Sicilia Meridionale: immaginate di trovare un luogo che sia a metà strada tra il mare e la montagna. Una situazione ideale per godere del calore della sabbia e del mare luccicante per poi stemperare la calura nella fresca aria collinare. Immaginate di poter passeggiare osservando le bellezze che vi circondano e cadere vittima della sindrome di Stendhal: una sensazione probabilmente acuita dai pervasivi profumi di zagare e jacaranda.
E poi immaginate di rimanere attoniti ad ammirare i magnifici palazzi settecenteschi ricchi di sculture aggettanti, figure apotropaiche emergenti dalle elaborate superfici delle facciate le quali, più che incutere timore, invitano ad essere osservate con maggiore attenzione. Un meraviglioso spettacolo nel quale non può mancare lo splendore delle chiese dalle ardite e alte facciate, svettanti verso il cielo come mani congiunte in preghiera. Immaginate ora di voler godere di una rilassante e gratificante pausa. Non resta che fermarsi ad uno dei tanti tavolini che affollano piazzette e stradine per una rinfrescante esperienza: una paffuta brioche ripiena di gelato o una gradevole granita di limone saranno la certificazione di essere arrivati nella Sicilia meridionale.
Sua Maestà l’Etna
Visto dall’alto di un piccolo finestrino d’aereo, la bocca perennemente aperta – e qualche volta fumante – del più alto vulcano d’Europa è il primo elemento a connotare la Trinacria. Una volta messo piede nell’isola si è immediatamente avvolti dal profumo di zagare. Le città della Sicilia meridionale che occupano l’altopiano dei Monti Iblei, dove siamo diretti, sono abbellite dalla copiosa presenza di oleandri: una colorata scenografia di siepi e alberi che induce inevitabilmente al buonumore.
Raggiungiamo così il settecentesco Palazzo Conti a Scicli, il nostro hotel. Qui consumiamo la prima colazione, servita in camera, sul balcone, osservando l’intrecciato volo delle rondini. Racchiusa nella Val di Noto, la città è conosciuta per il suo barocco tipicamente siciliano che riveste il centro storico dichiarato, nel 2002, Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Forse la migliore testimonianza del barocco cittadino è data dal settecentesco palazzo Beneventano. Le facciate sono tutte un susseguirsi di artistici decori: teste di Mori, stemmi araldici e figure di Santi sull’angolo tra le due facciate mentre i mensoloni di sostegno degli sfarzosi balconi in ferro battuto sono sostenuti da “urlanti” figure fantastiche.
Scicli e il Commissario Montalbano
Ma anche il potere ecclesiastico, per non essere da meno, ha innalzato le sue cattedrali. La più notevole è senz’altro la chiesa di San Bartolomeo che, parzialmente distrutta col terremoto del 1693, è tornata al suo antico splendore dopo i restauri del 1700. Il suo candido prospetto su tre livelli degradanti, simile ad altri edifici religiosi della regione, si erge scenograficamente su una strettoia della valle racchiusa tra il Colle della Croce e quello di San Matteo, una parete rocciosa quest’ultima con presenza di numerose cavità naturali che furono abitate fino al 1959.
Ma a consolidare la notorietà di Scicli è stato il Commissario Montalbano, famosa serie televisiva che ha ambientato in questo incantevole borgo alcune scene tratte dai romanzi di Andrea Camilleri. Di queste scenografie hanno fatto parte la chiesa di San Michele, all’inizio della centralissima Via Francesco Mormina Penna, e il palazzo municipale divenuto nella fiction il Commissariato di Vigata dov’era l’ufficio del Questore di Montelusa. Abbiamo lasciato questo incanto della Sicilia meridionale non prima di aver incontrato nell’Azienda gli Aromi, il cordiale titolare Enrico Russino che, insieme alla consorte, gestisce con amore e competenza i suoi campi dove coltivano le piante officinali più disparate.
La città di Quasimodo sa di cioccolato
Altra tappa nella Sicilia meridionale è Modica, la città natale di Salvatore Quasimodo, che si potrebbe anche definire la città dei golosi. L’antica lavorazione del cioccolato, risalente ai tempi della dominazione spagnola, ha oggi resa famosa la città in tutto il mondo. Dal 1880 la Dolceria Bonajuto è un punto di riferimento per testare queste bontà e, tra tutte le varianti, sono da provare i tradizionali ‘mpanatigghi, biscotti a mezzaluna dove il cioccolato copre completamente il leggero ripieno di macinato di manzo. Forse per le dolci note che ancora toccano le nostre papille, abbiamo l’impressione che anche le chiese siano di color cioccolato. Più probabilmente si tratta dell’orario della visita o della pietra più scura utilizzata per costruire due tra le chiese più belle di questo centro incluso nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità.
Il Duomo di San Giorgio si erge maestoso in cima all’ampia e lunga scalinata di 164 gradini; da qui si può osservare l’ampio panorama sulla parte bassa della città, racchiuso da una quinta di colorati oleandri. Tra i tesori custoditi al suo interno troviamo, alle spalle dell’altare maggiore, il grande polittico di Bernardino Nigro che copre l’intera controfacciata; ai piedi dell’altare è invece posta un’originale meridiana pavimentale, realizzata nel 1895, sulla quale un raggio di sole segna il mezzogiorno locale.Non manca, infine, il vivace simulacro del Santo mentre trafigge il drago, dall’alto della sua cavalcatura. A fine aprile, i festeggiamenti per San Giorgio sono caratterizzati dalla corsa che la statua del Santo effettuerà per brevi tratti per simulare il galoppo del suo cavallo.
