Chiedo subito scusa al gentile lettore per il titolo invero sibillino e provvedo a renderlo meno ermetico con opportune spiegazioni.
Per minisoddisfazioncine intendo solo annunciare che nel giro di poche ore mi sono scappati due sorrisini, ho provato un paio di sensazioni di piacere alla lettura di due notizie attinenti quel mondo del Turismo al quale ho dedicato qualche, anzi, troppi lustri (fortunatamente mica solo brandendo il computer contro politici, precari professionisti e imbroglioni: ho pure vissuto il piacere di compiere qualche giro del mondo e trovato il tempo per descriverlo).
Prima “goduria” parziale
Prima minisoddisfazioncina. Mondointasca ha appena pubblicato Agenzenit, mostro turistico in gestazione, mio Requiem al Turismo italiano, mia accorata difesa, perorazione per la sopravvivenza della nostrana industria del tempo libero e cosa succede? Si ricorda che c’è il Turismo; anche il ministro per i Beni e le Attività culturali, Giuliano Urbani, e arriva financo a citarlo, a parlarne all’apertura dell’anno accademico all’università di Trieste!
Ma questo è niente: si tratta solo di una coincidenza e tale dovrebbe restare. Accade invece che il ministro dice pure un gran bene del Turismo (roba da pensare – se lo scarno tempo intercorrente tra le due vicende non suggerisse di escluderlo – che Urbani abbia copiato il mio scritto), ne esalta la grande validità mediante elogi sperticati. Ed esterna pensieri tipo: “Tutti sappiamo che il Turismo è sotto-utilizzato in modo incredibile, che è un gigantesco spreco nazionale” e aggiunge “Calcolato all’ingrosso, il Turismo genera il 12/13% del Pil”, proseguendo; “Quale altro settore produttivo è in grado di fare un salto di tale grandezza” e concludendo “Investire in cultura ha sempre un sottoprodotto: aumentano le probabilità che diventiamo più civili”. Sic!
Preso atto di quanto dichiarato dal sullodato – e prima di procedere a commenti sul suo Peana al Turismo – lamento sdegno e inquietudine per due motivi, comunque non attinenti viaggi, alberghi, musei, aerei e pizzerie.
Sdegno e inquietudine
Sdegno.
Perchè un tempo la politica era una cosa seria e chi era al potere
diceva che tutto andava bene mentre quelli all’opposizione dicevano che
tutto andava male. Era il gioco delle parti. Oggidì “gli schemi” (come
dicono gli opinionisti del fùlbol) “sono saltati” e da un po’ di tempo in qua ti ritrovi anche quelli al potere a dichiarare con orripilante nonchalance,
pure loro, che il Belpaese è nel guano. Parla il ministro dei Lavori
Pubblici: le autostrade? una pena! Parla il ministro dei Trasporti: gli
aeroporti? uno sconcio! Ma come! Visto che sono loro a dover fare
andare bene le cose, una volta trascorso un paio di annetti per
sistemarle ti aspetti che qualcosa abbiano combinato, dopodiché, se
proprio non hanno concluso una fava pensi che, in omaggio al buon
gusto, almeno glissino, stiano schisci, evitino di ammettere con gran facia de palta che tutto è ‘na schifezza. Invece no. Mah.
Quanto
all’inquietudine, non nascondo che mi preoccupa – e tanto meno mi
esalta – l’idea di pensarla come un ministro o meglio dicasi di un
ministro che la pensa come me. E vabbè: nella vita c’è anche di peggio.
Quanto al Turismo, poareto,
non si aspetti più di tanto dai suoi baldi avvocati difensori (al
secolo, il qui scrivente e il ministro Urbani, che, finito il
discorsino di routine si sarà riaffacendato in tutt’altre faccende): se va bene gli danno l’ergastolo, e se va male sarà affidato all’Agenzenit.