Ha aperto al pubblico la retrospettiva che Palazzo Roverella dedica a Robert Doisneau, uno dei maggiori fotografi del Novecento. Sua è la foto che immortala il bacio di una giovane coppia indifferente alla folla dei passanti nella place de l’Hôtel de Ville di Parigi. Una foto che è entrata di diritto nell’Olimpo dei baci più belli della storia della fotografia.
Doisneau, al pari di Henri Cartier-Bresson, è considerato uno dei padri fondatori della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada. Con il suo obiettivo ha catturato la vita quotidiana di uomini e donne che popolavano Parigi e la sua banlieue nei decenni del ‘900. Fissati nel click tutte le emozioni dei gesti e delle situazioni in cui erano impegnati i suoi soggetti. Un’immersione nel mondo dell’autore nato nel sobborgo di Parigi a Gentilly nel 1912.
Robert Doisneau: esposte 133 stampe ai sali d’argento
La mostra, curata da Gabriel Bauret e promossa dalla Fondazione CaRiPaRo, resterà aperta sino al 30 gennaio 2022. Esposte 133 stampe ai sali d’argento in bianco e nero di diversi formati, provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge. In questo atelier, dove si è spento nel 1994, il fotografo ha stampato e archiviato le sue immagini per oltre cinquant’anni. La sua eredità che ci lascia sono quasi 450mila negativi.
Molte delle foto in mostra sono state sviluppate direttamente dall’autore. Per la maggior parte si tratta di copie moderne, realizzate secondo le sue indicazioni da Hervé Hudry, il suo sviluppatore personale. Alcune di queste sono state fatte appositamente per la mostra. Completa il tutto la proiezione di un film (“Robert Doisneau, le révolté du merveilleux “La lente delle meraviglie”) realizzato nel 2016 da Clémentine Deroudille. Clémentine e la nipote di Robert Doisneau, che contribuisce ad approfondire la conoscenza del grande fotografo.
Robert Doisneau: trent’anni di immagini straordinarie
L’esposizione combina un criterio cronologico con un approccio tematico. Le prime sale sono dedicate alle fotografie realizzate negli anni Trenta, poi al periodo dell’Occupazione e della Liberazione di Parigi. Ispirate alla suddivisione dell’opera La Banlieue de Paris, le immagini si declinano in diverse sezioni tematiche che hanno segnato la sua opera. Ai paesaggi della Parigi del dopoguerra segue una celebrazione del mondo del lavoro. Una delle sequenze principali dell’esposizione è dedicata al teatro della strada, immortalato in molti celebri scatti; a questa sequenza fa da contraltare una serie di scene di interni, scattate nei caffè o nelle portinerie.
Accanto alla rappresentazione di una società proveniente da contesti umili, composta da figure anonime, si sviluppa per contrasto un campione di personalità del mondo dell’arte e della letteratura. L’insieme che ne risulta combina così diverse forme fotografiche: reportage, messa in scena e ritratto. L’esposizione si chiude con delle sequenze che riguardano momenti intimi della vita e riti come il matrimonio, sul modello della leggendaria mostra “The Family of Man”, alla quale Robert Doisneau aveva partecipato, a suo tempo.
Robert Doisneau: la fotografia come poesia dell’istante
Quello di Doisneau è un raccontare leggero, ironico, che strizza l’occhio con simpatia alla gente. Che si tratti di fotografie realizzate su commissione o frutto del suo libero girovagare per Parigi, traspare uno stile impregnato di una particolare forma mentis, che traspare anche nei suoi scritti e nelle didascalie delle foto; uno stile che mescola fascino e fantasia, ma anche una libertà d’espressione non lontana dal surrealismo. Se lo stile è l’uomo (come disse Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon), allo stesso modo la fotografia si identifica con alcuni dei suoi soggetti per esprimere una sorta di inquietudine o malinconia.
“Ciò che ho voluto mostrare – amava ripetere l’artista – era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere. Il fotografo – sono sempre parole di Doisneau – deve essere come carta assorbente, deve lasciarsi penetrare dal momento poetico. La sua tecnica dovrebbe essere come una funzione animale, deve agire automaticamente”.
Robert Doisneau: Fox-terrier sul Pont des Arts
L’osservatore meno attento è portato a ritenere che quelle del grande maestro francese siano istantanee di momenti “qualunque”, fresche registrazioni fotografiche di situazioni casuali. Così è, ma solo in parte. Perché dietro quelle situazioni c’è un attento lavoro, una “regia”, che rende quei momenti assolutamente speciali e perciò in grado di colpire chi li sta osservando. È il caso di “Fox-terrier sul Pont des Arts”, foto scattata a Parigi nel 1953, che rivela un vero e proprio gioco di prestigio del mago Robert Doisneau.
“Come tutte le magie – ha svelato il curatore –ci racconta due storie: una si vede, l’altra no. Quella che si vede è una storia di sguardi: inizia con un cane che guarda un fotografo mentre il suo padrone guarda un pittore, che a sua volta guarda una donna vestita ma la ritrae nuda. Finisce con un dubbio, irrisolto, su cosa stia realmente guardando il padrone del cane. Nella storia che non si vede, invece, c’è un grande fotografo, bravissimo non solo a cogliere l’attimo, come fanno i grandi fotografi, ma anche a inventarselo, come fanno i grandi artisti, pur dandoci l’illusione, come fanno i grandi prestigiatori.