Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Gavardo dove si trova il popolo dei laghi

In Valle di Sabbia, nell’entroterra del Lago di Garda, a Gavardo c’è un Museo da visitare, per capire. Il cranio di un abitante di quattromila anni fa, rinvenuto in un sito archeologico oggi patrimonio dell’umanità. Le tracce di un passato che ritornano alla vita grazie al lavoro appassionato di esperti e dilettanti

Gavardo dove si trova il popolo dei laghi

Gavardo

è un comune bresciano, sito nell’immediato o quasi entroterra del lago di Garda, nella Valle Sabbia. In questo bel paesino diviso in molte frazioni, all’interno di un bel chiostro quattrocentesco, sorge il Museo archeologico della Valle Sabbia, che ospita i reperti di un sito Unesco. Quale? Trattasi delle palafitte del Lucone di Polpenazze del Garda, entrato nel 2011 a far parte del sito transnazionale delle palafitte dell’arco alpino. L’unico nuovo sito Unesco italiano da anni, nientemeno. Questo museino, che poi non è nemmeno così tanto piccolo, è un piccolo gioiello e contiene collezioni di reperti preistorici (ma anche romani) di grandissima rilevanza internazionale: manufatti in legno, ceramica, osso. Se ci trovassimo in un altro paese ci sarebbero le code per visitarlo e sarebbe motivo di orgoglio per tutti. Invece siamo in Italia, dove l’orgoglio per il proprio straordinario e inimitabile retaggio non è considerato una virtù nazionale. Visitate questo museo, se vi capita di passare da quelle parti, perché ne vale la pena. Ancora di più da adesso fino alla fine di settembre, perché ci sarà occasione di vedere la mostra “Il popolo dei laghi”, dedicata appunto agli straordinari manufatti restituiti delle palafitte gardesane entrate nel 2011 a far parte della Lista dei siti Unesco.

Passato e futuro: saggezza bresciana

Scudo trovato nel Lucone di Polpenazze
Scudo trovato nel Lucone di Polpenazze

È esposto anche “Gabri”, il teschio trovato al Lucone appartenente a un bambino (il cui sesso si conoscerà dopo l’analisi del DNA) morto di otite circa quattro millenni fa. Si chiama così da Gabriele, il volontario del Gruppo Grotte Gavardo che l’ha trovato durante la campagna di scavo dell’estate 2012. Andate a vedere che cose incredibili realizzavano con le loro mani i nostri antichi antenati. Andate a vedere come un piccolo gruppo di archeologi, dilettanti (ma non certo improvvisati) e non, è riuscito con la forza della passione a trasformare ciò che sembrerebbe ai più un buco per terra in ciò che esso in realtà è: un Patrimonio dell’Umanità. Il senso profondo dell’iniziativa me l’ha spiegato un anziano coltivatore diretto che ho incontrato per caso al museo. “Sa perché sono qui? Perché solo se comprendiamo il nostro passato possiamo costruire il nostro futuro.” Sono saggi questi bresciani

LEGGI ANCHE  Sguardo all'insù verso volte e soffitti

Info: it.wikipedia.org/wiki/Museo; www.facebook.com/pages

A cento metri dalla riva è la rubrica per chi vuole vedere la realtà con occhi nuovi. Tutto c’è a cento metri dalla riva, dove i più, compresi i buoni nuotatori, non si spingono. Chi vive a cento metri dalla riva apprezza il fascino delle piccole cose particolari. Ogni settimana proveremo a proporvi qualcosa da vedere.

Condividi sui social: