Un balzo enorme attraverso mezzo mappamondo, quello dall’Italia alla Malaysia. Per la prima volta mi trovo proiettata, in compagnia di alcuni giornalisti amici, così lontano da casa. C’è, inutile negarlo, l’emozione che provavo da bambina la sera prima di un viaggio, fosse solo da Padova (la mia città) a Venezia, per scoprire le bellezze uniche di un centro abitato perennemente a bagnomaria. Ma per altri versi, così affascinante! Quale “fascino” scoprirò, invece, nella Malesia sin qui collegata a Sandokan e ai suoi pirati, alle immagini viste e riviste delle avveniristiche torri Petronas, al sentito dire del crogiolo di razze e di religioni che da sempre convivono in questo lontano Paese?
Cosa mi colpirà, soprattutto, di una terra così diversa dalla mia, in mezzo a gente dalle abitudini di vita che nemmeno riesco a mettere a fuoco, malgrado mi ci provi, accompagnata dal ronzio di sottofondo dei motori del jet? Quante domande. Vedrò quello che c’è da vedere, mi dico, e alla fine stilerò un mio personalissimo tabellino di preferenze, traendone le conclusioni. Aereo, più pulmino, più barche, più hotel più camminate stronca-atleti per riuscire a vedere tutto, ma proprio tutto ciò che quell’ansia interiore di “novità” mi suggerisce.
Paesaggi incantevoli, monumenti tradizionali e avveniristici, mercati e mercatini rutilanti di luci, di colori, di profumi, anche di odori. Tutte cose che mi potevo aspettare, dopotutto. Ma ancora mi scopro alla ricerca di un soddisfacente anello di congiunzione col Paese. Cosa estrarre, da questo scatolone di esperienze condensate in circa due settimane, ciò che entrerà stabilmente – non ho dubbi in proposito – nella memoria degli anni a venire?
Malaysia, l’uomo della foresta
Inaspettata, arriva la prima risposta. Al molo di Kuala Tembeling ci attende Zoe, la nostra guida della giungla, che come un novello Virgilio ha il compito di accompagnarci nel cuore del Pahang. Zoe esibisce subito modi asciutti e un innato senso pratico, tratti distintivi di chi è avvezzo ai silenzi della natura. Solo più tardi rivelerà una cordialità mai sfacciata o invadente, così differente da quella che sarebbe stato logico aspettarsi da una “guida”, ogni giorno a contatto con un gran numero di visitatori. Lungo il tragitto via fiume il clima tropicale accentua il gusto esotico di questo viaggio ancora misterioso ed è Zoe, attento e gentile, a indicarne le curiosità e le stranezze. Gatti senza coda in cerca di coccole, scimmie dispettose e golose di banane che saltellano all’ingresso del Taman Negara, il più grande e antico parco naturale della Malaysia peninsulare, reclamando con vivacità il loro cibo preferito.
Con Zoe nella foresta pluviale
Ci addentriamo in silenzio lungo il sentiero attraverso la giungla altrimenti impenetrabile; l’intricata vegetazione di questa foresta pluviale, che risale a centotrenta milioni d’anni fa, trasuda acqua e noi con lei diveniamo parte integrante di un delicato ecosistema che si rinnova ogni notte nei violenti e caldi temporali. Spettatore silenzioso delle nostre scoperte botaniche, Zoe lascia la parola ai suoni e ai rumori dell’intrico verde. Uno scorpione fa capolino da sotto una radice di rattan, più in là un serpente arancione avvoltolato su una liana, quindi enormi formiche che costruiscono la loro casa nel fango.
Chissà quali altri animali accompagnano i nostri passi, nascosti da qualche parte nel fitto fogliame gocciolante. Zoe, domani e per i giorni a venire, incontrerà altre persone e svolgerà il suo lavoro con l’abituale zelo. Ma perché non pensare possa conservare un buon ricordo, rotto il ghiaccio della sua riservatezza, anche di questi visitatori occidentali, tutti esperti e giramondo, e di me stessa e delle mie numerose domande? Io di lui, viso scuro e fiero, intagliato nel legno prezioso di queste foreste, conserverò un gradevole ricordo.
