrico, a quello copernicano eliocentrico. Li descrive, li rappresenta, analizza i pro e i contro senza mai giudicare o affermare la supremazia degli uni sugli altri. Nel suo lavoro vi sono ventinove tavole celesti di grande formato (52×42 cm) e l’autore ne riassume, in latino, ogni aspetto delle teorie studiate fino al 1661.
Sono tavole cosmiche dal forte contenuto estetico, riprese in seguito da diversi artisti che le hanno elaborate apportando una varietà cromatica senza precedenti. Vi sono raffigurati i pianeti, il sole, i movimenti degli astri, le costellazioni, e decorazioni varie con putti, astronomi, strumenti astronomici. Naturalmente i disegner della Maison hanno studiato l’idea ricreando una stampa rielaborata graficamente.
La moda e le scritte
Non è tutto. La moda e le scritte. “Hominum divumque voluptas alma…” sono parole tratte dal celebre De Rerum Natura di Lucrezio e sono un elogio alla bellezza della dea Venere. Il poema, infatti, si apre con un Inno a Venere, simbolo di bellezza, ma anche di piacere, di sensualità e allegoricamente, colei che spinge gli esseri viventi alla procreazione : “godimento degli uomini e degli dei….”
L’altra scritta Harmonices mundi è tratta da Le Armonie del mondo del 1619, opera di Keplero e come si evince dal titolo, il celebre scienziato tratta le analogie fra la musica, le forme geometriche ed i fenomeni della fisica. La moda, quindi, che inventa, crea nuovi modelli ma con uno sguardo pure al passato.