“Restauro di capolavori dall’Istria: da Paolo Veneziano a Tiepolo” è il titolo della mostra che verrà allestita dal 15 giugno al 30 settembre 2005 presso il Museo Revoltella di Trieste.
La rassegna presenta 21 opere restaurate di recente dopo il provvedimento del 2002 del ministero per i Beni e le Attività Culturali: si tratta di dipinti e sculture, che tornano visibili al pubblico dopo più di cinquant’anni.
Le opere erano infatti collocate, in origine, in luoghi e monumenti della zona: molte vengono da chiese di Capodistria, dal museo della città e da Pirano. Durante la seconda guerra mondiale vennero trasportate per motivi di sicurezza a Roma e lì rimasero conservate, in casse chiuse, prima nel Museo delle Terme e poi a palazzo Venezia.
Solo nel 2002 Vittorio Sgarbi, allora sottosegretario di Stato per i Beni e le Attività Culturali, decise l’apertura delle casse e affidò le opere alla Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia. Il ministero dispose anche per il restauro degli esemplari: ora questo piccolo tesoro dell’Istria si ripresenta ai visitatori e, dopo la mostra, resterà patrimonio della galleria nazionale d’arte antica di Trieste. Le opere risalgono al Rinascimento, sono in gran parte dipinti, su tavola e tela, ma ci sono anche fusioni in bronzo e una scultura in legno.
L’esposizione al Museo Revoltella comprende anche anche quattro dipinti provenienti da un’altra raccolta e restaurati da poco: sono le opere della provincia Veneta di Sant’Antonio dell’Ordine dei Frati Minori, una volta collocate al convento di Sant’Anna, oggi conservate dal palazzo Ducale di Mantova. Anche per questi pezzi la mostra è quasi un “ritorno a casa” e in particolare il noto Polittico di Cima da Conegliano richiamerà il pubblico triestino.
La rassegna sarà affiancata da due conferenze di presentazione dei capolavori d’Istria, a cura di Elisabetta Francescutti. L’interesse per queste conferenze risiede, oltre che nell’analisi approfondita della ricostruzione, del valore artistico delle opere e della realtà istriana che ci raccontano, dal fatto che esse avverranno al suono di strumenti rinascimentali, con concerti di musica antica del Friuli Venezia Giulia. Le suggestive “lezioni” si terranno presso l’Auditorium del Museo il 6 e il 20 aprile.
Trieste, città di “grandi”
Esaltati vista e udito dopo la presentazione e la mostra, Trieste offre la possibilità di viziare tutti e cinque sensi, sempre all’insegna della cultura, ripercorrendo i luoghi e gli itinerari dei grandi scrittori che l’hanno vissuta. Un esempio è la visita al Castello di Duino che, dal 12 marzo, ha riaperto i battenti per la bella stagione, offrendo anche la possibilità di accedere alla fornita biblioteca, ricca di opere di valore storico, e ampliando il percorso all’interno del parco.
Il castello, degno di nota per la bellezza degli ambienti interni, per la sua preziosa posizione in grado di regalare suggestivi sguardi sul golfo di Trieste, vanta non solo la semplice ospitalità a grandi artisti (da Dante a Valéry, da D’Annunzio a Ionesco), ma anche l’ispirazione ai grandi artisti che l’hanno abitato per lunghi o brevi periodi. E’ il caso di Rainer Maria Rilke che vi soggiornò tra il 1911 e il 1912 e dove compose le “Elegie Duinesi”.
Dal castello si snoda un percorso di due chilometri a picco sul mare che prende il nome dal poeta praghese, e che è considerato uno degli itinerari più suggestivi, dal punto di vista naturalistico, che offre la Riviera Triestina. Saziato lo sguardo con l’incantevole panorama mediterraneo e illirico allo stesso tempo (definito per questo un raro biotipo), riappacificato l’udito con il silenzio, non resterà che alimentare l’anima ripercorrendo il sentiero coi versi del poeta alla mano.
Non solo cultura
Non resta che il gusto, che trova il suo connubio con la cultura negli storici caffè letterari del centro. Qui i triestini si ritrovano a sorseggiare un “capo b” (cappuccino servito nel “b”icchiere) o un “gocciato”, dai più abbreviato in “goccia”.
Qui si incontravano e scrivevano Saba, Svevo, Joyce, Stuparich e il triestino doc Claudio Magris che non a caso ebbe a dire: “Il caffè è l’unico luogo in cui si può veramente scrivere”. Sono parole scritte pensando a uno dei più celebri caffè triestini, nonché il più antico, il Caffè Tommaseo (Piazza Tommaseo 4/c), aperto nel 1830 e restaurato nel 1997, mantiene tutt’ora l’aspetto tipico dei caffè viennesi d’epoca asburgica.
Ma il caffè preferito dallo scrittore è l’altrettanto noto San Marco (Via Battisti 18), luogo d’incontro degli Irredentisti ai tempi della I Guerra Mondiale e per questo distrutto, ricostruito poi negli anni Venti e frequentato in quegli stessi anni da Saba e Svevo, continua a rappresentare un luogo d’incontro di artisti ed intellettuali.
All’interno dell’itinerario dei caffè storici rientra anche il rinomato Tergesteo (Piazza della Borsa 15), che rappresenta ora l’opposto di ciò che era, dato che i recenti lavori di restauro hanno purtroppo alterato la tipica atmosfera mitteleuropea. Rimangono come testimonianza le colorate vetrate fin du siécle a raccontare la storia della città.