Malaysia, l’uomo della città
Forse ci sono. Sono questi personaggi, che in genere vengono considerati semplici “accessori” di un viaggio così diverso da quelli di casa, a riserbare le sorprese migliori. Senza di loro le scoperte avrebbero poco senso e in talune circostanze ci si potrebbe addirittura perdere nel canonico bicchiere d’acqua, considerata la scarsa o quasi nulla conoscenza delle consuetudini locali. La conferma arriva a Kuala Lumpur, dove ci attende Johnny, la guida d’origine cinese che ci accompagnerà per tutto il resto del viaggio. L’incontro è illuminante: dal modo in cui prontamente gestisce il gruppo e distribuisce informazioni e rassicurazioni, capisco che la sua estrema affabilità non è solo dettata dall’esperienza e dalla consapevolezza del mestiere, ma nasce dall’incontro tra la sua cultura e il suo essere.
Esempio perfetto di un malese che attinge a piene mani dalle esperienze di vita della sua terra d’origine e dal dinamismo della sua terra d’elezione. Johnny (originale e voluta, la scelta del nome “americano”!) rappresenta compiutamente ciò che la Malaysia è oggi: un grandioso melting-pot razziale di rara bellezza, una terra nella quale convivono da secoli malesi, indiani, cinesi e gruppi etnici indigeni che qui hanno trovato il loro equilibrio. Una convivenza pacifica che emerge prepotente soprattutto a Kuala Lumpur, la modernissima e vivace capitale.
Malaysia: i moderni grattacieli
L’Asia intera è condensata in questa metropoli dove a spazi moderni si alternano atmosfere dense di tradizione e dove all’ombra delle ardite Torri Petronas e dei moderni grattacieli si possono trovare diversi edifici in stile coloniale, coloratissimi mercati all’aperto e pittoresche “città nella città” come Little India e China Town. L’occasione dell’impegno assunto dà modo a Johnny di far sfoggio di una capacità organizzativa fuori del comune. Anzitutto, l’abilità tutta orientale di sapersi districare nei gorghi di un traffico paralizzante, difficile da gestire persino per i locali; oppure la lungimiranza di riuscire a prevedere specifiche richieste dei suoi ospiti, trovando il modo di consigliare sul come esaudirle al meglio.
Poi, tocco spontaneo e per certi versi imprevedibile, l’estrema attenzione verso le signore del gruppo: piccoli omaggi quali fiori, foulard, gradite attenzioni nell’adoperarsi per superare gli inevitabili momenti di panico per gli imprevisti del viaggio. Non bastasse, il nostro Johnny è una miniera vivente di aneddoti e una riserva inesauribile di buonumore, con veloci spunti improvvisi di vera poesia, quando mostra la foto della moglie e dei suoi bambini, spiegando dove e come vivono, del lavoro che svolge che non ha orari e lo sottrae alla famiglia. Ma Johnny è un uomo felice, attivo e lascia di sé, almeno per quanto mi riguarda, un ricordo che durerà nel tempo.
Affabilità malese
A Malacca, con qualche giorno d’esperienza alle spalle, mi concedo il lusso di dimenticare guide e cartine e di perdermi tra le vie del centro. Malacca è il simbolo di ciò che questa cultura rappresenta grazie alla sua eredità cinese, olandese, portoghese, inglese, indiana. Edifici in mattoni rossi, tipici dell’architettura olandese, si alternano alle splendide case cinesi, aldilà del fiume, decorate da stucchi, molte delle quali ospitano negozi d’antiquariato. Ad ogni angolo una moschea, un tempio buddista, una chiesa. Incantevoli bambini sorridenti si offrono generosi alla macchina fotografica, donne avvolte in sete preziose osservano la scena con curiosità e rispetto. Parlare con un malese, anche a gesti, non lascia mai senza risposta. Ancora una volta, la gente, i tanti Zoe e Johnny della Malaysia.
Le donne che vendono frutta nelle bancarelle e che si ingegnano di spiegare le proprietà miracolose di un frutto o di una radice, felici di poter sbucciare o scorticare i prodotti della terra che da noi nemmeno arrivano. I guidatori sorridenti di risciò a pedali, che offrono fiori e insieme un giro turistico. La piccola bambina di un modesto emporio cinese che vende quadernetti scolastici, caramelle, dolci locali, mentre cura il fratellino addormentato su una piccola amaca. Selamat tinggal, Malaysia! Alla fine, il mio taccuino è ricco di appunti. Certo, nomi di luoghi, di monumenti, di negozi, di ristoranti, di cento altre minute scoperte. Ma nella bacheca dei ricordi, ne sono certa, un posto d’onore verrà riserbato alle molte persone incontrate che mi hanno fatto capire cosa significhi essere ospitali e saper vivere in buona armonia, nel pieno reciproco rispetto. Arrivederci, Malesia!
Info: malesia.travel