Lunedì 25 Novembre 2024 - Anno XXII

Giorno della Memoria. Dolore senza fine

Giornata-della-Memoria

Il 27 gennaio del 1945 vennero abbattuti i cancelli di Auschwitz, conservando per i posteri l’ironica insegna in metallo “Arbeit Macht Frei” (il lavoro rende liberi) coniata dal suo comandante Rudolf Höss. Oggi quella data testimonia la speranza e la volontà di tutti che una simile vergogna non accada più

memoria Una scolaresca in visita ad Auschwitz (Foto: shawlandsacademy.glasgow.sch.uk)
Una scolaresca in visita ad Auschwitz (Foto:shawlandsacademy.glasgow.sch.uk)

Il giorno della memoria.

L’11 settembre del 2001 mi trovavo a Mdina, l’antica capitale maltese, in visita allo splendido Palazzo Falzon, eretto nel 1495 e detto anche Casa Normanna per via delle finestre del piano nobile in stile siculo-normanno. Uscendone, appagato per aver goduto del “bello” che questo storico palazzo, edificato dopo soli tre anni dalla scoperta dell’America, mi aveva donato, sono stato attratto da un negozietto (radio, televisioni, materiale elettrico) dove un gruppetto di persone guardava, ipnotizzato e in perfetto silenzio, le immagini che scorrevano su alcuni televisori accesi.

Una delle due Torri Gemelle di New York era avvolta da un fumo denso che si gonfiava sempre più verso il cielo. In diretta ho assistito al secondo aereo che si infilava nella seconda torre, bucandola da parte a parte. Dopo un periodo di tempo che mi è sembrato eterno, reso angoscioso dalla visione di un corpo in caduta libera da una delle torri e dal turbinio di metalli, carte, polveri e fumo tutt’attorno ai grattacieli, ecco il crollo dei due edifici, incredibile epilogo di un giorno di “confine” per le menti, i cuori e le anime di ognuno di noi.

Quel senso indescrivibile di orrore, nausea, impotenza, è stata la mia personale Shoah, voce biblica che sta per “disastro, catastrofe, desolazione”. Ero un bambino quando dal 1941 al 1945 vennero sterminate sei milioni di persone, in massima parte ebrei. Mai avrei immaginato di dover collegare questo tragico avvenimento, che con gli anni avrebbe acquisito sempre maggiore consapevolezza, con un fatto di cronaca sconvolgente come quello delle Torri Gemelle.

Una “Memoria” che è un “Memento” universale

memoria L'orrore dei campi di sterminio
L’orrore dei campi di sterminio

La data del 27 gennaio scelta quale Giorno della Memoria si riferisce all’anno 1945, quando le truppe dell’Armata Rossa, sulla strada verso Berlino, arrivano nel piccolo centro polacco di Oswiecim (Auschwitz in tedesco) e scoprono il famigerato campo di concentramento. I pochi sopravvissuti liberati dai sovietici riveleranno al mondo l’orribile genocidio perpetrato dai nazisti.

È una ricorrenza che in Italia è stata istituita con la legge n° 211 del 20 luglio del 2000, aderendo alla proposta internazionale di commemorare le vittime dell’Olocausto e quelle di coloro che sono morti nel nobile tentativo di proteggerle. È un giorno dedicato alla riflessione personale e collettiva, alla preghiera per chiunque professi una fede religiosa, ai riti ufficiali di grandi e piccole comunità, in qualunque luogo della terra esse vivano. Molte sono le nazioni che hanno aderito al Giorno della Memoria, Germania compresa. La stessa ONU, per mezzo della risoluzione 60/7 del 1° novembre del 2005, l’ha fatta propria.

A Milano, un binario di sola andata

memoria Milano, il binario 21 (Foto di Gianemilio Stern)
Milano, il binario 21 (Foto di Gianemilio Stern)

Quasi tutti i milanesi conoscono il “Binario 21”. Si trova alla Stazione Centrale ed è destinato a divenire un museo a ricordo del tristissimo periodo bellico. Da qui partivano i convogli di carri ferroviari adibiti al trasporto del bestiame, che i nazisti utilizzavano per stiparvi gli ebrei da deportare in Germania, nei campi di concentramento e di sterminio rimasti purtroppo famosi nella geografia del dolore: la già citata Auschwitz, quindi Buchenwald, Mauthausen, Dachau, Bergen-Belsen, Terezin ed altri ancora.

