Riaprire un museo Fortuny dopo chiusure temporanee dovute alle calamità naturali, è sempre un avvenimento straordinario che infonde speranza nell’affrontare il futuro. Il Palazzo, considerato casa-museo, porta il nome del suo ultimo proprietario, Mariano Fortuny y Madrazo, abile intellettuale vissuto a cavallo tra il secolo XIX e XX. Il Comune di Venezia, la Fondazione Musei Civici di Venezia, e alcuni importanti sponsor del Veneto, hanno permesso di realizzare, in soli due anni, il restauro del palazzo danneggiato dall’Acqua Granda dell’autunno 2019.
I veneziani, da secoli, sono abituati alle inondazioni causate dai flussi della marea; e da sempre si sono prodigati a salvaguardare il proprio patrimonio artistico con ogni mezzo. Non poteva certo rimanere inagibile a lungo questo splendido palazzo rinascimentale. È stato un lungo lavoro. In poco più di due anni si è recuperato il piano terra, gravemente compromesso dalla corrosione dell’acqua. Non solo, si è anche completato l’allestimento dell’intera area espositiva dei piani nobili.
Palazzo Museo Fortuny
Con un nuovo riassetto della zona del percorso espositivo, il Museo Fortuny è diventato sede permanente delle opere e delle collezioni del celebre artista spagnolo.
Il Museo Fortuny Y Madrazo è aperto dal 9 Marzo 2022 per la visita al piano nobile dove sono esposti i lavori dell’artista, mentre da Giugno 2022 sarà aperto al pubblico l’ultimo piano, sede dell’atelier dell’artista. Il luogo dove egli lavorava assieme alla moglie, Henriette Negrin, stilista parigina, a sua volta collaboratrice e musa di ogni sua ispirazione.
Il chi è di Mariano Fortuny y Madrazo
Ma chi era Mariano Fortuny y Madrazo? Mariano Fortuny è figlio d’arte. Nacque a Granada (Spagna) nel 1871 dove visse con i genitori, entrambi provenienti da famiglie di artisti. All’età di tre anni si trasferì a Parigi assieme alla madre Cecilia de Madrazo a causa della morte del padre, valente pittore. Nella città lumière visse gran parte dell’infanzia e dell’adolescenza accostandosi alla pittura.
Nel 1889 con la madre si trasferì a Venezia, la quale acquistò Palazzo Martinengo per fissare la loro dimora assieme all’altra figlia Maria Luisa. Mariano avrà modo, a Venezia, di avere frequentazioni con gli intellettuali dell’epoca arricchendo la sua curiosità e conoscenza in vari ambiti. Nel tempo amplierà il suo background divenendo un artista a tutto tondo. Come figlio d’arte diventerà ottimo pittore ma non solo. Sarà scenografo, stilista, fotografo, incisore, designer, geniale sperimentatore di nuove tecniche specie nell’illuminazione e nella stampa su tessuto.
Palazzo Pesaro degli Orfei la nuova dimora
Per poter lavorare e produrre in tutti questi settori, Mariano aveva bisogno di spazio. Tanto spazio e soprattutto di una luce naturale che cambiava con le ore del giorno. Fu attratto da Palazzo Pesaro degli Orfei, sito in Campo San Beneto (sestiere di San Marco) per la particolare posizione e per la luce che entrava dalle polifore dei piani nobili. L’edificio, dalle fattezze gotico-rinascimentali veneziane, versava in uno stato fatiscente e si poteva notare tutta la trascuratezza e incuria. Il Palazzo ha subìto vari passaggi di proprietà e continui riassetti interni.
Mariano Fortuny non si scoraggiò e nel 1898 prese in affitto l’ultimo piano posto nel sottotetto per farne il proprio studio. Negli anni 1899, 1900, 1906, Fortuny recuperò l’intero edificio liberando gli appartamenti e provvedendo a ridarne equilibrio e proporzione. Il Palazzo diventerà la sua dimora abituale e il suo luogo di lavoro.
Lascito al Comune di Venezia
Il Palazzo verrà donato dalla moglie Henriette Negrin nel 1956 al Comune di Venezia con esplicita disposizione: «utilizzato perpetuamente come centro di cultura in rapporto con l’arte; il salone centrale al primo piano dovrà conservare le caratteristiche di ciò che fu lo studio preferito di Mariano Fortuny y Madrazo, con le opere, i mobili e gli oggetti che vi si trovano attualmente; l’immobile dovrà essere denominato Palazzo Pesaro Fortuny». Mariano Fortuny visse sempre a Venezia dove morì nel 1949 lasciando alla città lagunare tutte le sue opere e le sue numerose collezioni provenienti dal mondo magrebino e mediorientale.
L’elemento dominante in ogni suo progetto artistico è la luce. Essa illumina i suoi dipinti, le sue copie preferite dei dipinti di notissimi artisti: Tintoretto, Tiepolo, Rubens, Goya. Mariano è l’artista che sperimenta, crea, elabora progetti a volte irrealizzati come il grande modello denominato “Teatro delle Feste” che avrebbe dovuto sorgere all’Esplanade des Invalides a Parigi. L’innovazione consisteva in una grande scena e in una sala coperta da una sola enorme cupola in tela, creando l’illusione di trovarsi in un anfiteatro greco.
