Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Uscita dall’Oltretomba

Sansepolcro è un sostantivo evocativo, ricorda una sacra sepoltura. È così il nome ed è così l’affresco. Si tratta della Resurrezione, capolavoro di Piero della Francesca, in cui il protagonista è ritratto in un momento davvero molto particolare…

Piero della Francesca, Resurrezione, 1450-1463 circa. Museo Civico di Sansepolcro
Piero della Francesca, Resurrezione, 1450-1463 circa. Museo Civico di Sansepolcro

… È l’attimo che sta tra la morte e la vita, istante che, in questa esatta sequenza, a tutti da sempre è stato negato di sperimentare eccetto che a lui e a pochissimi altri. Colpisce molto questo Gesù che, dopo quello che ha passato solo tre giorni prima, con inaudita energia pianta letteralmente il piede fuori dal sepolcro. È sicuramente magro e ha la faccia stravolta di uno che è tornato da un lungo viaggio, ma tiene il piede sinistro ben saldo sul sacello, mentre nella mano destra ha una bandiera la cui asta sembra il bastone su cui si appoggia per fare il grande salto dalla muta tomba al mondo. Le stigmate sono ben rosse e la ferita sul costato sanguina, come capita ai vivi quando si fanno male.

Piero della Francesca: spirito eterno

Dettaglio dell'affresco con il soldato dal volto di Piero
Dettaglio dell’affresco con il soldato dal volto di Piero

Ai suoi piedi stanno quattro soldati messi lì di guardia dai romani per impedire agli Apostoli di trafugare in modo fraudolento la salma, andando poi in giro a raccontare che il Messia è risorto. Dormono un opportuno sonno mandato dal cielo, a difesa di un sacro mistero da non svelare.

Il secondo soldato addormentato a partire da sinistra ha la faccia di Piero. Dipingere il proprio volto era a quei tempi un modo per firmare l’opera. Ma quell’autoritratto sembra qualcosa di più. È bello pensare che sia una specie di testamento spirituale del nostro genio, il quale in sostanza ci sta dicendo che sì, lui morirà, ma continuerà a guardarci, pur con gli occhi chiusi, dal quel muro di Sansepolcro. Come si evince dal tema stesso dell’affresco, solo agli immortali è dato di riaprire gli occhi dopo un’esecuzione capitale, ma il talento, per quanto ognuno di noi sia destinato un giorno a diventare cieco per sempre, ha il potere di mettere gli esseri umani al fianco degli immortali, o almeno ai loro piedi.

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Ed è anche una delle pochissime cose, se non l’unica, in grado di trattenerci qui in qualche modo. (30/12/10)

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