Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Amarcord sbarazzino. Santiago del Cile 1976, Coppa Davis Cile-Italia

Coppa Davis Santiago-del-Cile-Palacio_de_LaMoneda

Album dei ricordi. 40 anni dopo in la vittoria italiana alla Coppa Davis di Tennis, 1976, a Santiago del Cile, in piena guerra fredda. Storia, curiosità, birichinate di un reporter

Coppa Davis Manifesto-Coppa-Davis-1976

A volte non ti ricordi cos’hai fatto 40 minuti prima. Figuriamoci se è mai possibile ricordare cos’hai combinato (ben) 40 anni fa. Se però a quella data accadde qualcosa di simpatico, un pochino importante nonché coinvolgente le tue vicende personali, il ricordo può presentarsi tuttora assai nitido alla faccia degli 8 lustri trascorsi. Mi accade, ad esempio, ricordando un ameno viaggio a Santiago del Cile in occasione della finale di Coppa Davis, una sorta di campionato del mondo di tennis a squadre (17 – 18 – 19 dicembre 1976). Una gita, di gruppo, a me cara per tanti motivi, non solo professionali e tennistici, ma soprattutto perché lardellata di vicende un po’ serie (datosi che la politica è ritenuta tale) e un po’ birichine (“Il miglior modo per resistere alle tentazioni è cedervi”, sentenziò giudiziosamente Oscar Wilde). Ma andiamo con ordine.

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Nicola Piatrangeli, capitano della squadra italiana di tennis regge la Coppa Davis, detta anche insalatiera

In una delle due semifinali di Coppa l’Italia batte la Australia (3 – 2) eppertanto giocherà la finale (ah, mai dire Finalissima, Rino Tommasi si incazzerebbe e un po’ di ragione l’avrebbe) contro il Cile, ritrovatosi ‘vincente a tavolino’, nell’altra semifinale, per il rifiuto dell’Urss di giocare contro un Paese governato da un dittatore, per la cronaca il generale Augusto Pinochet Ugarte. Un pensatore (si fa per dire) politico poco amante delle libere elezioni. Una sorta di collega dei suoi omologhi sovietici, da poco succeduti, per inciso, a quella mammola delle libertà democratiche di nome Josif Vissarionovic, più noto come Stalian. (Dopodiché qualora mi fosse richiesto se attualmente  in Russia si sguazza nelle libertà democratiche, risponderei, come quelli del Foreign Office, con un laconico ‘No Comment’…).

Coppa Davis Augusto-Pinochet
Il dittatore Augusto Pinochet

Quasi a imitare il Lupo Ezechiele, il tennis italiano, pertanto, si leccava i baffi datosi che la trasferta a Santiago sarebbe stata, sì, lunga, ma colà i giocatori cileni, Fillol e Cornejo, non erano per certo imbattibili. Solo che, tanto per gradire, la politica ci mise lo zampino mettendo a rischio la conquista italiana della agognata (era già stata persa nel ’60 e nel ’61, e altre sconfitte sarebbero seguite nel ’77, ’79, ’80, ’99), cosiddetta “insalatiera” (e anche stavolta, altra incazzatura di Rino Tommasi, perché la bowl messa in palio da mister Davis fu da sempre destinata a miscelarvi il britishissimo punch, non certo a condirvi la lattuga). No della politica, nel senso che il Pci, al secolo i comunisti, fece un casino della madonna invocando (fosse solo per imitare l’Urss) il boicottaggio del match. A questo punto posso ricordare due chicche, utile per capire “cos’è la politica”. 1) Da anni nel Giro ciclistico del Cile correva regolarmente una squadra (dilettanti) della Fiat senza che nessun avesse mai fatto un plissè. Mah. 2) Al termine di un infuocato dibattito televisivo alla vigilia della partenza (a Fiumicino la squadra salì a bordo alla chetichella, quasi da clandestini, per non sfruculiare la sensibilità dei tovarich lavoranti  nell’aeroporto…) il senatore piccì Pirastu, dopo aver debitamente tuonato contro la trasferta, e ben controllato che le telecamere fossero state convenientemente spente, da buon tennisofilo si accommiatò dai giocatori invocando un ritorno a casa con la “Davis” tra le mani (cosa non s’ha da fa per campare…). E fu così che si partì….

