Lunedì 29 Aprile 2024 - Anno XXII

Frenologia della vanitas. Storia del teschio nelle arti visive

Frenologia della vanitas. Storia del teschio nelle arti visive di Alberto Zanchetta, Johan & Levi editore, pagine 416 con 151 immagini, Euro 33,00. ” width=”186″ height=”270″>Frenologia della vanitas. Storia del teschio nelle arti visive di Alberto Zanchetta, Johan & Levi editore, pagine 416 con 151 immagini, Euro 33,00. “Essere o non essere, (ma non solo) questo è il dilemma”. L’uomo nel tempo ha cercato in tutti i modi di esorcizzare la paura della morte rappresentandone i simboli con risultati in più casi rimarchevoli. Se dopo il trapasso di noi rimane soltanto quel mucchietto di miseri resti, tanto vale utilizzarli almeno … Leggi tutto

Frenologia della vanitas. Storia del teschio nelle arti visiveFrenologia della vanitas. Storia del teschio nelle arti visive
di Alberto Zanchetta, Johan & Levi editore, pagine 416 con 151 immagini, Euro 33,00.
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Frenologia della vanitas. Storia del teschio nelle arti visive
di Alberto Zanchetta, Johan & Levi editore, pagine 416 con 151 immagini, Euro 33,00.

“Essere o non essere, (ma non solo) questo è il dilemma”. L’uomo nel tempo ha cercato in tutti i modi di esorcizzare la paura della morte rappresentandone i simboli con risultati in più casi rimarchevoli. Se dopo il trapasso di noi rimane soltanto quel mucchietto di miseri resti, tanto vale utilizzarli almeno come appiglio – per i vivi e senza consolazione per i trapassati – per approdare al tentativo di concepire ciò che, semplicemente ma irrimediabilmente, è più grande di noi. Frenologia della vanitas analizza come l’effige del teschio, simbolo massimo della caducità di tutte le cose terrene e del tempo che corrompe la bellezza, abbia modificato la propria simbologia sociale nell’avvicendarsi dei secoli, passando da puro simbolo funebre ad apologia della miseria umana, fino a diventare un’immagine assai abusata dagli artisti della vita moderna. Quello che era stato un oggetto terrifico atto a richiamare l’idea della morte (Memento mori), ora non è più in grado di incutere paura e sconta la pena di una sovraesposizione che rischia di anestetizzarlo e banalizzarlo.

Il saggio ripercorre la storia del teschio nell’arte dell’Occidente e dell’Oriente, dalla preistoria attraverso il Medioevo e dal Seicento fino ai primi anni del Terzo Millennio, con specifici approfondimenti sulla grande proliferazione del macabro nella cultura europea, su come lo spazio della vita e il tempo della morte convivano in città come Napoli e Palermo e sulla diversa concezione della morte in Messico e in Cina.

Affrontando l’ampia casistica dei generi connessi alla Vanitas, la ricognizione prende in esame la pittura, la scultura, la fotografia, il video, così come i graffiti, i fumetti, le radiografie e gli enigmatici teschi di cristallo, con incursioni nella letteratura e nella sociologia.

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Nel tentativo di verificare le metamorfosi di senso e di forma subite dal teschio nel corso di un millennio, sono stati presi in esame più di cento e sono state analizzate altrettante opere, di particolare interesse nell’ambito dell’arte moderna e contemporanea.

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