Personaggi e monumenti. A Ronda
Arte e cultura sono sempre state di casa, la frequentarono Rainer Maria Rilke, James Joyce, Hemingway, Orson Welles e Francesco Rosi vi girò Carmen. A fine ‘700, mentre il rondeño Pedro Romero dava vita alla moderna tauromachìa (ed è ricordato ai primi di settembre con una Feria culminante nella corrida goyesca, per le divise degli espadas disegnate dal pittore aragonese), Josè Martìn Aldehuela vi profuse il meglio della sua architettura costruendo l’ardito Puente Nuevo sulla spaccatura-tajo formata dal Guadalevìn e la barocca Plaza de Toros (monumento nazionale, in perenne disputa con l’omologa sevillana sull’anzianità di servizio).
Un pernottamento a Ronda è d’obbligo: valido il Parador e suggestivo il ‘4 stelle’ british style “Reina Victoria” (ma chi vi scende non speri che gli venga assegnata la camera 34: lasciata per decenni come Rainer Maria Rilke la abitò a lungo; ahi ahi … ultimamente ‘ristrutturata’).
Gazpacho e Perdiz, da scoprire e gustare
Specialità andaluse al ristorante ‘Pedro Romero’ (davanti alla Plaza), che oltre a non chiudere mai e a proporre un museo fotografico taurino (ovvia un’alluvione di immagini degli Ordonez, padri padroni della Ronda taurina, immortalati da Hemingway), serve il rinfrescante gazpacho andaluz, il chivo asado-capretto al forno, il guiso-stufato di toro e la prelibata perdiz-pernice al tajo (in umido con aglio e salsa). Oltre allo shopping (Ceramica Rondeña in Plaza de España e in tutte le calles intorno al Puente Nuevo) è poi suggerita una visita al Museo Taurino de la Real Maestranza (nella stessa Plaza de Toros) e chi va porti al direttore i saluti del Club Taurino di Milano (impossibile ma esistente clan di aficionados a los toros sotto la Madonnina, ne fui membro attivo e a Ronda si era di casa). Dato un occhio al museo del Bandolero (ma solo per capire come campavano i Passator Cortesi del posto) si cominci il tour dei Pueblos Blancos de Andalucia.
Lungo la descritta Carretera che da Malaga conduce ad Algeciras-Gibilterra, chi arriva a San Pedro de Alcantara e gira a destra, affrontando i tornanti dell’omonima Serranìa, finisce per giungere a Ronda. Una località davvero magica. Giusto il tempo di invadere l’Europa agli ordini di Tarik e il capo arabo Zayde Abn Kesadi Al Sabsaki conquistò Ronda e la ribattezzò Izn-Ran Onda, città dei castelli. La felice coabitazione tra musulmani e cristiani lasciò una durevole traccia anche dopo la Reconquista, nel 1485, e ancor oggi la città si rivela un angolo di Andalusia unico e cosmopolita.