Museo Fortuny: l’arte delle illusioni ottiche
Un’altra delle caratteristiche dell’artista fu la capacità di creare illusioni ottiche in molte sue opere. Giocava con sorprendente abilità a stupire sia nelle realizzazioni tessili, sia in quelle parietali e nelle lampade. La sua passione per il teatro, l’opera lirica e la musica lo porteranno a produrre scenografie, ad illuminare i maggiori teatri d’Europa. Dotato di uno spirito creativo in continuo fermento, sarà in grado di cimentarsi nell’arte della stampa su tessuto e di creare gli scialli Knossos e l’abito Delphos: una veste d’ispirazione greca in seta plissé indossato dalle star dell’epoca.
Nel visitare il palazzo si avverte tutto il vissuto dell’artista. Dai soffitti pendono le sue lampade a pagoda, chiamate Scheherazade, una elegante struttura a tre livelli sospese da una rete di corde decorate con perle in vetro di Murano.
Il percorso e le tematiche di visita
Il percorso espositivo si snoda secondo tematiche quali: Giardino d’Inverno, L’Atelier, Origini Spagnole, Virtuosismo della produzione tessile, Mondo di Mariano, Sala Collezionismo. Al primo piano si apre un lungo salone dove sono esposti dipinti di nudi femminili, tele preparatorie del ciclo dedicato ai Quattro Elementi e rappresentazioni di Allegorie. Al centro della lunga sala troviamo tre grandi calchi in gesso, copie del Torso del Belvedere e dal Fregio del Partenone: la testa di un cavallo e il busto di Ilissos, dio del fiume.
Proseguendo verso le ampie finestre si accede nel Giardino d’Inverno, una vasta area di 140 mq dove l’artista ha voluto ricreare la bellezza di un giardino. Però, rimanendo fedele alle sue concezioni illusionistiche, ha inserito elementi decorativi alle pareti con l’artificio del trompe-l’oeil. Il suo giardino è animato da figure allegoriche, satiri, animali esotici, inseriti in un impianto compositivo su modello del Veronese. Non mancano le sedute costituite da morbidi cuscini e raffinati drappi.
Museo Fortuny: le collezioni di famiglia
Le importanti collezioni di cui Mariano e la sua famiglia furono grandi estimatori, si ritrovano nelle salette attigue al grande salone. Si tratta di importanti raccolte di antiquariato quali tessuti, vestimenti, arazzi, tappeti, vetri, vasellame, maioliche, vetri pregiati, armi, armature, statue, mobili e tappeti. In una delle sale sono esposte le corazze, gli scudi, gli elmi moreschi, le spade e molti oggetti collezionati dal padre.
La passione per la moda si riscontra negli studi dei bozzetti che traggono ispirazione da frammenti tessili ritrovati in Grecia. La sua maggior collaboratrice fu senz’altro la moglie Henriette con la quale giunse alla produzione di stoffe dai disegni originali ed unici. Seguendo l’ispirazione ellenistica produsse l’abito Delphos, una tunica monocroma in grado di scivolare sulla silhouette femminile fino ai piedi, con scollo e maniche regolabili da coulisse in cordoncini di seta arricchiti da perle di vetro di Murano. L’atelier Fortuny impiegava nella produzione di vesti, cappe, caftani, abaya e altri capi d’origine araba circa 100 operaie.
Gli abiti per la rappresentazione di Otello
Mirabile gli abiti per l’Otello di Giuseppe Verdi, andato in scena nel 1933 nel cortile di Palazzo Ducale. Per confezionare gli abiti di scena degli interpreti, compresi quelli delle quattrocento comparse, prese lo spunto dal telero del Miracolo della Croce di Vittore Carpaccio. In esposizione il modello originale del corredo funerario per il XIV duca di Lerna, perito durante la guerra civile spagnola e commissionato dalla vedova, composto dalla dalmatica in velluto nero stampata in oro e argento. Nella Sala Wagner si celebra il forte legame del Fortuny per la musica di Richard Wagner comprendente vari dipinti e numerose incisioni.
L’Atelier e lo studio biblioteca
Al secondo piano, accessibile da Giugno 2022, solo su prenotazione e per piccoli gruppi seguiti dalle guide, si potrà visitare il suo famoso e indiscusso atelier. Sono esposti le macchine per la stampa, la tipografia, i torchi manuale ed elettrico, le incisioni. Oltre alla sua attrezzatura per la ricerca di nuovi colori a tempera, le matrici originali per la stampa e i modelli per il taglio. In fondo alla sala spiccano il modello del teatro con i palchi in legno. Un modello che gli serviva per provare i giochi di luce e gli effetti speciali. Insomma, un antesignano degli effetti prodotti oggi al computer.
In veste di fotografo vi sono le attrezzature sperimentali con cui brevetterà una speciale carta fotografica. In un lato del grande salone si apre lo studio-biblioteca con il mobilio da lui progettato, gli schedari minuziosamente rivestiti, quaderni di appunti, pannelli d’arte calligrafica araba del Corano.
Il progetto museografico è stato curato dall’architetto, regista e scenografo Pierluigi Pizzi, con Gabriella Belli, direttrice del MUVE, Chiara Squarcina e con Massimo Gasparon per il supporto illuminotecnico.
Informazioni: //fortuny.visitmuve.it
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