Una donna giovane, volitiva, impulsiva. Intelligente, forse molto di più di quanto la società del suo tempo potesse ammettere. Giovanna, regina di Castiglia, figlia di Ferdinando II e di Isabella I, aveva molte doti e sapeva come usarle: autorevolezza, fascino, passione. Insofferente verso la rigidezza dei costumi regali e decisamente ostile all’Inquisizione e ai suoi metodi, fu protagonista della vita sociale e politica a cavallo tra il quindicesimo e sedicesimo secolo, amata dal popolo e ammirata dalle corti europee dell’epoca. Ma la ragion di Stato fu per lei un nemico implacabile: suo padre, suo marito e perfino suo figlio Carlo, l’imperatore, usarono ogni mezzo per esautorarla e strapparle la sovranità dei regni a cui aveva diritto. Fu definita eretica e pazza, fu sequestrata, costretta fino alla morte a una dura prigionia per ordine dei suoi parenti più stretti; una condizione che affrontò con una fermezza e una dignità senza pari, fino all’ultimo.
«Tra i più appassionanti enigmi che la Storia propone c’è quello di Giovanna la Pazza, regina di Spagna e delle Americhe, del Napoletano, delle Baleari, della Sicilia, delle Canarie e molto altro ancora, figlia dei re cattolici, madre di sei re due dei quali imperatori, Carlo V e Ferdinando I. Eppure alcuni testi storici non la nominano neppure; fortunatamente gli archivi di Simancas e la corrispondenza segreta di Carlo V fanno luce su molti episodi. Era davvero pazza? Era un’eretica? Perché venne rinchiusa, sepolta viva? Perché le fu tolto il trono, il potere più esteso del mondo?»
Gaia Servadio ricostruisce come in un moderno reportage le vicende personali e politiche in cui maturò e si svolse il dramma di Giovanna, svelando il mistero della cosiddetta ‘pazzia’ – un’etichetta di comodo, frutto di un’accurata propaganda, volta a colpire una donna scomoda, fuori dalle regole.