Molti erano in paesi oggi indipendenti, ma allora inglobati nella Grande Germania del Terzo Reich. Anche l’Italia ha avuto il suo luogo di internamento: la Risiera di San Sabba, alle porte di Trieste. Non è un male che Milano abbia pensato di onorare con un museo permanente questo spaccato di storia che ha sconvolto il mondo; organizzando, tra l’altro, numerosi viaggi per i giovani delle scuole, verso i luoghi più sopra ricordati.

Ciascuno di essi, crescendo, conserverà in maniera indelebile questo pellegrinaggio del dolore e della verità. In tempi nei quali, ogni tanto, qualcuno mette in dubbio che la Shoah sia veramente esistita o imbratta i muri dei palazzi con degradanti invettive su chi ha pagato in maniera tanto crudele la colpa d’essere al mondo, un semplice binario potrà invogliare il pensiero di molti a percorrerlo, con la consapevolezza di intraprendere un tragitto mentale benefico, purificatore.

La memoria per un mondo di “Giusti”

A Padova, il Giardino dei Giusti del Mondo
A Padova, il Giardino dei Giusti del Mondo

La tradizione ebraica definisce “Gentile Giusto” chi non è ebreo ma vive nel rispetto di Dio. E forse solo Dio sa quanti Giusti si siano adoperati, in epoca nazista e fascista, per aiutare i numerosi individui che dappertutto venivano obbligati a srotolare, giorno dopo giorno, un’esistenza difficile e umiliante. Veniva loro impedito di lavorare, dovevano raggrupparsi in ghetti appositamente creati e controllati nelle grandi città, per essere alla fine deportati nei vari campi a patire la fame, il freddo o per venire definitivamente eliminati. Forse, la cosiddetta “soluzione finale” sarà sembrata, per molti di loro, una liberazione per l’anima, ancor prima che per il corpo, costretta ad assistere al proprio degrado.

Nel 1962 la Suprema Corte israeliana ha deciso di conferire il titolo onorifico di “Giusto tra le Nazioni” alle persone, sparse nel mondo, che a vario titolo hanno compiuto atti d’eroismo o di sacrificio per aiutare gli ebrei a sopravvivere. Una commissione speciale ha cercato e cerca tuttora, malgrado gli anni trascorsi rendano sempre più difficile trovare superstiti, testimonianze e documentazioni che certifichino i rischi e le azioni coraggiose che i Giusti hanno affrontato.

Una speciale medaglia col nome del Giusto e un certificato d’onore sono i riconoscimenti ufficiali, ai quali si aggiunge il privilegio di vedere il proprio nome inciso sul Muro d’Onore del Monte delle Rimembranze di Gerusalemme. A tutt’oggi, sono oltre 23.000 i Giusti tra le nazioni riconosciuti; oltre 6000 in Polonia, 5000 nei Paesi Bassi, 3000 in Francia e via via tutti gli altri paesi. L’Italia ha avuto 484 riconoscimenti.

I primi anni difficili del nuovo Millennio
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Oggi le preoccupazioni arrivano da scenari diversi e da differenti interpreti, lo sappiamo. Oggi è l’epoca degli attentati e delle stragi che hanno avuto inizio proprio a New York, nel cuore di Manhattan e a Washington, a due passi dalla Casa Bianca. La gente non dimentica, si dice. Ma non sono convinto sia proprio così. Episodi di terrorismo, a cadenze più o meno regolari, sono avvenuti a Londra, Madrid, Casablanca; e poi ancora a Tunisi, Cairo, Istanbul, Arabia Saudita, Sana’a nello Yemen, Bombay, Nairobi, Dar-es-Salam, Pakistan e persino nella lontana isola di Bali.

Per non parlare di Baghdad e dell’Afghanista. Qui approdiamo nella cronaca giornaliera. Quanti di coloro, così distratti dai problemi o dai piaceri della vita, ha tenuto il conto di questa escalation di violenza?
Un occhio alle immagini in tivù, qualche veloce considerazione pietosa per le vittime e la vita continua.

Naturalmente, come già è successo per lo sterminio degli Ebrei (e con loro, non dimentichiamolo, tedeschi dissidenti, zingari, Testimoni di Geova, omosessuali, portatori di handicap, religiosi ecc.), c’è chi vede in ciò sicuri segnali di un futuro mondo migliore. Per noi, ma anche per loro, è più che mai opportuno ricordare, anno dopo anno, il significato pacificatore del 27 gennaio.

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