Sicilia meridionale: Modica e le cento chiese
Il Duomo di San Pietro, compatrono della città, è caratterizzato dal colore scuro della facciata e da un ampio e lungo scalone, contornata dalle statue dei dodici Apostoli: maestose scalinate entrambe percorse dal commissario Montalbano in alcune scene della fiction sulla RAI.
Tra i cento edifici religiosi diffusi nel tessuto urbano, la chiesa rupestre di San Nicolò Inferiore risalente all’XI-XII secolo è sicuramente la più antica. Il suo occasionale ritrovamento durante lavori di scavo di una cisterna in via Grimaldi 89 portò alla luce un ciclo di affreschi che abbellivano l’abside centralmente occupato dall’immagine del Cristo Pantocratore.
Una nota gastronomica per ricordare un tradizionale strumento notato presso la trattoria l’Arco: la cavagna, un contenitore realizzato con listelli di canna per racchiudere e dare una forma cilindrica all’eccellente ricotta.
Sicilia Meridionale: la ‘bedda’ Ragusa Ibla
Le tortuose strade che ci avvicinano alla nostra meta, ad un tratto ci offrono una panoramica sul tessuto urbano di Ibla che si estende sul crinale di una collina. Dopo la necessaria sosta fotografica ci rechiamo immediatamente in piazza Duomo dominata dalla iconica struttura della chiesa di San Giorgio, il patrono della città, che si erge anch’essa al di sopra di una imponente scalinata. Come molti altri edifici religiosi della Val di Noto, anche questa chiesa fu distrutta dal terremoto del 1693.
In seguito alla riedificazione terminata nel 1775, il prospetto principale, a differenza delle altre chiese similari, non guardava direttamente la piazza antistante ma era leggermente rivolta su di un lato; in questo modo, secondo il progetto dell’architetto Rosario Gagliardi, veniva fornita una visione tridimensionale del complesso garantendo anche la visibilità della grande cupola retrostante. La piazza è un animato centro conviviale circondato da negozi di souvenir e bar dove granite e cannoli sono gli attori principali. Nelle immediate vicinanze, su via Cabrera, è ubicato l’atelier dei coniugi Pistone, due “artigiani della ceramica”, titolo che preferiscono a quello di artisti, che ci mostrano alcune delle loro opere più significative.
Il Caffè dei Cavalieri vietato alle donne
Da piazza Duomo, imboccata via XXV Aprile, passiamo dinanzi al Circolo di Conversazione o Caffè dei Cavalieri costruito nel 1850. Questo edificio fu voluto dagli aristocratici locali come esclusivo luogo d’incontro dove non erano ammesse neppure le donne.
Il ristorante le Scale del Gusto oltre ad offrirci ottime pietanze gourmet, ci offre un affaccio singolare sulla città, un panorama vivacizzato dalla cupola della chiesa di Santa Maria dell’Itria, decorata con colorate maioliche. Per la loro bellezza, i luoghi appena descritti ancora una volta furono scelti come scenografie nelle puntate dell’ormai famosa fiction del Commissario Montalbano che ritroveremo anche tra gli ambienti del Castello di Donnafugata, tappa obbligata per gli appassionati del genere.
Sicilia meridionale: Donnafugata, la leggenda
Cinta muraria merlata e torri di guardia danno la sensazione di essere di fronte ad un castello fortificato. In effetti è stato l’ultimo proprietario, il barone Corrado Arezzo, che a fine ‘800 realizzò la sua dimora personale così come la osserviamo oggi. Dopo un lungo periodo di abbandono l’immobile fu acquisito dal comune che lo sottopose a lavori di restauro fin dal 1982. Oggi grazie a questa preziosa opera di valorizzazione possiamo ancora vedere le originali decorazioni degli ambienti arredati con mobili d’epoca. Delle oltre cento stanze delle quali è composto il castello, solo venti sono aperte al pubblico e, tra queste, sono da menzionare la sala della musica, quella degli specchi e la biblioteca. I famosi giardini erano purtroppo sottoposti ad intensi lavori di manutenzione per cui è stato possibile ammirare solo il Ficus monumentale all’ingresso del parco, probabilmente piantato 160 anni fa.
Ma perché Donnafugata? Una leggenda narra che nel XV secolo il palazzo fu acquistato dal conte Bernardo Cabrera. Costui, invaghitosi della regina Bianca di Navarra, vedova di Martino I d’Aragona, per sottoporla ai suoi voleri, la imprigionò nell’attuale castello dal quale la donna riuscì però a fuggire. A parte l’intrigante racconto, secondo una ricostruzione temporale più affidabile, sembrerebbe che il nome derivi dall’arabo Fonte della Salute che tradotto in siciliano diventa: Ronnafuata.
Marina di Ragusa
Prima del definitivo rientro non poteva mancare la vista del mare che cogliamo a Marina di Ragusa. Qui approfittiamo della presenza del ristorante Zefiro per testare sostanziose pietanze marinaresche prima di raggiungere Vittoria, che già nel nome sembra darci un segno della buona riuscita di questo viaggio.
Da qui salutiamo queste terre della Sicilia meridionale con un buon bicchiere dell’ottimo Cerasuolo, il rosso DOCG delle locali Cantine COS. Ringraziamo per il press tour @viralpassport che per conto dell’Assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo di @RegioneSiciliana ha organizzato e gestito le attività di comunicazione.
PHOTO GALLERY
Leggi anche: