Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Il mal d’Africa di Roberto Ciotti

Continuare a credere nel potere della musica e della fantasia. La crisi economica e politica italiana hanno portato il cantautore romano a scrivere l’album “Equilibrio precario”. Il genere musicale di Roberto Ciotti, autorevole espressione del blues mediterraneo, è apprezzato nei paesi del Nord Europa

Il mal d'Africa di Roberto Ciotti

I recenti risultati elettorali hanno reso l’equilibrio di Roberto Ciotti ancora più precario. Non è, infatti, un caso che l’ultimo disco, il quindicesimo, del bluesman romano, s’intitoli proprio Equilibrio Precario. “In equilibrio precario è come io mi sento oggi – racconta il chitarrista e cantautore Roberto Ciotti da noi intervistato subito dopo le elezioni politiche e l’uscita del suo nuovo album – sembra che tutto vada per il verso sbagliato, qualcuno ci tiene in pugno ed il progresso porta paradossalmente ad un regresso dei rapporti umani, oltre che culturale ed economico. Non sono solo le certezze quotidiane che mancano ma quelle di fondo le convinzioni, gli ideali. Chi ha spento la luce? Io non smetto di credere al potere della fantasia e della musica”.

Di questi tempi fare musica in Italia non è facile. “Posso dire che è stata la crisi italiana a portarmi a scrivere quest’album. Mi annullavano i concerti uno dopo l’altro e ho dirottato le mie energie sul mercato estero. Le canzoni Bad english e Moscow girl, ad esempio, sono nate a Mosca nel 2011, durante una mia esibizione all’auditorium. Parlavo in inglese coi russi e questo mi risultava comico, quindi ho cominciato a scherzarci su e la notte, in hotel, ho scritto il pezzo Bad english”.

Viste le premesse, per ascoltare dal vivo Roberto Ciotto, oggi ritenuto il rappresentante più autorevole del blues mediterraneo, bisognerà con molta probabilità prendere l’aereo e volare magari in Africa (ancora in forse un tour italiano che accompagni il lancio del disco).

Il mal d'Africa di Roberto Ciotti

Vista l’aria che tira in Italia hai scelto Bratislava come prima tappa del tour per promuovere il tuo nuovo disco. Che accoglienza hai ricevuto?

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Ho riempito il teatro. In Slovacchia le persone sono molto attente alla musica e il mio genere piace e ha molto successo. Bratislava poi è molto bella. In generale nei paesi del Nord Europa si respira un’atmosfera quasi d’altri tempi. Vanno di moda i caffè concerti e si fa musica nei teatri.

 

In Italia non ricevi la stessa accoglienza?

Il mio genere piace anche da noi, anche se la mia musica non è di massa. Ci sono stati anni in cui ho venduto anche 30-40mila copie di dischi. A farmi conoscere al grande pubblico ha sicuramente contribuito la mia collaborazione con Gabriele Salvatores per cui ho scritto la colonna sonora di “Marrakech Express”.

 

A fine maggio 2012 hai suonato al Festival Jazz di Saint-Louis, in Senegal. Com’è andata?

Questo è un festival dove ogni artista rappresenta il suo paese. E io ho avuto un’accoglienza migliore di quella che io stesso pensavo mi avrebbero riservato. La mia musica ha una matrice di blues e loro sono orgogliosi di esserne i padri. Da quest’esperienza è nato anche un brano che sarà in un altro cd. Musicalmente poi questo Paese mi piace molto perché ha uno stile puro, quasi vergine. Non escludo di tornarci presto.

 

Sembra proprio che l’Africa ti sia rimasta nel cuore?

Nei periodi di crisi bisogna guardare alle origini. L’Africa poi è meravigliosa e Dakar è una città stupenda, sul mare dove si suona dalle otto di sera alle cinque del mattino.

Il mal d'Africa di Roberto Ciotti

Per ascoltare la tua musica dovremmo quindi prendere l’aereo?

Non lo escludo. A Dakar ho suonato con i migliori artisti senegalesi con i quali ho tessuto ottime basi per una collaborazione futura. Spero comunque di fare un tour in Italia per far conoscere il mio cd.

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A quale tipo di viaggiatore consiglieresti il tuo album?

Il mio cd è da sentire mentre si viaggia in macchina. Il blues per natura è una musica da viaggio, che fa compagnia, che rilassa. Il blues ha questa caratteristica, ti accompagna, ti fa star bene, ti rilassa. Non a caso la mia musica ha fatto da colonna sonora al film “Marrakech Express” che racconta proprio di un viaggio.

 

Negli anni è cambiato il tuo modo di fare musica?

In questo cd ho scelto di cantare tre canzoni in italiano (nel precedente solo una) anche se non è la lingua adatta a questo tipo di musica. L’ho fatto perché volevo farmi capire e credo che il risultato sia buono.


Equilibrio Precario è il tuo quindicesimo disco. Che cos’ha di diverso dagli altri?

Rispetto all’ultimo album con sonorità vintage e suoni acustici d’epoca, questo ha suoni più moderni: l’ho fatto perché avevo voglia di sperimentare un po’. Ma se la forma è un po’ diversa non cambia la sostanza. La musica è sempre la stessa.


Ascoltare dal vivo Jimi Hendrix nel 1968 al Teatro Brancaccio a Roma ti ha cambiato la vita. Se non avessi iniziato a suonare la chitarra cos’avresti fatto?

Forse avrei fatto il calciatore. Sono sempre stato alla ricerca di emozioni e giocare a calcio me ne dava tante. A 15 anni ho iniziato a suonare la chitarra e non ho mai più smesso. Dopo aver lavorato alla colonna sonora di Marrakech ho acquisito uno stile tutto mio che ha funzionato: mi permette di suonare ovunque.

(22/03/2013)

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