Chi l’ha detto che per ascoltare della buona musica dal vivo sia obbligatorio uscire di casa? Potere del 3D? No, la tecnologia qui non c’entra nulla. Basta ospitare tra le mura domestiche un musicista o addirittura una band (sempre che i metri quadrati lo permettano e i vicini accondiscendano!). E il gioco è fatto. Se l’idea di uno show casalingo vi stuzzica, iniziate a pensare agli amici da invitare e alle canzoni che vorreste ascoltare. Perché ad animare il vostro house concert (all’estero è già una moda) ci penserà la giovane cantautrice pescarese Annalu, all’anagrafe Annaluisa Giansante, che accanto all’attività di cantautrice (ha da poco pubblicato il suo disco d’esordio “La vita di un cantautore”) e autrice, che l’ha portata a donare i suoi versi a Valerio Scanu, Annalisa Minetti e molti altri artisti, affianca quella di cantante a domicilio. Alla faccia di chi dice che i giovani d’oggi sono tutti mammoni.
Di origini abruzzesi, a soli 21 anni Annalu decide infatti di trasferirsi a Milano per dedicarsi completamente alla sua carriera musicale. Da qui collabora e lavora con diversi produttori discografici, tra cui Nicolò Fragile (Mina, Stadio, Bennato..), Enrico “Kikko” Palmosi (produttore dei Modà, Studio 3), Matteo Cifelli (Tom Jones, Luca Di Risio). Compone, tra le varie cose, un brano per la regina del pop svedese Amy Diamond, lavora per la Disney come autrice per Jacopo Sarno (in High School Musical). Dopo essere stata anche protagonista di iniziative musicali curate da Mente Locale come “Rock Rosè” (rock abruzzese al femminile) e impegnata in progetti targati UK come la colonna sonora del film “Jack Said”. Tutto questo fino ad arrivare a realizzare il suo sogno: un disco tutto suo. “La vita di un cantautore”, prodotto da Francesco Adessi per l’etichetta “Blen Studio”, è una raccolta di emozioni e storie che l’hanno accompagnata in questi ultimi 5 anni, da qui la scelta del titolo. Scopriamole insieme.
Dopo aver tanto scritto per altri è uscito finalmente il tuo primo disco. Come ci si sente?
Ci si sente bene perché per una giovane cantautrice, come sono io, poter pubblicare un album è un piccolo grande traguardo.
Hai scritto canzoni per Valerio Scanu, Annalisa Minetti e molti altri. Com’è scrivere per se stessi?
Lo vivo diversamente. Quando scrivo per gli altri sto molto attenta: cerco di rispettare la personalità dell’artista per cui sto lavorando e cerco di parlare delle loro storie. Quando, invece, scrivo per me vado d’intuito. In poche parole, non c’è stata la razionalità. A volte però c’è dell’istinto anche nelle canzoni che poi cedo.
Raccontaci un po’ dell’album.
La vita di un cantautore è una raccolta di brani degli ultimi miei cinque anni di cantautorato. Il filo conduttore è la mia vita da cantautrice. L’album contiene 9 canzoni, scritte da me in momenti cruciali di questo percorso. Abbiamo usato quelle canzoni che sono state fondamentali e determinanti per il mio percorso evolutivo. Artistico, ma soprattutto umano. Fondamentale è stato il contributo di Francesco Adessi, che ha collaborato con me in alcuni brani. E lo ringrazio per questo.
C’è un brano a cui sei particolarmente legata?
Sicuramente La vita di un cantautore, che dà il titolo all’album. Non rappresenta solo me, ma anche persone che mi sono vicine e che condividono quello che racconto in questa canzone. Tutt’oggi è il mio personale cavallo di battaglia e il modo per ricordarmi di non mollare mai, finché musica non mi abbandoni!
Perché com’è la vita di un cantautore?
È sinceramente com’è: non facile. È una continua lotta tra quello che succede nella vita reale di tutti i giorni e quello che si desidera. Ma nonostante gli ostacoli che si trovano lungo la strada, c’è qualcosa di più forte che ti porta a metterti ogni giorno alla chitarra a suonare.
Un’altra canzone a cui sei legata?
Sicuramente Misunderstanding perché con la testa mi fa volare a New York. È una specie di corto in musica. Parla di una coppia di giovani ragazzi che, per un’incomprensione, hanno un litigio in pieno Central Park. Mentre lui si allontana, lei chiude gli occhi, e immagina di vincere il proprio orgoglio raccontandogli tutto l’amore che non è mai riuscita a esprimergli fino a quel momento. Ogni volta che la canto, ovunque io sia, chiudo gli occhi e sono li, accanto a loro.
C’è poi un brano dedicato a Milano, città dove vivi ormai da sette anni.
Milano è un brano nato questa estate, che racchiude dentro tante cose: è un ringraziamento alla città in cui vivo da sette anni e che mi ha cresciuta, nel bene e nel male, e mi ha permesso di guardarmi dentro “guardando lei da fuori”. Ad aiutarmi in questa missione è intervenuto il cantautore Francesco Adessi che ha saputo esprimere perfettamente in parole quello che io vedevo in musica. Entrambi infatti ci siamo dovuti trasferire a Milano e abbiamo dovuto far pace con questa città caotica, frenetica, che a volte ti fa perdere il senso del tempo per quanto va veloce. Abbiamo deciso di parlare di questa città e dei suoi lati migliori, che ce la fanno amare nonostante le difficoltà. Ho cercato di descriverla il meglio possibile.
Perché la definisci una città “che veste scomoda”?
Nella canzone parlo di pomeriggi e serate trascorse in giro per la città, tra i luccichii degli aperitivi della sera e i party selvaggi della notte. Ma anche delle tante ragazze che pur di apparire, farsi notare, sono disposte a camminare su tacchi vertiginosi, che il buon senso ti direbbe di non indossare.
Per te non dev’essere stato facile trasferirti dall’Abruzzo a Milano.
Montesilvano l’ho lasciato a malincuore. Tanto che oggi vivo una fase di esaltazione positiva delle origini. Vedere il mare ogni mattina l’ho dato per scontato per tanto tempo. Ora mi manca.
(14/03/2014)