Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Sicilia e Liguria, così lontane così vicine

Due manifestazioni religiose e popolari, in Sicilia e Liguria. Entrambe affidate alle robuste braccia di giovani uomini, entrambe evocatrici di fede e speranza in giorni migliori con processioni che si perdono nella notte del tempo. Non è floclore, ma pura religiosità

Il busto di Sant'Agata del 1376
Il busto di Sant’Agata del 1376

Settimana scorsa a Catania un’amica che si professa agnostica mi ha raccontato con le lacrime agli occhi l’emozione che prova ogni anno il 5 febbraio, giorno della festa di Sant’Agata. La statua mezzobusto della santa, che subì il martirio nell’anno 251, proprio il 5 febbraio, esce dalla cattedrale portata in spalla da un gruppo di braccia muscolose e pie.

Su e giù per le vie di Catania

La statua della Santa portata a spalla
La statua della Santa portata a spalla

Fuori l’attende l’intera città in festa. Agata viene portata a spasso tutto il giorno per le vie, perché tutti i catanesi la vogliono salutare, tutti la vogliono in qualche modo vicina, anche quelli che non possono uscire di casa.

Verso sera l’ultimo sforzo: i portatori della santa la portano di corsa in cima a una via in netta pendenza, seguiti da una folla di fedeli. Alcuni ci hanno rimesso la vita, perché se cadi durante questa pazza salita rischi di finire schiacciato. Per questo sul percorso ci sono i raccoglitori che aiutano chi inciampa a spostarsi di lato per tempo. Il fervore religioso ha le sue stranezze, si sa. Infine arriva l’ultima corsa, quella in discesa verso la cattedrale, per portare Agata a casa. Il bello in questo caso è centrare il portale d’ingresso, perché in alternativa c’è il muro. I festeggiamenti non finiscono qui, durano ancora per giorni. Se una persona che non ha particolare propensione per la religione racconta con tale profonda compartecipazione una processione, allora vale la pena di andarci (tra l’altro la processione viene ripetuta il 17 agosto).

E a Loano, il saluto devoto al mare

A Loano fatica e sudore come a Catania
A Loano fatica e sudore come a Catania

Guardacaso ieri ero a Loano nel giorno della processione dei crocefissi organizzata dalla Confraternita delle cappe turchine, nome che più evocativo non si può. Il 2 luglio, Festa della Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta, un gruppo di fedeli forzuti prende in spalla il gruppo scultoreo della Vergine con la cugina e va a spasso sul lungomare, seguito da un gruppo di giganteschi crocefissi portati in spalla. Poi la Madonna si ferma alla Casetta dei lavoratori del mare, si volge verso l’orizzonte e viene sollevata e abbassata tre volte il più in alto possibile al grido di “issa e lassa”. È il saluto al mare. Più avanti si ferma una seconda volta, fa altri tre inchini e si ferma a guardare i pesanti crocefissi che uno alla volta si inchinano davanti a lei. È coinvolgente, per non dire commovente, vedere questi uomini, giovanissimi, giovani e non più giovani, che si spaccano la schiena per sollevare le immagini di donne universalmente ritenute coraggiose e controtendenza come solo i santi possono essere. Queste ricorrenze, che da secoli si svolgono simili ai quasi due opposti capi del nostro mare, sembrano folclore ma non lo sono affatto. Sono la manifestazione di una devozione ereditaria, di qualcosa di raro e profondo, che si percepisce chiaramente.

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Quando vivi in una città sul mare e per mangiare devi prendere il largo, hai bisogno di una grande donna con poteri straordinari che vegli su di te. Ogni volta che torni la ami di più e faresti di tutto per lei. Questo è il punto. (10/07/2012)

A cento metri dalla riva è la rubrica per chi vuole vedere la realtà con occhi nuovi. Tutto c’è a cento metri dalla riva, dove i più, compresi i buoni nuotatori, non si spingono. Chi vive a cento metri dalla riva apprezza il fascino delle piccole cose particolari. Ogni settimana proveremo a proporvi qualcosa da vedere

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