L’Italia vanta il possesso di un’alta percentuale dell’intero patrimonio artistico mondiale. Una ricchezza scaturita da secoli di storia che hanno attraversato la penisola da nord a sud. Ricchezza causata da tutte le civiltà che si sono alternate nella frequentazione – più o meno pacifica – dello stivale. Si pensi ai Greci, ai Fenici, all’espansione dell’Impero Romano, al nostro Medioevo o al Rinascimento. Tutti periodi nei quali c’è stato un continuo fiorire di attività artistiche estese in ogni campo dello scibile umano.
Oggi, ogni regione della nostra penisola conserva memorie di tali trascorsi storici, molte delle quali sono state riconosciute come Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco.
Urbino la Città Rinascimentale
Nelle Marche, Urbino risponde esattamente a questi criteri i quali fanno ritenere che, almeno una volta nella vita, bisogna visitare questo centro: una lacuna che abbiamo colmato durante uno degli ultimi weekend autunnali, in occasione dei 600 anni dalla nascita di Federico da Montefeltro, illuminato signore dell’epoca.
La città sorge su un colle. L’attuale aspetto del centro storico lo si dove alla volontà del Duca che, a metà ‘400, volle dare un nuovo volto al borgo. A tal fine chiamò alla sua corte i più famosi artisti del tempo affinché dessero lustro a quella che doveva rappresentare, secondo la sua visione, una città moderna. Un luogo quest’ultimo dove l’aspetto architettonico potesse fondersi armoniosamente con le arti e la cultura.
Il Palazzo Ducale
La prima immagine della città di Erbino, che si coglie anche da lontano, è data proprio dal Palazzo Ducale che sovrasta lo skyline cittadino da qualunque lato lo si veda. L’iconica, imponente struttura diventa pertanto la nostra prima destinazione nella scoperta delle memorie storiche cittadine.
Superato l’ingresso posto su piazza Duca Federico, ci accoglie l’ampio cortile creato dell’architetto Luciano Laurana: un asimmetrico rettangolo colonnato che evidenzia l’eleganza prospettica della costruzione. Sul lato sinistro del cortile si aprono le sale che accoglievano la Biblioteca del Duca che contenne fino a 900 volumi. Raggiunto il primo piano ci ritroviamo negli appartamenti privati di Federico che oggi ospitano la Galleria Nazionale delle Marche.
Le opere di grandi artisti del Rinascimento
Ci rendiamo subito conto che per una visita approfondita di quanto esposto in queste sale non sarà sufficiente nemmeno l’intero weekend; ciononostante andiamo in cerca dei lavori più importanti qui contenuti, sperando di non essere colti dalla sindrome di Stendhal.Così passiamo in rassegna l’Ultima Cena di Tiziano (1483), la Madonna con il Bambino e due Angeli (1474-1478 circa) e la Flagellazione di Cristo (1450 circa), entrambe opere di Piero della Francesca, la Città ideale di autore ignoto e il Ritratto di gentildonna, detto la Muta (1505-1509), olio su tavola di Raffaello Sanzio.
Non manca il Ritratto di Federico da Montefeltro col figlio Guidobaldo (1475) dipinto di Giusto di Gand e Pedro Berruguete. Quest’ultima opera ci richiama alla mente altre tele dove il Duca si è sempre fatto ritrarre di profilo a causa di un incidente che causò una ferita al volto e la perdita dell’occhio destro.Il percorso di visita termina con lo Studiolo di Federico da Montefeltro, un accogliente cameretta dove il Duca amava ritirarsi.
La parte superiore della stanza è coperta dal soffitto a cassettoni al di sotto del quale sono raffigurati uomini illustri dell’epoca. Bisogna però immaginare come fosse intimo e raccolto questo minuscolo ambiente quasi certamente illuminato da candele ma riscaldato dalle calde tarsie lignee che rivestivano le parti basse delle pareti. In aggiunta, i trompe-l’oeil creavano l’illusione della presenza di armadi ricolmi di libri e finestre aperte su panorami campestri. Tali pregevoli lavori tridimensionali furono realizzati dai fratelli Benedetto e Giuliano da Maiano, Baccio Pontelli su disegni di Francesco di Giorgio Martini e Sandro Botticelli.
Urbino: alla ricerca di Raffaello
Dopo qualche ora torniamo su piazza Duca Federico chiusa lateralmente dalla neoclassica Cattedrale di Santa Maria Assunta il cui interno, a tre navate, è ricco di opere pittoriche di importanti artisti. Poco oltre un obelisco egizio fronteggia la duecentesca chiesa di San Domenico rialzata rispetto al piano stradale. La troviamo chiusa e non ci resta che ammirare soltanto una copia della Madonna col Bambino e i Santi, in terracotta invetriata di Luca della Robbia (l’originale è esposto nella Galleria Nazionale delle Marche), nella lunetta sovrastante il portale d’ingresso.
Poco più avanti, svoltando su via Salvalai, raggiungiamo via Matteotti da dove abbiamo la possibilità di osservare la facciata più nota del Palazzo Ducale. Il prospetto, racchiuso su entrambi i lati da due torri appuntite, i cosiddetti Torricini, si eleva su tre livelli ognuno dei quali è abbellito dalle terrazze realizzate dagli architetti Laurana e Di Giorgio.
Non ci resta che risalire via Garibaldi. Passiamo così dinanzi al Teatro Sanzio (chiuso) di fronte al quale vi è uno slargo semicircolare dove ci consigliano di effettuare un simpatico esperimento. Qualcuno si posiziona ad una estremità dell’arco in muratura e, rivolto verso il muro, pronuncia una frase a bassa voce; quanto è stato pronunciato è facilmente ascoltato da chi si è posizionato nell’estremità opposta dell’arco. Una soluzione acustica che sembra fosse usata dai soldati di guardia per comunicare tra loro.
