Probabilmente è uno dei siti archeologici romani più belli che esistano. Leptis Magna, un centinaio di chilometri da Tripoli, ha avuto una storia breve ma splendente. Già approdo fenicio nel VII secolo a.C., il suo periodo d’oro durò dal II secolo a.C al III secolo d.C. come importante porto commerciale della Libia romana. Inoltre Leptis diede i natali all’Imperatore Settimio Severo e per questo fu abbellita e arricchita in maniera così splendida da fare concorrenza addirittura a Roma.
Paradossalmente il tentativo di ingrandire e migliorare il porto fu la causa del suo declino. Gli ingegneri romani sbagliarono i calcoli volendo ampliare il porto naturale con il risultato che il bacino si insabbiò in poco tempo causando la decadenza della città. Questo rapido “ciclo vitale” unito a un clima caldo e secco hanno fatto sì che Leptis Magna sia ottimamente conservata, per quanto possa valere questa definizione dopo 2.000 anni di abbandono.
Leptis Magna: orgoglio panarabo
Gli scavi archeologici iniziati nel periodo in cui la Libia era colonia italiana hanno tirato fuori negli anni i monumenti più importanti. Tuttavia il lavoro di scavo è una continua lotta contro il tempo.
La sabbia del deserto ricopre il sito e l’erosione continua della costa sabbiosa fa pericolosamente avanzare il mare verso quello che fu un maestoso ippodromo. Inoltre c’è un reale problema politico.
Leptis Magna era città romana e gli scavi, come detto, erano stati iniziati nel periodo italiano. Tutto questo mal si concilia con l’orgoglio nazionalista e panarabo del governo libico.
Il fatto di essere dal 1982 patrimonio mondiale Unesco garantisce al sito una certa visibilità ma l’impressione generale è che potrebbe essere fatto molto di più per recuperare l’altra immensa parte di Leptis che ancora giace sotto la sabbia.
“Shopping” nella via colonnata
Leptis era un porto e come tale un centro commerciale molto affollato. La via colonnata era la strada che collegava il porto al centro città. Iniziava poco oltre la palestra con il Ninfeo, una grande fontana adornata di balaustre, statue, colonne. Le decorazioni erano dappertutto, anche nei luoghi più lontani dallo sguardo erano realizzate con una tecnica speciale, il disegno era bucherellato in modo che la luce creasse giochi d’ombra. Un terremoto, probabilmente, ha fatto crollare metà della fontana che comunque è rimasta intatta, teoricamente si potrebbe risollevare facilmente per ripristinare l’aspetto originario.
Dicevamo della via colonnata, basta dare due numeri: circa 500 metri di lunghezza, 20 di larghezza della sede stradale, che diventano il doppio se calcoliamo anche le botteghe laterali, le famose tabernae. Come si vede non abbiamo inventato nulla, qui si faceva “shopping” oltre 2.000 anni fa!
Leptis Magna: la potenza dei Severi
Verso la fine della strada un’apertura nelle mura introduceva al Foro Severiano, una piazza grande più o meno come un campo di rugby (100×60), l’edificio pubblico più importane di Leptis. Doveva essere il “documento programmatico” della famiglia imperiale dei Severi e tutto era magnifico, dimensioni, decorazioni (le teste delle Gorgoni delle Nereidi sembrano parlarti con lo sguardo), l’ormai diroccato tempio dei Severi che chiude a sud-ovest il lato corto, la Basilica dal lato opposto…
Se c’è un monumento che può dare l’idea dell’ideologia sottesa a Leptis Magna è proprio la Basilica. Le sue dimensioni sono immense, sicuramente c’erano almeno due ordini di colonne che formavano tre navate e si pensa che la sua altezza potesse essere di almeno una quarantina di metri.
Nel 216 d.C.! Le decorazioni in altorilievo raccontano i miti di Ercole e Dioniso/Bacco. Fu luogo sacro, Giustiniano la trasformò in chiesa bizantina, una parte fu adibita a sinagoga. Poi venne il declino. Quello che resta ora, però, basta e avanza per intuire la bellezza della costruzione.
