Domenica 24 Novembre 2024 - Anno XXII

Speranza Brasile

Sotto i riflettori per i Mondiali di Calcio, il Brasile sorprende per i suoi mille volti, accomunati da un’attitudine tipica del suo popolo: quella di pensare al presente, alle possibilità dell’oggi. Un Paese che abbiamo imparato a conoscere meglio grazie ad Alice Lizza, autrice e produttrice di “Go! Brasil!”, un diario di viaggio in onda in queste settimane su Rai Due. L’intervista

Alice Lizza
Alice Lizza

Nonostante la prematura esclusione degli Azzurri, seguire la Coppa del Mondo vi ha fatto venire voglia di partire per il Brasile? Sì? Allora non perdetevi le due ultime puntate di “Go! Brasil!”, in onda sabato 5 e 12 luglio, alle 16.30, su Rai Due. A farvi scoprire cosa vedere (e con quale sottofondo musicale), dell’attuale patria del calcio mondiale, ci penserà niente meno che la bellissima video-produttrice Alice Lizza, autrice e produttrice di questo diario di viaggio realizzato insieme al regista e videomaker Davide Starinieri. Noi l’abbiamo intervistata per farci dare qualche anticipazione su cosa vale veramente la pena non perdere.

Alice, prima di girare “Go! Brasil!”, eri già stata in Brasile?
No, è stata la mia prima volta. L’ho trovato per nulla uguale ai Caraibi. E non ti nascondo che, Davide ed io, ce lo aspettavamo completamente diverso. 

In che senso?
Nell’immaginario collettivo, quando si pensa al Brasile lo si immagina un paese molto arretrato, con molti problemi. Invece, nonostante i problemi ci siano, sono tantissimi i giovani con una grande voglia di fare. E di fare nell’immediato. Una caratteristica dei brasiliani è, infatti, proprio quella di pensare al presente, all’oggi, e di conseguenza di essere sempre alla ricerca quotidiana di possibilità, impazienti di diventare il paese dell’adesso. Grazie a “Go! Brasil!” ho scoperto un paese molto più innovativo e moderno di quanto ci si aspetti, soprattutto dal punto di vista dell’arte e della musica. 

Non a caso ai telespettatori mostrate un Brasile “diverso”, dinamico, competitivo e ottimista.  
“Go! Brasil” non è il solito documentario o reportage. È piuttosto un diario di viaggio personale, fatto di immagini vivaci e musica elettronica, con l’obiettivo di raccontare questo Paese attraverso la storia e la cultura del suo popolo, mostrandone la vera natura e andando oltre gli stereotipi. Prima che iniziassero i Mondiali 2014, abbiamo attraversato sei degli Stati che ospitano il Campionato mondiale di calcio raccontando storie di successo, di speranze, sogni realizzati e cambiamenti imprevisti, di artisti, musicisti, chef, pensatori, filosofi, scultori, street artist, calciatori, registi, stilisti, designer, indios che, giorno per giorno, provano a costruire un Brasile diverso.

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Il prossimo viaggio? Istanbul
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Vacanze?
A casa con gli amici. Dimenticare di fare una valigia. A fine luglio partiremo per Istanbul.

Progetti futuri?
Con “Go!” Partiremo verso l’Oriente. Volgiamo raccontare l’Asia, la Cina.

Perché nel 2010 lasciasti l’Italia per l’America?
Volevo trovare qualcosa da fare là. E non ti nascondo che è ancora il mio sogno. Quando ho iniziato a lavorare per la Rai, non me la sono infatti più sentita di lasciare tutto per l’America. Avere nel proprio curriculum un’esperienza all’estero aiuta ad avere una marcia in più. Fosse solo anche per la conoscenza della lingua.

Che consigli ti senti di dare ai tanti giovani che dopo gli studi lasciano l’Italia per trovare fortuna all’estero?
Andare a studiare all’estero è utile per essere più “aperti” e avere un bagaglio culturale più ricco. In generale, è molto importante avere fin da subito le idee chiare, su quello che si vuole fare da “grandi”, perché il futuro si costruisce giorno per giorno. E una volta iniziato un percorso è difficile cambiare rotta. Londra, ad esempio, è una città che ti ingloba, ti fa perdere tempo e dimenticare il perché si è partiti.

Nel tuo lavoro aiuta essere una bella ragazza?
Certo che sì, soprattutto nei rapporti interpersonali. Se sei bella, la gente si avvicina a te, è ben disposta a raccontarsi, ad aprirsi con un’estranea. La bellezza però non basta.

(03/07/2014)

Il Cristo Redentore, l'immagine simbolo del Brasile
Il Cristo Redentore, l’immagine simbolo del Brasile

Cosa vedremo nelle prossime puntate?
Il 5 luglio faremo tappa nel Cearà. Partendo dalla sua capitale Fortaleza. Una località di villeggiatura molto conosciuta, di cui noi però vi mostreremo il suo lato più artistico. Poi toccheremo le bellissime dune di Yericoucoara. Chiuderemo con la splendida Rio De Janeiro, tra le spiagge di Copacabana e Ipanema. Ma sarà una Rio inaspettata.

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Tu che in Brasile ci sei stata perché lo consiglieresti ai nostri lettori?
Perché è un Paese in cui si rimane meravigliati. E non solo per la natura che qui domina. Come se non bastasse poi il Brasile ti accoglie, ti fa sentire a casa.

Dispiaciuta dell’esclusione degli Azzurri dal Mondiale?
Tantissimo. Siamo andati in onda con molta amarezza anche perché L’Italia è uscita dalla competizione, proprio il giorno prima della messa in onda della prima puntata di “Go! Brasil!”. Parlare del Brasile con l’Italia fuori dai Mondiali, ha tutto un altro senso.

Davide è stato un buon compagno di viaggio?
Ormai siamo una coppia super collaudata. Riusciamo a superare qualsiasi difficoltà. Davide poi è molto paziente. E questo non guasta.

Com’è viaggiare per lavoro?
All’inizio è incredibile soprattutto perché si è costretti a parlare con la gente del posto. Poi però finisci per non goderti più il viaggio. Per “Go! Brasil!” abbiamo girato sei Stati molto diversi fra loro in poco tempo. E più di una volta ci è capitato di fare delle riprese sulla spiaggia e invidiare la gente che stava facendo il bagno o prendeva il sole in costume. Quando viaggi per lavoro non sei più un turista e non ti godi più il viaggio. Anche perché dormi poco.

Nonostante questi inconvenienti sono convinta che suscitiate l’invidia di molti.
Certo! Non a caso ci sentiamo dei privilegiati soprattutto perché Rai Due ha creduto nel nostro progetto. E questo ci riempie di orgoglio.

Nel 2013, sempre con Davide, hai girato l’Europa in camper per raccontare il movimento dei “makers” europei. Che ricordi hai di quell’esperienza?
Sicuramente è stata un’idea folle. In tre mesi abbiamo percorso 15mila Km e ogni giorno lavoravamo. Insomma è stato massacrante. La mattina facevamo vita da campeggiatori mentre il pomeriggio e la sera tornavamo a vestire i panni degli autori e registi.

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Cosa non manca mai nella tua valigia?
Il caricatore dell’I-Phone, tanti vestiti, musica, foto e microfoni sempre. Davide invece ha una valigia più tecnica: tutta con l’attrezzatura. Tra i due è lui quello più serio.

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