La piccola Cappella Sistina
Raggiunta piazza della Repubblica imbocchiamo via Raffaello per visitare la casa natale di Raffaello che, però, troviamo chiusa. Non ci resta che tornare sui nostri passi e percorrere la irta scalinata San Giovanni per raggiungere l’Oratorio omonimo. Superato l’ingresso non possiamo che rimanere incantati dal ciclo pittorico che riveste l’intero perimetro di quella che è definita la piccola Cappella Sistina. La vividezza dei colori e la definizione dei personaggi danno l’impressione che gli autori (o più verosimilmente i restauratori) siano appena andati via dopo aver dato l’ultimo colpo di pennello.
I quadri risalgono al 1416 e furono realizzati dai fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni da San Severino Marche. Con dovizia di particolari, essi hanno raffigurato il momento della Crocifissione, il dolore della Madonna, della Maddalena e degli astanti, sulla parete centrale; la parete di destra è per gran parte occupata da scene riferite alla vita di San Giovanni Battista mentre battezza Gesù nel fiume Giordano.
Il meteo tiranno e la pioggia battente, che ha reso molto pericolosa la discesa lungo la scalinata San Giovanni, ci inducono a raggiungere velocemente il nostro mezzo di trasporto e, in ambienti più consoni, attendere il mattino seguente in vista della prossima escursione.
Una infarinatura tecnica
Di buon’ora si parte per raggiungere Isola del Piano, località posta a poco meno di venti chilometri ad est di Urbino. Andiamo a visitare la Cooperativa Agricola Gino Girolomoni, dal nome del fondatore, vivace sostenitore dell’agricoltura biologica e lungimirante intellettuale che amava definirsi soprattutto “contadino”. Dal lontano 1971, ormai si sono evolute le tecniche di produzione così come le strutture industriali che hanno assunto aspetti più importanti.
Siamo invitati a seguire le fasi di lavorazione per la produzione di farine rivenienti da grano 100% italiano bio (di cui 70% marchigiano). Le farine qui prodotte dall’imponente struttura molitoria alimentata da energia rinnovabile, vanno direttamente nel contiguo pastificio (purtroppo in manutenzione durante la nostra visita) per ottenere, dopo lenta essiccazione, diversi formati di pasta a “cm 0”. Questo alimento, infine, sempre all’insegna della sostenibilità, viene confezionato con materiali totalmente riciclabili. L’azienda, come fattoria didattica, è aperta al pubblico per le visite così come è possibile pranzare nella struttura dove si può prenotare anche un soggiorno.
A ovest da Urbino a Urbania
Siamo diretti, ad appena venti chilometri da Urbino, verso l’antica Casteldurante una città a suo tempo governata da Federico, Duca di Urbino, Conte del Montefeltro e di Casteldurante, oggi Urbania. La cittadina è tutt’ora famosa per l’artigianato ceramico in cui si cimentano abili maestri locali riproducendo e reinterpretando le cromie cinquecentesche. Abbiamo ottenuto testimonianza di quest’arte visitando la bottega “Ceramica Casteldurante” (piazza Cavour 4) con le splendide opere di Giuliano Smacchia e Gilberto Galavotti.
Poco distante è il palazzo municipale affiancato dall’alta torre dell’Orologio da dove, ogni anno dal 4 al 6 gennaio, si cala acrobaticamente la Befana. Nell’abitato, con tutte le precauzioni per chi non dovesse sopportare questo tipo di visioni, si può accedere all’interno della Chiesa dei Morti nella quale sono conservate numerose mummie di persone decedute nel Medioevo e nel Rinascimento.
Un visita meno deprimente si svolge all’interno del Palazzo Ducale, affacciato sul fiume Metauro, divenuto un contenitore culturale in quanto accoglie la Biblioteca e il Museo Civico. In quest’ultimo sono conservati importanti documenti come mappe del Mercatore, affreschi e una grande acquaforte di Nicola Hogenberg (1532), raffigurante il corteo trionfale di Carlo V.
Nella sezione delle ceramiche, accanto a pregevoli vasi d’epoca, le vetrine custodiscono anche numerosi frammenti di piatti decorati: erano la testimonianza del rifiuto di quel dono propedeutico alla richiesta di fidanzamento. Infine nelle numerose sale dei sotterranei è allestito il Museo di Storia dell’Agricoltura e Artigianato.
Esperienza gastronomica
A circa due chilometri dal centro abitato, ci fermiamo presso l’Agriturismo Mulino della Ricavata. Già operativo fin dal XII secolo, sfruttava le acque del vicino fiume Metauro, prima di essere abbandonato. Oggi, mentre sono rimaste vive le memorie di un tempo come le macine in pietra e i vecchi attrezzi, i proprietari offrono la possibilità di degustare piatti che fanno riferimento a quanto la terra mette a disposizione in ogni stagione. Pertanto antipasti, zuppe, pasta lavorata a mano e fritture saranno sempre pietanze preparate con ingredienti naturali.
Informazioni utili
Urbino:
www.raffaellotravelgroup.it; IAT – via Puccinotti 35 – 0722-2613; Palazzo Ducale – Piazza Duca Federico 107 – 0722 2760 – www.gallerianazionalemarche.it; Oratorio San Giovanni Battista – via Barocci 31 – 0722 910259
Isola del Piano: Gino Girolomoni Cooperativa Agricola – via Strada delle Valli 21 – 0721 1748600 – www.girolomoni.it
Urbania: Uff. Turismo – 0722 313140 – www.visiturbania.com; Agriturismo Mulino della Ricavata – via Porta Celle 5 – 0722 310326 – www.mulinodellaricavata.com
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