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Coppa Davis 1976 la squadra italiana
L’Italia del tennis nel 1976 a Santiago del Cile: Adriano Panatta, Tonino Zugarelli, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e il capitano Nicola Pietrangeli

E adesso entro in ballo io. Nella tripla veste di (gran) aficionado al Tennis, di giornalista e di tour operator. Ma eccoci in Cile dove la situazione politica era delicatina, tutta colpa del citato generale Pinochet che 3 anni prima (11/9/73) mediante il solito Golpe (fotocopia di quello sovietico a Praga, pochi anni prima, carri armati in strada e taca banda…) aveva preso il potere (facendo fuori il povero Salvador Allende). Una situazione politica che influì in 2 diversi momenti (professionale e sexy) del nostro soggiorno santiaghese. Nel caso giornalistico accadde che a causa del ‘canje’, scambio (18/12) di due capataz (Corvalàn, comunista, e Bukovsky, non solo ex comunista ma pure dissidente) la stampa tennistica italiana fu svegliata nottetempo dai giornali del Belpaese per essere inviata al  ministero degli Esteri a informarsi sull’avvenuto baratto (dalla racchetta alla Cortina di Ferro…). Quanto, invece, al nesso politica & sesso, accadde che, come accade in occasione dei Golpes (di Stato) anche il generale Pinochet decretò il canonico Toque de Queda, alias coprifuoco, che iniziava alle 21 o giù di lì. Col risultato che, non potendosi frequentare durante il giorno (colpa dei matches di Coppa Davis) le Casas de Putas (i nostri casini premerliniani) vi si poteva andare giusto in tempo per non potere più uscirne fino al mattino seguente (allorquando, finito il divieto di andare in giro, i ‘policias’ di Pinochet cessavano di sparare sulle ombre comuniste notturne). E (politica o no) un’intera notte al casino resta sempre un piacevole ricordo da narrare ai nipoti…

Coppa Davis Viña-del-MarMa se si parla di birichinate galanti (mica si può sempre, e solo, parlare di sport) l’ormai quarantennale gita tennistica in Cile riservò un’altra piacevole chicca. Alla quale sono in grado di dare un nome, Soledad. Capita che appena sceso allo Sheraton San Cristobal vengo avvicinato da una (gran) bella giovane che, previa presentazione (appunto, Soledad) si propone come guida (in gergo turistico, e in senso più lato, “accompagnatrice”). Solo che a questa proposta assistette anche il Giuàn, nel giornalismo sportivo ben noto per una doble pasiòn, per il tennis e per le donne. E fu così che grazie alle sperate grazie della hermosa cilena cominciò tra me e il Giuàn una sorta di derby denso di sensazioni. Per cominciare, giunti in escursione a Viña del Mar, e informati da Soledad che da quelle parti –colpa della corrente antartica- l’acqua era da definire più gelida che fredda, per la sola libido di far vedere alla guapa guida cosa non sa affrontare un italico aspirante macho, giù un bel tuffo nell’oceano. Poche ore dopo, battendo i denti in quanto ancor quasi ibernato, da cui tremenda caghetta, ma con quasi integra voce, dettavo al dimafonista del giornale del Giuàn il pezzo da lui scritto in totale mutismo da afonìa. Dopodiché quando lo scrivente e il di lui rivale pensarono bene di spiegare a Soledad che dalla loro pasiòn romantica sarebbe anche stato il caso di (spurcaciùn) passare a qualcosina di più concreto, la giovinotta si limitò ad aprire la borsetta, estrarre un foglio e consegnarlo alla nostra lettura. Nel quale foglio, un documento redatto dalla Facoltà di Medicina di Santiago del Chile, sezione (ay ay ay) di Dermosifilopatica, si attestava che la señorita Soledad blablabla possedeva quel male noto anche come Francese o Gallico nonché (derivante dall’antico greco) Lue. E a quel punto, concorderà il saggio lettore, non restava che obbedire all’antico suggerimento latino “In dubio abstine”.

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Coppa Davis Pietrangeli-Panatta-Bertolucci-Zugarelli-Barazzutti-2016
Pietrangeli, Panatta, Bertolucci, Zugarelli, Barazzutti 2016

Per tornare alla cronaca (stavolta sportiva), 1976 Coppa Davis in Cile, capitano Nicola Pietrangeli, giocatori, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci (oggidì commentatore di Sky e che bravo), Adriano Panatta, Tonino Zugarelli … dopodiché Pinochet mollò il potere l’11/3/1990, non so se in Cile ci sono ancora i casini (che peraltro osserverebbero orari più umani essendo stato nel frattempo abolito il Toque de Queda), e tantomeno so che fine ha fatto Soledad (risultandomi invece che a Viña del Mar l’acqua è ancora più fredda di un Martini col ghiaccio pilè) … Si vas para Chile

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