Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

La notte che riunì la Germania

Venti anni passano in un soffio. Almeno a Berlino. Il 9 novembre del 1989 assistevamo increduli e un po’ spaventati alla fine di un mondo che, allora, ritenevamo immutabile

Priorità assoluta: ricostruzione

Una tipica casa del periodo della DDR. Siamo in fondo alla Friedrichstrasse
Una tipica casa del periodo della DDR. Siamo in fondo alla Friedrichstrasse

Nel 1945, alla fine della II Guerra Mondiale, Berlino era un cumulo di macerie. Al posto di attendere l’epilogo naturale dell’agonizzante III Reich, Stalin, nella sua smania vendicatrice ordinò l’assalto finale con combattimenti casa per casa che costarono oltre 100.000 morti russi e la distruzione della città. Il dopoguerra non è stato certo facile per Berlino, occupata, smembrata e da ricostruire più in fretta che si poteva. Non si è andato tanto per il sottile. Salvato il (poco) salvabile, recuperati i simboli (Parlamento e musei), per rimettere in moto la vita quotidiana si è costruito in fretta e furia senza badare troppo all’estetica, Soprattutto nel settore orientale. Sano pragmatismo tedesco.

Il domino gigante lungo due chilometri che segue il tracciato del muro a Berlino. Un'installazione per ricordare la divisione della città
Il domino gigante lungo due chilometri che segue il tracciato del muro a Berlino. Un’installazione per ricordare la divisione della città

Per 28 anni, dal 1961 al 1989 il Muro di Berlino è stato la testimonianza materiale della divisione dell’Europa. Una divisione mentale e filosofica prima ancora che materiale e, pertanto, ancora più mostruosa e innaturale. Questa divisione ha causato sofferenze, famiglie smembrate, morti nel tentativo di fuga ma ha anche creato un differente modo di pensare. La riunificazione della Germania non è stata indolore, l’arretratezza economica e tecnologica dell’ex-DDR è costata cara alla Repubblica Federale ma alla fine l’orgoglio nazionale è prevalso ed è stato subito chiaro che l’anonima Bonn avrebbe dovuto lasciare il ruolo di capitale della nuova Germania alla sua naturale titolare: Berlino.

Città “laboratorio” per grandi architetti

Il tetto del Reichstag con la cupola di Norman Foster
Il tetto del Reichstag con la cupola di Norman Foster

Però, una città come Berlino non si fa abbattere dalle difficoltà. Troppo vitale, orgogliosa, ricca di cultura e storia per fermarsi. Aristocratica ma popolaresca e socialista nell’animo, una volta saltato il “tappo” ha avuto mano libera per recuperare il tempo perduto. Il passato è stato rivisitato, così il Reichstag, il Parlamento, ha aggiunto una fantastica cupola di vetro e acciaio, opera di Norman Foster che si sposa incredibilmente bene con la severa architettura neoclassica dell’edificio e dalla qua le si può sbirciare giù in aula. Il Reichstag è ora uno dei monumenti più visitati della Germania. Potsdamer Platz, nel cuore della città, proprio sul confine tra le due Berlino è stata completamente rivoltata con l’avveniristico e meraviglioso Sony Center a opera di Renzo Piano. Il concetto di riproporre una vera piazza all’italiana ma circondata da edifici modernissimi con un’unica casetta settecentesca, miracolosamente salvatasi, trasformata in ristorante e protetta sotto vetro.

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