Funzionalità senza tralasciare il gusto estetico
Veramente, approfondendo lo studio della civiltà romana ci si rende conto dell’incredibile grado di civiltà. Visitando il mercato annonario mi veniva in mente per una strana associazione d’idee il famoso cartone animato di Hanna & Barbera “I Flintstones”, dove i simpatici antenati vivevano in un mondo fatto a immagine e somiglianza del nostro con il giornale inciso su una tavola di pietra, il mammut come aspirapolvere e il dinosauro come animaletto di casa…
A Leptis non c’era la plastica e nemmeno l’elettronica ma si misurava la correttezza delle misure e delle quantità delle merci con delle unità di misura ufficiali, incise nella pietra o grazie a un banchetto con dei fori imbuto per le granaglie o i liquidi. Ci sono ancora i chioschi ottagonali, i banchi dove si vendeva carne e pesce, questi ultimi, potenza della pubblicità, poggiavano su sostegni a forma di delfino.
L’eleganza delle forme e l’accuratezza della costruzione dimostrano che le opere pubbliche possono (e direi, devono) essere fatte al meglio e che funzionalità ed estetica possono tranquillamente convivere.
Il teatro e il mimo di Mediolanum in trasferta
Annibal Tapapio Rufus. Un nome cartaginese e uno romano! Questo ricchissimo mercante donò a Leptis Magna e a noi il mercato e anche il teatro. Uno dei primi in muratura dell’Impero Romano. Dall’alto della cavea, dietro le quinte ornate di colonne corinzie, si vede il mare, azzurrissimo ma, soprattutto, si sente tutto quello che viene detto sul palcoscenico.
L’acustica è perfetta, come sempre, visto che allora non esistevano i microfoni; c’è anche un tempietto dedicato a Cerere da Sophonibal, la figlia di Annibal.
Bisogna immaginarsi il teatro ornato di molte statue, ora conservate nei vari musei, con i posti per i vip d’allora, oggi la chiameremmo “tribuna d’onore”, in marmo separati da una balaustra dalla gradinata dove sedeva la gente normale. Una curiosità, c’è rimasto il piedistallo di una statua dedicata a Marcvs Septimvs Aurelivs Agrippa, famoso mimo e attore, fatta erigere da un ammiratore. Nell’iscrizione si legge che proveniva da Mediolanvm. Italia.
L’Arco, la palestra, le terme. Impronte imperiali
Le dimensioni di Leptis sono veramente notevoli, per visitarla tutta ci vuole una giornata intera. Bisogna pensare che, al suo apogeo, in città vivevano circa 80mila persone. Appena entrati nel sito ci si imbatte nell’Arco di Settimio Severo, costruito all’incrocio tra il cardo massimo e il decumano, le vie principali delle città romane, questo arco aveva solo una funzione monumentale, pertanto era riccamente ornato con bassorilievi che celebrano la gloria dell’imperatore e della sua famiglia. Sullo sfondo si comincia a intravedere il blu intenso del mare.
Non lontano dall’arco, leggermente a destra si raggiunge un ampio spazio dove c’erano la palestra e, soprattutto, le terme. Fu Adriano l’imperatore che le fece edificare nel 126 d.C. Sono un edificio immenso, ancora più belle di quelle di Roma. Soltanto con quello che si vede rimasto in piedi e con un po’ di immaginazione, si riesce a intuire non solo la bellezza e la raffinatezza di quegli ambienti ma anche la loro funzionalità e la tecnologia costruttiva incredibilmente avanzata.
Letis Magna: Gli scavi. Quale futuro
Ci sarebbe ancora moltissimo da scavare. Dell’antico ippodromo si riconosce la lunga forma ellittica sulla spiaggia, una buona parte della città non è ancora stata esplorata.
Quello che è a nostra disposizione è un tesoro immenso d’arte e cultura. La speranza è che la politica e il nazionalismo abbiano il buon senso di mettersi da parte in nome di un patrimonio che è universale.
Insc’Allah!
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