4 dicembre –
Per dirla in termini chiari e decisi e procedere a esempi concreti (non senza ammettere una certa crudezza di espressione) non fa “Turismo Intelligente” il turista che si relega in quelle strutture recintate (una sorta di “lager turistici” laddove la libertà di poter evadere si scontra con il piacere o voglia di “tenerti dentro” da parte di organizzatori e giovanotti deputati ad animarci). Si fa riferimento ai Villaggi (istituzione tutta italiana che trova pochi o nulli riscontri all’estero); posti dove la testa, invece di “essere fatta andare”, viene (in termini contadini d’antan) “data all’ammasso” (pensano gli altri a dirti cosa fare, vedere, come divertirti e recentemente, con la tanto gradita “Formula All Inclusive”, ti dicono pure cosa e a che ora mandar giù una bevanda invece di un’altra).
Villaggi, crociere e pullman. Per “troppa” gente
Un esempio di quanto poco si vede di un Paese in cui è ospitato un Villaggio? A Cuba la (peraltro carissima) gita-visita “in giornata” della lontana Avana (da Varadero o da altri posti, nessuno dei quali vicino alla bella capitale) nonostante la partenza di primo mattino concede pochissimo tempo (transfer, aeroporti e città, voli, shopping magazzini e (soste “hemingwayane”) per una ancorché approssimativa conoscenza della città.
Né fa “Turismo Intelligente” chi gira il mondo a bordo di meganavi proponenti soltanto “balli del quaquà” ed “elezioni della Miss” e laddove per cultura e informazione si intendono affollate escursioni in cui metà del tempo è trascorso sul pullman e l’altra metà nel magazzino imposto dalla guida solo perché, come dicono a Genova, “ci ha la sua convenienza” (vedere, niente).
Un esempio di quanto poco si vede di una località di scalo della nave? Nello scorso agosto sono contestualmente “scalate” al Pireo due navi crociera con 2500 passeggeri ciascuna, con il risultato che qualcosa come 5000 persone (i tour operator organizzanti l’escursione definiscono “incredibile” la teoria di cento pullman in fila a “tirar su” i gitanti) si è ritrovata a visitare contemporaneamente l’Acropoli (superfluo chiederci cosa avranno visto e soprattutto capito, imparato, girando ammassati tra le colonne del Partenone).
Turismo intelligente? Europa docet
Di esempi di “Viaggio Intelligente” ve ne sono infiniti. Un viaggio può durare un’ora o un anno, e quanto a intelligenza si può vedere una mostra a venti chilometri da casa o un museo agli antipodi. Chi scrive non azzarda nel definire “Viaggio Intelligente” (partenza e arrivo dei partecipanti a Milano) anche una sua trasferta di poche ore (visita della località storica e degustazione di specialità locali) a Pizzighettone.
Il viaggio intelligente (alias Turismo Culturale) è quindi una trasferta composta da tre ingredienti: “movimento, curiosità, apprendimento” e non può che fare parte dei viaggi cosiddetti “di nicchia”. Un settore (quello della “nicchia”) in Italia estremamente scarno e minuscolo. Perché? Perché la “nicchia” è apprezzata e richiesta da Turisti-Viaggiatori di lunga esperienza, di buona cultura, curiosi non meno che abituati a girare il mondo. E turisti-viaggiatori di lungo corso sono i cittadini di quei Paesi da secoli Stati nazionali e possessori di imperi e colonie, da cui l’abitudine a viaggiare nei loro possedimenti (Grand Tour dell’Italia, a parte, compiuto dai “nordeuropei” colti a metà Settecento. I (da noi) cosiddetti “Inglesi” (che sarebbero poi i Britannici) cominciarono a viaggiare (mitici i primi tour operator, la famosa Cook risale a metà dell’Ottocento) ai tempi della Regina Vittoria (Londra-India via Brindisi e Canale di Suez, altro “classico” il tour dell’Egitto con i favolosi hotel di Luxor e Assuan).
Turismo italiano. Dalla “massa” alla “nicchia”
Il Turismo Italiano (salvo, negli anni Trenta del secolo scorso, qualche crociera della Dante Alighieri e i treni popolari a Parigi, a vedere il seno nudo di Josephine Baker) è in pratica nato con il “Miracolo Economico” del secondo dopoguerra ed essendosi sviluppato troppo velocemente è passato dalla fame all’indigestione di ancorché care – ma vigeva appunto il Miracolo – mete solo balneari “di massa” (non è poi così azzardata la battuta che probabilmente in Italia c’è tanta gente che è stata alle Maldive senza aver mai visto Piazza San Pietro).
Ovvio che anche in Italia esista una “nicchia”, ma la percentuale di chi compie viaggi intelligenti è assai inferiore (per i suesposti motivi) a quella di tanti altri Paesi europei (e ne consegue che i tour operator, appunto “di nicchia”, che li propongono, sono rari e faticano a scovare il segmento giusto). Si pensi poi al difficile rapporto, in Italia, tra la stampa (soprattutto i quotidiani) e il turismo (non parliamo poi con il turismo “di nicchia”, intelligente). Nello sterminato mondo anglosassone (dal Canada all’Australia, via Stati Uniti e Gran Bretagna) non c’è quotidiano che nel weekend non riservi non una, ma alcune pagine al turismo (nelle sue tante versioni, quindi anche alla “nicchia”). Accade invece che il più importante quotidiano italiano si bada bene di trattare il turismo (tanto meno di “nicchia”) e se lo fa pubblica Viaggi&Turismo solo per incassare contropartite pubblicitarie o (giornale di proprietà dei ricchi borghesi!) per fini “populistici” (informando solo su “prodotti turistici” di largo consumo).