Venerdì 29 Marzo 2024 - Anno XXII

Abbasso la “Gastronomia”! Viva la “Cucina”!

Siamo stufi di questa artificiosa e consumata parola: Eno-Gastronomia. Riappropriamoci dell’arte del mangiare bene. Con tutto il rispetto per la cucina molecalare e le mousse in bicchiere, ma volete mettere una bella pasta e fagioli?

Cappellacci alla zucca
Cappellacci alla zucca

Basta, non ne posso più della parola Gastronomia! Un termine che (almeno nel mondo dei viaggi & turismo) più usato, consunto, adoperato, inflazionato, sfruttato di così, non si può. Devi promuovere, vendere, lanciare, commercializzare un prodotto turistico, tipo un Parco per animali della terza età piuttosto che un Course di Golf per giocatori mancini; un Centro Moda per indossatori di pantofole piuttosto che un Imbarcadero per sandolini? No problem; presenti, descrivi il tutto con tanti bei blablaba, dopodiché, a mò di ciliegina, per far colpo e attirare la sperata clientela, nel messaggio sbatti dentro la magica parola Gastronomia. Non senza, però, far precedere il tutto (fa molto più chic) dal ‘prefisso’ Eno (dal greco antico, vino) e vai facile con la Eno-gastronomia.

La “sidra-gastronomia” delle Asturie

La Fabada Asturiana
La Fabada Asturiana

Breve, stupidino inciso: trovatomi tempo fa nelle Asturie, laddove bevono soprattutto Sidra (di vino se ne produce e consuma assai poco) scherzavo con i miei amici del Principato suggerendo di sostituire la solita menata della Eno-gastronomia con il più bizzarro e stravagante (non meno che curioso) neologismo Sidra-gastronomia.

Ed è stato appunto nelle Asturie che è esplosa questa mia ribellione, questo “basta” al più gettonato vocabolo, luogo comune tra i tanti (cito i panorami ‘mozzafiato’, le spiagge ‘prese d’assalto’) che popolano dèpliants e brochures nel ‘mundillo’ dei viaggi & turismo. Dicevo Asturie perché, come in tanti altri posti di Spagna (e d’Italia, stante l’identità tra i due Paesi) da quelle parti coltivano, raccolgono, pescano eppoi preparano, cuociono, ammanniscono prodotti della terra e del mare, secondo tradizione. Modi di far da mangiare tradizionali, creati e tramandati nelle case e siccome nessuno ha mai letto un’insegna di un ristorante segnalante “Gastronomia Casereccia” ecco che è meglio parlare di Cucina.

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Cucina e Gastronomia. Differenze sensibili

Casonséi, piatto tipico della Bergamasca
Casonséi, piatto tipico della Bergamasca

E tra i due sostantivi esiste una bella differenza. Perché a mio modesto parere per gastronomia va intesa l’elaborazione (vabbè, un perfido scriba potrebbe anche usare il termine ‘manipolazione’) la lavorazione, l’accurata preparazione di un mangiare (e pensa un po’ tu che adesso si parla financo, robb de matt, di “rivisitazione” di un piatto, una bella vezzosa parolona che vuol dir tutto e niente e serve solo al cronista per ‘èpater’ il lettore ‘bourgeois’ e allo Chef, pardòn, al Maestro gastronomo, a sparare sul conto qualche decina di euro in più). Mentre per Cucina si parla del ‘mangiare di una volta’, gusti, sapori ‘di quel posto’, altrove non godibili. Quindi la Cucina, ‘quella Cucina’, tipica, la puoi trovare solo in un certo posto, terra, regione.

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