A Roma, nella giornata di mercoledì 8 giugno, presso il Museo Storico, il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette, ha inaugurato una mostra di opere pittoriche e archeologiche recentemente recuperate, in Italia e all’estero, dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Sino al 3 luglio e gratuitamente sarà possibile ammirare alcune pregevoli opere già presentate alla stampa, ed altre numerose inedite. Intensa, proficua, insostituibile e preziosa, come sempre, l’opera e l’impegno con cui il Nucleo dell’Arma riesce a scovare traffici e trafficanti di opere d’arte, di cimeli preziosi.
Reperti archeologici recuperati: i crateri a figure rosse
Grazie alla consolidata e proficua collaborazione investigativa in materia di beni culturali che lega l’Italia agli U.S.A. è stato possibile recuperare negli ultimi anni importanti beni archeologici appartenenti al nostro Paese. In mostra sarà quindi possibile ammirare un cratere a campana lucano a figure rosse, un altro cratere attico a campana a figure rosse e Skyphos attico a figure rosse ritrovato in vendita presso un’importante casa d’aste newyorchese. Il cratere di Methyse, uno dei reperti proveniente dal traffico illecito di beni culturali dall’Italia alla Svizzera e infine il Pelike apula a figure rosse e la Coppia di Oinochoai trobilati nello stile di Gnathia: due straordinari reperti che, oltre ad essere pubblicati in un catalogo di una casa d’aste di New York, si trovavano anche censiti nell’archivio di un trafficante d’arte italiano operante in Svizzera.
Capitelli, anfore, statue e sculture
Nella mostra del Comando dei Carabinieri è possibile ammirare un capitello romanico trasformato in acquasantiera che custodiva le ceneri di San Flaviano e un’anfora chiota, recuperata dalle Forze dell’Ordine in uno dei magazzini all’interno del Porto Franco di Ginevra.
Tra le opere in esposizione la statua di un’offerente maschile: l’opera, studiata da importanti etruscologi per la sua unicità, è stata riconosciuta come scavata clandestinamente da un ambiente votivo in località “Lagaccione” (un cratere adiacente al lago di Bolsena), all’interno dell’area archeologica di Bisenzio, situata nel Comune di Capodimonte (VT).
Sarà possibile vedere da vicino la Scultura in pietra calcarea di Palmira: durante le indagini indirizzate a contrastare episodi di riciclaggio di denaro da parte di alcuni imprenditori piemontesi verso Paesi dell’area orientale, veniva rinvenuta la rara edicola funeraria siriana, tipica dell’area archeologica di Palmira, raffigurante tre personaggi (il capostipite ed i suoi figli) effigiati nel loro tradizionale monumento funerario.
I dipinti dei grandi maestri italiani
Nella mostra si possono ammirare importanti dipinti recuperati grazie alle indagini dei carabinieri, come la “Chiesa di San Pietro di Castello” attribuito ad Antonio Canal detto Canaletto. A seguito delle attività investigative condotte nel 2015 a Firenze, l’opera veniva individuata e sequestrata presso la stazione ferroviaria del capoluogo toscano, evitando che fosse esportata all’estero per la sua commercializzazione presso una casa d’aste del Principato di Monaco.
In esposizione il dipinto “Madonna in adorazione e Bambino dormiente” attribuito a Guido Reni e “Madre di Victorio Macho”, “Ritratto di uomo”, “Monumento a San Giovanni della Croce” di Victorio Macho: le opere sono state recuperate dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Roma in un casolare di campagna. I disegni e le sculture erano state rubate dal furgone che le avrebbe dovute trasportare in Spagna.
Tra le opere oggetto della mostra gli affreschi “Cristo Benedicente” e “Agnello”: il primo fu ritrovato negli elenchi di una casa d’aste statunitense, l’altro fu sequestrato in Svizzera tra i beni di un trafficante di antiquariato.
La Lettera di Colombo: il pezzo forte della mostra
Menzione d’onore va al ritrovamento della Lettera di Colombo: nel 2012, in seguito alla denuncia per il furto di alcuni volumi antichi di notevole interesse storico-archivistico, cominciarono le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma. Nel corso delle attività, il Reparto Operativo TPC sequestrava l’esemplare falso della lettera di Colombo datata 1493, relativa all’annuncio della scoperta del Nuovo Mondo ai grandi della Terra. In seguito l’Homeland Security Investigation inviava una nota relativa alla presunta presenza, in territorio statunitense, di edizioni della lettera di Colombo, datata 1493, ritenute false. Dal medesimo filone investigativo emergeva che un’ulteriore versione della Lettera di Colombo, datata 1493 e custodita presso la Biblioteca Riccardiana di Firenze, era un falso realizzato attraverso riproduzioni fotografiche moderne, stampate su carta antica, ma non corretta per quelle edizioni, e per questo anch’essa fu sequestrata.
Gli Stati Uniti d’America nel 2016 restituivano all’Italia lo straordinario documento “Epistola…. de Insulis Indie…. nuper inventis…” relativa all’annuncio della scoperta del Nuovo Mondo ai Reali di Spagna, stampata a Roma da Stephan Plannck nel 1493.