Bulgaria, non è più il caso di parlare solamente di “elezioni bulgare”, di “risultati bulgari”, di una votazione o di un intrigo “alla bulgara”. Si rischierebbe di non essere al passo coi tempi. L’avvenuta apertura ad est dell’Unione Europea ci porta, infatti, a dover “fare i conti”, anche per ciò che riguarda il turismo, con nuove mete interessanti alle quali, finora, non abbiamo pensato. Nella maggior parte dei casi, semplicemente perché non venivano nemmeno considerate come possibili per un viaggio o perché non ci venivano proposte.
Questo è proprio il caso della Bulgaria, un paese splendido, uscito da non troppi anni dal torpore in cui lo aveva avvolto il regime comunista e tuttavia non ancora entrato a vele spiegate fra gli itinerari dei viaggi di massa.
Dai monti al mare, il “bello” della Bulgaria
Innanzitutto, si tratta di una nazione assai interessante dal punto di vista delle caratteristiche morfologiche. Presenta, cioè, al suo interno, sia località marittime di grande fascino – Varna, ad esempio, ovverosia “la Saint Tropez del Mar Nero” come viene definita dagli stessi bulgari – sia montagne sulle quali praticare ogni tipo di sport invernale. Il sessanta per cento del suo territorio è infatti montagnoso e dal centro di Sofia, in mezz’ora, ci si trova su piste da sci dotate di attrezzature di tutto rispetto. Non solo. Anche chi è interessato a itinerari culturali può trovare, in Bulgaria, pane per i propri denti (si presume) “affamati” di sapere! I monasteri di Rila e Batchkovo sono due grandi esempi di architettura religiosa e l’anfiteatro di Plovdiv è una rara testimonianza di costruzione classica dei tempi di Filippo II il Macedone. Esistono, poi, testimonianze ancora più antiche: tombe trace, nelle località di Kazanlak e Sveshtari, risalenti addirittura al terzo e quarto secolo prima di Cristo. E che dire dei monumenti più recenti, dall’Assemblea Nazionale alla Galleria Nazionale d’Arte di Sofia, fino alla città reale di Veliko Tarnovo, già capitale del “Secondo Regno” bulgaro, con le sue bellezze architettoniche che la fecero definire, in passato, “seconda solamente a Costantinopoli”? Certamente sono mete degne del “colto” turismo occidentale, anche di quello più esigente. Soprattutto, al giorno d’oggi, sono mete supportate anche da una struttura turistica di tutto rispetto.
Accoglienza, al passo coi tempi
A cospetto degli anni immediatamente successivi alla caduta del regime e di pari passo con il processo di democratizzazione della nazione, infatti, anche le infrastrutture per il turismo, sono assai cresciute in Bulgaria. La rete stradale, ad esempio, si è sviluppata in maniera tale da consentire, a chi desideri compierlo, un tour del paese abbastanza comodo e di arrivare a Sofia percorrendo un lungo tratto di autostrada (seppure con qualche buca qua e là). Se, poniamo, partite da Milano al mattino presto, potete pensare di arrivare nella capitale bulgara, senza trovare particolare traffico alle varie frontiere, per le sei di sera. Oppure considerate l’itinerario più classico – sempre ché sia l’auto il mezzo prescelto – che prevede una tappa intermedia con pernottamento in Croazia, a Zagabria, che si trova esattamente a metà strada.
Se il vostro mezzo di trasporto è l’aereo, esistono invece voli
regolari, da Milano e non solo, che collegano Italia e Bulgaria quasi
quotidianamente. Infine, un aspetto particolare, che certamente vi colpirà, è quello che riguarda il carattere della gente bulgara. Si tratta di gente vitale, un po’ “caciarona” si direbbe dalle nostre parti, ma sorprendentemente amichevole e ben disposta nei confronti dell’ospite straniero. Ci si può ritrovare qualcosa della grande tradizione di ospitalità del sud del nostro paese, per intenderci. Provate a trovarvi, a Sofia o anche in un paesino sperduto lungo la costa, in difficoltà e bisognosi di
assistenza “turistica”. Di certo non rimarrete delusi da come verrete trattati e assistiti.
Con l’Europa, si cambia “pelle”…
Il panorama politico della Bulgaria è ben definito, a livello internazionale, dall’ingresso che il Paese ha fatto nel 2007 nell’Unione Europea. Questo sta a significare un livello di democrazia maturo, ma più di un aspetto è ancora allarmante. Nella nazione che ha visto fallire la promessa elettorale dell’ex re Simeone, che aveva garantito un cambiamento totale in appena ottocento giorni, fallendo il suo tentativo, governa oggi un tripartito composto da socialisti, partito turco, guidato da una figura leggendaria quale Ahmed Dogan e dallo stesso movimento di Simeone III. Un governo simile è frutto della scarsa maggioranza ottenuta dopo le elezioni dell’estate 2005 dai socialisti, che non sono stati in grado di formare un esecutivo autonomo. Però, loro hanno la maggioranza dei seggi e socialista è il Primo Ministro, ovverosia Sergej Stanishev, ex giornalista e figlio di Dimitar, importante funzionario degli Esteri ai tempi del dittatore Todor Zhivkov. Il primo punto dolente è proprio questo: a quindici anni dalla caduta del regime, di fatto le redini del potere sono di nuovo in mano agli ex comunisti, riciclatisi sotto diverse spoglie e capaci di rimanere nei posti chiave del sistema bulgaro. Il secondo punto, che è anche quello di maggiore attualità, è la rinascita nel paese del nazionalismo.
… anche in presenza di un “pericolo” nazionalista
La tradizionale avversione nei confronti del popolo turco è sfociata in odio, ora che gli stessi si trovano al governo in ruoli marginali ma importanti quali il Ministero dell’Agricoltura e quello delle Infrastrutture. Dicasteri, cioè, ai quali finiscono gran parte dei fondi statali. I Turchi vengono accusati da più parti di tenere in ostaggio la politica interna bulgara. Questa particolare situazione ha favorito, con grande successo, la fondazione di un partito profondamente antiturco, denominato “Ataka”. Si tratta di una formazione nazionalista, creata dall’ex direttore del gruppo editoriale “Monitor” Volen Siderov, anch’egli ex giornalista. Questo partito proclama a gran voce lo slogan “i Turchi in Turchia” e può già vantare numeri di notevole rilevanza: da alcuni sondaggi viene accreditato attorno al diciotto per cento dei consensi, a livello nazionale.
Qualcuno dice che una formazione del genere sia nata come “vendetta” nei confronti dell’ex premier Simeone, che ai tempi accettò l’imposizione del suo Ministro degli Esteri, Salomon Passy, di non presentare alle elezioni come capolista del suo partito lo stesso Siderov, proprio a causa delle sue idee contro Ebrei e Turchi. Nazionalista, sebbene più moderato, è anche il movimento creato dal sindaco di Sofia Boiko Borissov, il “Gerb”. È un partito con un programma simile, ma meno estremista rispetto ad “Ataka” e punterà a togliere consensi proprio alla formazione di Siderov.
Punto cruciale, proprio nel momento dell’ingresso nell’Unione Europea, è la politica estera del Paese: una politica nei confronti dell’Europa simile a quella polacca. Ovvero conciliante, mirata al “dateci ciò che ci potete dare e noi faremo lo stesso”, che ha portato il governo di Varsavia a sedersi, già tre anni or sono, al tavolo insieme con i big europei.
I prossimi anni saranno decisivi per sapere se anche la Bulgaria potrà far parte dei commensali.
Notizie utili: www.bulgariatravel.org – www.bulgaria-italia.com
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