Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Lione, trionfo dell’urbanistica

La seconda città della Francia, dopo Parigi, racchiude un concentrato di opere progettate dai più grandi architetti degli ultimi due secoli: Garnier, Soufflot, Chenavard, Pollet, fino a Buren, Drevet a Piano e Calatrava. E alle grandi firme dell’architettura affianca anche il primato di cuochi pluristellati

La Halle Tony Garnier, da ex mattatoio a spazio espositivo dalle linee indedite
La Halle Tony Garnier, da ex mattatoio a spazio espositivo dalle linee indedite

Immaginate i più grandi architetti degli ultimi due secoli seduti allo stesso tavolo per progettare un palazzo, un quartiere, una fontana, un teatro. Nonostante le differenze stilistiche (e temporali) noterete immediatamente che le loro opere hanno tutte un comune denominatore. Infatti sono opere pensate per Lione, la seconda città francese dopo Parigi, punto di riferimento in fatto di astronomia, cinema, e adesso anche architettura. Ma procediamo con ordine. Il primo, grande progettista a sedersi al tavolo immaginario di questa “petite” capitale di un milione e duecentomila abitanti bagnata da due fiumi, il Rhône e la Saône, circondata da colline e con un centro storico dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, è stato Tony Garnier.

Un urbanista straordinario, che dopo aver frequentato la Scuola delle Belle Arti di Lione, nel 1889 va a studiare a Parigi, poi si trasferisce negli Stati Uniti e con le sue teorie sulla città industriale, rivoluziona il concetto moderno di urbanizzazione. Tornato nella sua città natale realizza diverse opere, tra le quali la Halle Tony Garnier, l’ex mattatoio, oggi trasformato in sede di mostre e spettacoli.

Geni dell’architettura all’opera

L'Opéra nazionale restaurata da Jean Nouvel
L’Opéra nazionale restaurata da Jean Nouvel

Mentre Garnier disegnava la nuova Lione, altri tre architetti, Soufflot, Chenavard e Pollet, avevano già progettato e rielaborato l’edificio-simbolo della città: l’Opéra nazionale. Un secolo dopo, esattamente nel 1980, Jean Nouvel viene incaricato di seguirne il restauro. Il progettista francese più famoso nel mondo ci pensa su, poi decide: lascerà intatti i muri esterni e trasformerà solo il cuore del teatro e la copertura. Il risultato è un guscio neoclassico sul quale brilla una cupola in vetro pulsante di luce rossa, come un grande cuore. Poco distante, anche place des Terraux è stata sottoposta a un lifting stilistico (ad opera di Daniel Buren e Christien Drevet): adesso ha sessantanove geyser che spruzzano acqua con colori differenti a seconda dell’ora del giorno o della notte. Un po’ più in periferia, Renzo Piano ha invece realizzato la Cité internationale – una città nella città – con il Palazzo dei congressi, il Museo d’arte contemporanea, un cinema multisala, hotel, caffè e ristoranti.

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Mentre un altro genio della progettazione, lo spagnolo Santiago Calatrava, è l’autore della stazione TGV di St. Exupéry: un “uccello” di vetro, metallo e cemento, che collega l’aeroporto alla città.

Grandi cuochi pluristellati. A Lione

L'inventore della Nouvelle cuisine, Paul Bocuse
L’inventore della Nouvelle cuisine, Paul Bocuse

Lione “petite” capitale dell’architettura, dunque. Ma la sua vocazione alla grandeur non finisce qui. Negli anni Settanta Paul Bocuse, chef di fama internazionale e lionese doc, ha inventato una moda gastronomica che ha conquistato il mondo: la Nouvelle cuisine. E nelle sale dipinte di rosa del ristorante del suo pupillo, Pierre Orsi, pranzano regolarmente statisti come Clinton, Chirac, l’ex cancelliere tedesco Kohl e l’imperatore del Giappone.

Pierre aveva sedici anni quando è diventato allievo di Bocuse. Oggi ha i capelli bianchi e numerose ricette al suo attivo, dai ravioli di foie gras al carré di agnello ai fiori di timo. Mentre Bocuse, vulcanico fino all’inverosimile, ha aperto quattro brasserie di charme a pochi chilometri di distanza l’una dall’altra: le Nord, per una cucina tradizionale tutta arrosti e legumi; le Sud, con ricette dei Paesi mediterranei e del Nord Africa; l’Est, per gli amanti dell’etnico; e infine l’Ouest, ispirato alla cucina esotica delle Antille Francesi. Mica male per una città che ha trasformato la sua vocazione per l’haute-cuisine in una pioggia di stelle Michelin e che ai piatti della tradizione accompagna – preferibilmente – le migliori etichette di Beaujolais, il celebre vino del territorio.

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