È immediato il riferimento al mammifero africano non appena si entra nel centro cittadino. È un susseguirsi di antichi edifici religiosi ornati da fasce di marmo bianco e serpentino verde che si alternano orizzontalmente tra loro. Un originale leitmotiv architettonico che dà un’univoca connotazione alle chiese della città abbellendone l’intera superficie esterna o la sola facciata.
Visitare questo centro è realmente una piacevole sorpresa. Si vive sicuramente a misura d’uomo, rispetto a località più note nelle immediate vicinanze. Non c’è l’affollamento di turisti e le auto circolano a notevole distanza. Il nucleo più antico che contorna Piazza del Duomo diviene così una grande isola pedonale. Quest’estesa area è pervasa soltanto dal brusio dei passanti. Nelle ore serali, invece, dal cortese vociare degli avventori seduti intorno ai tavoli all’aperto di bar e ristoranti. In questo clima rilassato diventa gradevole aggirarsi tra le stradine che, quasi sempre, aprono su grandi memorie storiche.
La curiosa toponomastica di Pistoia
Già questo primo inizio può cogliere di sorpresa allorché capita di imboccare strade dai nomi particolari come Vicolo De’ Bacchettoni. Pur non intuendone il significato, si prosegue giungendo dinanzi ad un grande murale che occupa l’intera facciata di un palazzo. Sembra una quinta d’accesso al tranquillo angolo del Giardino di Cino, piccola area verde nel cuore della città.
Più intrigante risulta essere il probabile significato della Via Abbi Pazienza. L’esistenza di una fontana appena sotto la targa fa pensare che l’invito fosse continuamente rivolto a chi attendeva in fila per il rifornimento idrico; un’altra versione racconta invece la sua origine derivata da un evento cruento. Si racconta, infatti, che alcuni sicari organizzassero un agguato notturno a un membro della fazione avversa. Si è sempre in epoca medievale e si può immaginare l’oscurità inframmezzata da deboli bagliori di lontane fiaccole, mentre pesanti e lunghi mantelli con cappuccio ricoprono gli attori. L’assalto ebbe luogo, ma quando i congiurati si accorsero di aver ferito una persona innocente, si scusarono dicendo: abbi pazienza, abbiamo sbagliato!
Pistoia e le buchette del vino
Tra vicoli e vicoletti, inoltre, si può andare alla scoperta di architetture minori legate alla vita della città nel XVII secolo. Sono le cosiddette buchette del vino, piccole aperture ricavate a livello stradale sulle facciate di alcuni palazzi e utilizzate, appunto, per la vendita del prezioso nettare.
La stretta apertura consentiva il passaggio di un solo fiasco per volta; una soluzione che si rivelò molto utile per evitare contatti fisici al tempo della peste. Molte delle buchette un tempo esistenti sono andate perse nella ristrutturazione dei palazzi; oggi a Pistoia è possibile ritrovarne poco più di una decina alcune delle quali, pare, abbiano ripreso la loro funzione originaria.
La città d’arte
È incontestabile la monumentalità del centro storico che trova il suo apice in piazza Duomo. La piazza è dominata dall’alta torre campanaria abbellita, in cima, da tre livelli di loggette colonnate. Dalla sommità, raggiungibile percorrendo duecento scalini, si riesce ad abbracciare l’intero panorama che arriva fino alle montagne circostanti. L’intera platea è circondata dagli eleganti e monumentali palazzi storici del potere religioso (Duomo, Palazzo dei Vescovi, Battistero) e di quello temporale (Palazzi del Tribunale, del Governo e del Comune).
In stile romanico, la Cattedrale di San Zeno presenta il portale centrale sormontato da un’icona mariana racchiusa dalla volta a cassettoni in terracotta invetriata, opera di Andrea della Robbia (1505). Il fulcro dell’interesse generale di visitatori e pellegrini è rappresentato dalla Cappella di San Jacopo nella quale si custodisce il grandioso altare d’argento dedicato al Santo, alla cui creazione collaborò anche un giovane Filippo Brunelleschi. Dinanzi a questa imponente e preziosa opera è posto il reliquiario gotico di Lorenzo Ghiberti che racchiude un frammento osseo di San Jacopo portato, nel 1144, da Santiago di Compostela.
Pistoia tappa del Cammino di Santiago
La presenza di questa reliquia ha fatto sì che Pistoia divenisse una tappa per quanti percorressero il Cammino di Santiago ma anche per i pellegrini in viaggio per gli altri cammini di San Bartolomeo, della Via Romea Strata e della via Francesca della Sambuca. Insomma, da allora la città è divenuta un punto di passaggio, una tappa obbligata per ogni viandante tanto che la comunità di Compostela ha deciso di donare un segno tangibile a questa Piccola Santiago. Si tratta di un Cippo in pietra, posto all’ingresso di piazza Duomo, sul quale è riportata la conchiglia, simbolo del Cammino, e la distanza che separa la città dalla tappa finale del pellegrinaggio.
Il Battistero di San Giovanni in Corte, quasi soffocato dagli edifici che lo circondano, si presenta col tipico rivestimento bicromatico di marmi bianchi intercalati da ventidue fasce di serpentino verde; il suo interno, alquanto spoglio, è centralmente occupato dal grande fonte battesimale del 1200. Tra le numerose chiese disseminate nel tessuto urbano è da ricordare quella di San Francesco e la Chiesa di San Giovanni Fuorcivitas; in quest’ultima è conservata La Visitazione, opera in terracotta invetriata del 1445 di Luca della Robbia.
Non può mancare, inoltre, la visita dell’edificio religioso forse più importante, la Chiesa di Sant’Andrea. L’architrave in marmo del portale d’ingresso centrale, su cui è scolpita l’adorazione dei Re Magi a Betlemme, è sormontato dalla figura del Santo benedicente. All’interno è da ammirare il magnifico pulpito di Giovanni Pisano, una grande struttura esagonale sorretta da sette colonne con alla base un eccezionale telamone e figure di animali. Le scene scolpite a rilievo del parapetto illustrano, invece, momenti della vita di Gesù.
Relax gastronomico con la cucina tipica di Pistoia
È ormai tempo di raggiungere piazzetta La Sala per unirsi ai numerosi avventori che la frequentano, per avere un contatto ravvicinato con la gastronomia locale. Per le pietanze più popolari bisognerà far riferimento al carcerato; una zuppa di pane raffermo e interiora di vitello che, come chiaramente indica il nome, rappresentava il pasto dei prigionieri. La farinata con le leghe è un altro piatto povero a base di farina di mais e cavolo nero. Oltre ai famosi vini e alle produzioni di olio non vanno dimenticati i dolci realizzati, per l’abbondante presenza di boschi, con la farina di castagne necessaria a realizzare il famoso castagnaccio del quale, però, se ne è solo sentito parlare…!
Infine, la storica Confetteria Corsini apre il suo profumato negozio di fronte alla chiesa di San Francesco. Con macchine d’altri tempi, si producono i bianchi confetti, dei bonbon che nella forma richiamano il riccio della castagna, mentre quelli che si presentano bianchi ma lisci, quindi senza asperità, sono chiamati fagioli. Ormai è tempo d’andare, non prima di aver visitato il Deposito Rotabili Storici presso la locale stazione ferroviaria, dove sono esposti i vecchi locomotori ormai in disuso. Ma sarà proprio da questa stazione che si partirà per continuare il viaggio alla scoperta del vasto territorio pistoiese.
Info:
www.visitpistoia.eu – info@visitpistoia.eu