La pigrizia è senza dubbio il peggior nemico del turista in auto che viaggia per conoscere. Si esprime in mille modi, dopo aver trovato l’esca in altrettante situazioni: le difficoltà di parcheggiare l’auto nelle vicinanze di un museo, la tortuosità delle vie di un centro storico nel raggiungere un edificio di interesse artistico, il pagamento del pedaggio per arrivare a un buon ristorante fuori autostrada, in alternativa alla bolgia dell’autogrill.
La fretta e l’abitudine a correre fanno il resto: più veloce è un percorso, meno si è invogliati a fermarsi per dare un occhio a località erroneamente ritenute “inferiori”.
Lasciare l’autostrada. Un “obbligo”
Non accada ciò a chi guida sulla Madrid-Siviglia, a circa duecento chilometri da Madrid. E’ d’obbligo una deviazione che in una ventina di minuti porta ad Almagro “Cabeza de la Orden y Campo de Calatrava”, annunciano le insegne stradali all’ingresso di questa cittadina dal grande passato.
Almagro deve la sua grandezza alla Reconquista. Mentre i sovrani del resto dell’Europa tentavano di occupare Gerusalemme, i re cattolici spagnoli affrontarono nella penisola una crociata contro i Mori destinata a concludersi con la loro cacciata da Granada, nello stesso anno in cui Colombo scoprì l’America.
Per sospingere i musulmani oltre le Colonne d’Ercole occorreva l’aiuto di buoni soldati, meglio se dotati di fede. Nacquero così gli Ordini Militari tra i quali – oltre a quello di Santiago, Alcantara e Montesa, tuttora esistenti in Spagna – la “Orden de Calatrava” (anno 1158).
Il soldo, o meglio, la ricompensa per i servizi prestati, consisteva nelle terre conquistate. All’Ordine di Calatrava venne assegnato un territorio sul quale sorgeva un villaggio arabo, con annessa fortezza, chiamato “Almagrib” (il tramonto, la preghiera della sera). Ribattezzato Almagro, il villaggio divenne la capitale dell’Ordine ed entrò nella storia.
Un teatro per opere immortali
Circa tre secoli dopo Carlo V pensò bene di inviare ad Almagro, non prima di averli nominati conti, i ricchi banchieri Fugger provenienti dalle Fiandre; occorreva un oculato sfruttamento delle vicine miniere di mercurio di Almadén per pagare le tante guerre scoppiettanti nell’impero. I Fugger, rapidamente spagnolizzati in Fucares, chiamarono a loro volta altri uomini d’affari e artigiani fiamminghi per abbellire Almagro.
I dobloni delle miniere e la creatività artistica diedero vita alla meravigliosa Plaza Mayor, non solo tra le più belle di Spagna, ma certamente la “più differente” per quel suo stile nord europeo, con solidi sottoportici, ricchezza di vetrate, chiaroscuri di colori, linearità degli infissi. In quegli anni nasceva in questa importante località “manchega” il Conquistador Diego de Almagro, che legò il suo nome alla conquista del Cile.
Circa un secolo dopo, in pieno “Siglo de Oro”, addossato a un edificio della Plaza Mayor sorgeva il “Corral de Comedias” per ospitare quelle opere (i cui autori in Spagna si chiamavano Lope de Vega, Tirso de Molina, Calderòn de la Barca, Miguel de Cervantes, in Francia Moliére e Racine, in Inghilterra Shakespeare) che estesero la cultura dal Palazzo al popolo.
Per nostra fortuna il Corral, che come tutti i luoghi di recitazione del tempo altro non era che un cortile di una locanda o caravanserraglio, venne incredibilmente dimenticato e non subì profonde alterazioni. Scoperto e ristrutturato nella seconda metà del secolo scorso, il Corral de Comedias diletta e fa sognare chi lo visita, entusiasma e affascina chi assiste alle rappresentazioni che si tengono durante il Festival internazionale del Teatro Classico.
Quando cala il sole e il caldo cede il passo al fresco propiziato dai seicento metri della Meseta castigliana, Almagro offre spettacoli teatrali di alta cultura in uno scenario che, allo spuntare della luna, emoziona e resta impresso nella memoria.
Almagro: tracce fiamminghe e religiose
Almagro non è soltanto la Plaza Mayor e il Corral de Comedias.
Fu sede di università per tre secoli: la chiesa e il convento di Santo Domingo ospitarono i corsi tenuti dai Domenicani fino alla seconda metà del XIX secolo.
Due i conventi rimasti: quello di Calatrava, concepito come ospedale, fu costruito nel 1519 e rappresenta la più importante testimonianza dell’Ordine nella regione; il convento di Santa Catalina è opera rinascimentale in stile classico e recentemente è stato trasformato in uno dei tanti, bellissimi Paradores de Turismo sparsi per tutta la Spagna.
Tra i palazzi colpisce per le dimensioni quello dei Maestri di Calatrava, mentre l’altro dei Fugger interessa per il bel cortile rinascimentale.
Prima di tornare ai grandi centri turistici, attraverso la Mancha dominata dai Mulini a Vento sovrastanti i campi di zafferano, l’autore della saggia deviazione verso Almagro si conceda una frivolezza gastronomica assaggiandone la specialità: le melanzane.
Di dimensione inferiore al normale, vengono vendute in vasi di coccio dopo essere state bollite e insaporite con un condimento (el asadillo) composto da peperoni, aglio, sale, cumino, peperoncino e olio d’oliva. Un rametto di finocchio selvatico deve trapassare la sapida solanacea, come ricetta (ereditata dalla cucina moresca) comanda.