“Pigghia la Fiocina” è un verso della famosa canzone Lu pisci spada di Domenico Modugno che fa riferimento proprio alla pesca del pesce spada che ha da sempre trovato ampio spazio anche nella narrativa.
Siamo a Ganzirri, in provincia di Messina, un piccolo borgo marinaro poco distante dal capoluogo. Qui incontriamo Antonella e Giusy Donato, due sorelle, uniche pescatrici dell’isola, che si dedicano alla pesca del pesce spada con le feluche di proprietà.
Antonella ci racconta la sua storia che la vede abbandonare lauree ed importanti titoli di studio per dedicarsi, insieme con la sorella, alla tradizione di famiglia legata ovviamente al mare. Oggi sono ormai conosciute come “I Mancuso”, dal cognome del nonno, donne che praticano anche attività di pesca-turismo.
Pesca sostenibile al pesce spada
È emersa così la loro volontà di conservare questo patrimonio culturale di antica origine, un’attività riconosciuta come pesca sostenibile in quanto non fa alcun ricorso all’utilizzo di radar, ecoscandagli o altra strumentazione moderna. Infatti è solo l’occhio umano a scandagliare il tratto di mare dove si spera passi l’agognata preda mentre la forza delle braccia dell’uomo sarà necessaria per il lancio dell’arpione. Unica, ma utile, concessione alla modernità è divenuta l’odierna propulsione della feluca a motore anziché a remi.
Purtroppo la presenza quasi costante dei venti che si incanalano lungo lo Stretto di Messina non ci permette di provare l’ebrezza in una agognata pesca al pesce spada; ci accontenteremo quindi di visitare il cantiere dove le feluche sono ormeggiate a secco.
Scilla e Cariddi
Da quando il dio Nettuno divise la Calabria dalla Sicilia con un colpo di tridente, lo Stretto di Messina è divenuto la più pericolosa galleria del vento al mondo. Ci ricordano, infatti, che nell’antichità la forza dei venti, e conseguentemente del mare, ha sempre causato molteplici perdite di navi e vite umane. Naturalmente la mancata conoscenza delle motivazioni indusse a credere ad interventi divini o alla presenza di inafferrabili mostri marini.
Si narra che l’incantevole ninfa Scilla rifiutò le avances di Glauco, un pescatore metà pesce e metà uomo. Costui per carpire l’interesse della bella Scilla si rivolse alla maga Circe per essere trasformato completamente in un essere umano. Ma fu la stessa Circe ad infatuarsi di Glauco che non ricambiò le attenzioni della maga. Costei per gelosia trasformò Scilla in un terribile mostro fornito di sei teste di cane destinato a controllare la costa siciliana. Dal lato opposto c’era Cariddi che, a causa di un furto, fu trasformato da Zeus in una creatura marina capace di generare mortali vortici.
Le feluche dei Mancuso
Convinti da questi racconti a non affrontare alcun mostro marino, dedichiamo la nostra attenzione alle particolari imbarcazioni che contornano l’area del cantiere. Alla cordiale Antonella si affianca per le informazioni l’ottantenne pescatore Lillo il cui viso, segnato della salsedine, dal sole e dal vento, denota una vita intera trascorsa in mare.
Come se galleggiassero nell’aria, osserviamo queste barche in tutta la loro imponenza. Sono sprovviste del lungo ponte montato a prua, la passerella, un’invenzione di un pescatore di Ganzirri che, da quel momento, rese più facile il compito del fiocinatore. Costui, infatti, diventa invisibile al pesce spada poiché si posiziona, lontano dallo scafo colorato, all’estremità della passerella lunga 35-40 metri.
Al centro dell’imbarcazione si erge la ‘ntinna, un traliccio metallico alto 30-35 metri, sormontato all’estremità dalla coffa. È una piccola piattaforma sulla quale prende posizione il timoniere che ha il duplice compito di governare la barca e, dopo l’avvistamento, inseguire la preda. Sarà lui a portare il fiocinatore a ridosso del grande pesce spada affinché possa arpionarlo e, con l’aiuto degli altri pescatori, issarlo a bordo. Da notare che questa duplice struttura metallica (l’antenna e la passerella) sono collegati allo scafo con una serie di cavi d’acciaio e tiranti che danno stabilità all’imbarcazione e sicuro il posizionamento degli uomini.
Il canto delle feluche
La giornata ventosa, le feluche issate a secco e la ‘ntinna divenuta ancora più alta ma stabilmente tenuta ferma e perpendicolare per mezzo dei cavi d’acciaio: è questo lo scenario che dal primo momento abbiamo avuto davanti agli occhi.
Ma ad un tratto ci siamo accorti che il vento voleva essere il principale attore di questo palcoscenico; così ha aumentato il suo vigore, ha mosso sempre più quei lunghi cavi d’acciaio che, come corde di un sitar, hanno cominciato a vibrare. Nell’aria si sono diffuse vibrazioni con tonalità e intensità diverse: i cavi stavano cantando!
Ma non era forse questo il canto ammaliatore delle sirene che ci racconta Omero nella sua Odissea?
Info utili:
- I Mancuso, via Lanciatore, 30 – Ganzirri (ME) – www.imancusopescaturismo.com
- https://agora.comune.messina.it/it/luoghi/messina
- https://Italiabsolutely.com
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