Lunedì 25 Novembre 2024 - Anno XXII

Monza, regina di Brianza

Quattro passi nella nuova provincia lombarda, legata a Milano dalla storia ma profondamente ‘indipendente’, alla scoperta di splendidi monumenti e del suo celebre Parco. Per non parlare del mito di Teodolinda e della manzoniana Monaca di Monza

La Villa Reale
La Villa Reale

Divisa fra una monaca un po’ intemperante e un roboante Gran Premio, la fama di Monza resta sospesa fra passato e presente. Snobbata dai milanesi, che la considerano alla stregua di una meta “esotica”, ideale per la gita fuori porta, la “capitale” della Brianza gode, invece, di una smisurata celebrità presso gli abitanti dei paesi circostanti, che – ansiosi di vita – si riversano nelle sue strade durante i fine settimana.
Un Giano bifronte, dunque, che muta il suo volto con il mutare dello sguardo a lui rivolto. Chiusa come una roccaforte, che teme attacchi esterni – come dimostra il suo categorico rifiuto alla linea metropolitana, che avrebbe agevolato la vita di tanti poveri pendolari o la frase che circola più di frequente fra le bocche dei suoi abitanti “non è nemmeno di Monza!” – la cittadina lombarda è il tipico esempio di provincia borghese: ricca, elegante, operosa. Un carattere un po’ ritroso contraddistingue alla fine questa città, che si prepara a divenire “provincia” e a godere a pieno titolo del suo splendido isolamento.

Nelle vie del centro

L'Arengario
L’Arengario

Monza vanta uno splendido centro storico, affollato da chiese e conventi di rara bellezza. Questo perché fin dall’epoca comunale la città ha visto una fioritura di ordini monastici che hanno contribuito alla loro costruzione.
Il punto di partenza è l’Arengario – lo storico palazzo del Comune, vero cuore della città – da cui si dipartono le vie centrali. In ognuna di esse piccole chiese da scoprire.  Imboccando via Vittorio Emanuele, in direzione del Parco, troviamo  a pochi passi l’una dall’altra San Pietro Martire e Santa Maria del Carrobiolo. La prima, sorta nella seconda metà del 1300 e annessa al convento dei Domenicani, fu sede dell’Inquisizione. La seconda, nella piazzetta che ospita il Teatro Luigi Villoresi, appartenne prima (nel 1232) alla comunità degli Umiliati, poi (dopo la loro soppressione) ai padri Barnabiti. Questi, nel 1573, intrapresero un’opera di rinnovamento del complesso e oggi dell’antico monastero rimangono le strutture della chiesa, la torre campanaria bicroma e il chiostro.

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Il Duomo di Monza
Il Duomo di Monza

La passeggiata in Via Italia, strada che collega l’Arengario alla Stazione, è ritmata da due altri edifici sacri. Il primo è Santa Maria in Strada, elegante modello di arte gotico-lombarda, con la sua trecentesca facciata in cotto, l’elegante merletto e il rosone centrale; la seconda è la seicentesca chiesa delle “Sacramentine” (qui vivono le adoratrici Perpetue del SS. Sacramento); come dire che lo shopping selvaggio del centro è distratto dalla silenziosa presenza del nostro passato.
Naturalmente, parlando di edifici religiosi, non si può non ricordare che Monza vanta un Duomo, che per  bellezza e rilievo non ha nulla da invidiare al fratello milanese. Frutto di una successione di edificazioni, che si sono susseguite dal 595 al 1577, la basilica di San Giovanni Battista sorge dove la longobarda Teodolinda costruì il tradizionale “oraculum”, vicino al suo palazzo. Al suo interno un affresco dell’Arcimboldo e le quarantuno scene di vita della bella Teodolinda, che i fratelli Zavattari consegnarono ai posteri, indugiando sulle gesta della regina longobarda, sovrana locale nel Seicento e sulla storia del suo diadema, la “corona ferrea”, custodita proprio all’interno della Cattedrale.

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