Motivi per visitare – o rivisitare – Venezia ce ne sono tanti. C’è sempre una mostra, una festa, un’occasione per ritirarsi qualche giorno nel silenzio e nella tranquillità della laguna. Ma anche chi della Serenissima conoscesse ormai ogni angolo adesso ha una scusa in più: rivedere, dopo otto anni, il Teatro alla Fenice.
Il 14 dicembre dell’anno scorso, infatti, oltre sette anni dopo l’incendio che devastò l’intero edificio, il portone di campo San Fantin si è finalmente riaperto alla musica e alla città, con un concerto di Riccardo Muti al quale hanno partecipato centinaia di invitati selezionatissimi.
Paolo Costa, il sindaco, se n’era fatto un punto d’onore: la Fenice avrebbe riaperto, a qualunque costo, in quella data. E così è stato. Peccato che sia stata richiusa subito dopo, perché i lavori di restauro non sono ancora terminati e ce ne sarà ancora fino a novembre. Ma almeno Venezia e il mondo hanno potuto sapere che il Teatro c’è ancora, “com’era e dov’era”, come aveva promesso Massimo Cacciari, il sindaco dei giorni del disastro.
La storia
Un passo indietro è doveroso. La costruzione del Teatro la Fenice venne iniziata nel 1789, a seguito della presentazione di diversi progetti e della scelta fra i tanti di quello di Giannantonio Selva, che aveva proposto un teatro adatto alla commedia e alla musica pensato come una “piazza all’italiana”, nella quale il pubblico potesse sentirsi parte di un gruppo ma allo stesso tempo potesse rivivere l’intimità della propria casa grazie ai palchi raccolti.
Il Teatro venne costruito in soli tre anni e inaugurato il 16 maggio del 1792, in occasione della Festa della Sensa, con “I Giuochi d’Agrigento” di Giovanni Paisiello. Con l’arrivo di Napoleone in Italia si pensò di modificare il teatro costruendo una loggia imperiale adatta ad ospitare l’imperatore, che venne inaugurata il 16 dicembre del 1822. Pochi anni dopo il primo disastro: una stufa austriaca malfunzionante mandò a fuoco tutto l’edificio il 13 dicembre del 1836; il rogo durò tre giorni e tre notti e focolai accesi vennero ritrovati 18 giorni dopo lo scoppio dell’incendio.
La ricostruzione fu straordinariamente veloce, e il nuovo teatro venne ripensato per ospitare solo la musica.
La cronaca
Il resto è cronaca dei giorni nostri. Due elettricisti veneziani con qualche problema di droga e un passato non proprio limpido, in ritardo con la consegna di un lavoro all’impianto scenico, pensarono di appiccare un piccolo incendio che doveva apparire fortuito, per non incappare nella multa prevista. Il gioco sfuggì loro di mano e in una notte, sotto lo sguardo attonito del mondo intero, il teatro venne completamente distrutto. Solo la facciata rimase in piedi: all’interno un enorme cratere vuoto prese il posto di centinaia di anni di storia.
Lacrime, tristezza, recriminazioni: un pezzo di una città già alle prese con problemi di sovravvivenza se n’era andato per sempre.