“Just married in Venice”, manuale e ricerca a cura del Centro studi dell’associazione veneziana albergatori, è stato presentato a Venezia poche settimane fa ed è oggi disponibile per direttori d’albergo e operatori. Il volume studia un fenomeno in via di grande diffusione: le coppie che decidono di sposarsi a Venezia sono numerose e non sono soltanto italiane. Scelgono la Serenissima viaggiatori che vengono da Estremo Oriente, Stati Uniti, Europa. I più benestanti portano con sé parenti e amici, alcuni celebrano il rito da soli salvo poi comunicare con i familiari via web. È un mondo da scoprire che il Centro studi ha esaminato per i soggetti coinvolti nel “wedding planning” a Venezia: “questa ricerca è rivolta agli albergatori, ma anche a tutti gli operatori commerciali”, spiega Massimo Salviato, presidente del Centro Studi – “dai fioristi che hanno un ruolo principale nella preparazione scenografica della location, ai gondolieri che portano a spasso gli sposi lungo il Canal Grande, ai fotografi che si occupano dei servizi fotografici, ai trasportatori, ai ristoratori e a chi si occupa di catering e di organizzare il matrimonio”.
Claudio Scarpa, direttore Ava, associazione veneziana albergatori, afferma: “il numero delle coppie che giungono a Venezia per pronunciare il fatidico sì è in continuo aumento. Il manuale “Just married in Venice” racchiude da un lato l’esperienza degli operatori e dall’altro contiene elementi utili per capire il valore del matrimonio in ogni cultura e religione”. I curatori del volume, Giovanni Savini, Roberto Piccinelli e Micaela Scapin hanno indagato i punti di vista degli operatori, i problemi pratici e organizzativi, ma hanno anche raccolto testimonianze sui casi singoli e sulle diverse tradizioni e abitudini dei promessi sposi. Che vengono da tutto il mondo e portano con sé costumi differenti: dall’abito rosso per le nozze cinesi alla tradizione ortodossa che vuole il ripetersi di ogni gesto rituale.
“Ci sono tutti gli elementi perché Venezia diventi un punto di incontro tra mondi diversi, come è sempre stato nella sua storia”, osserva Scarpa. È un bene dunque sapere che la sposa vietnamita non veste in bianco, essendo questo il colore del lutto e che, come per il costume cinese, apprezzerà fiori e decorazioni in rosso. Australiani e cubani amano le feste in grande stile mentre la tradizione islamica prevede un semplice giuramento. La cerimonia induista si celebra attorno a un fuoco e ancora, nel rito giapponese shintoista gli sposi bevono tre volte da una ciotola riso e saké; agli operatori sarà utile però sapere che molti giovani nipponici preferiscono oggi il rito occidentale e spesso scelgono di sposarsi all’estero.
Il manuale riporta anche alcuni episodi di nozze nella Serenissima: con il gondoliere come testimone, ad esempio, o con lo champagne servito in coppe d’argento ma colorato di viola, da una casa specializzata, per volere di uno sposo di Los Angeles. Oppure: un matrimonio russo per il quale furono necessarie quaranta gondole per trasportare tutti gli invitati; la crociera attorno al mondo, per 250 ospiti, organizzata da una coppia che festeggiava 25 anni di vita coniugale.