Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

A tu per tu con l’eroe delle Islas Malvinas

Com’è strana la vita! Dall’Uruguay a Buenos Aires, attraverso le acque limacciose del Rio de la Plata, prima del definitivo rientro in Italia. Girovagando tra i tanti reduci della Guerra delle Malvinas (le isole Falkland), mi imbatto in un semplice “vaquero” che di quella guerra è stato l’eroe osannato e ricordato da tutti gli argentini. Clamoroso a Buenos Aires! Intervisto “El Poltro”

Monumento ai caduti a Las Malvinas
Monumento ai caduti a Las Malvinas

Buenos Aires, 2 aprile 2014 (giorno/dia del heroe nacional), ore 12…
Doverosa info pro lettori meno vecchi e scarsamente dotati di memoria. Nella primavera del 1982, ritrovatosi in crisi, il regime militare argentino tentò di risollevarsi ricorrendo alle solite rivendicazioni nazionaliste – come peraltro hanno sempre fatto, fanno e faranno tutti i regimi di questo tipo, e bene dicesi nell’idioma di Cervantes che ‘El Patriotismo es el ultimo reducto del canalla’, a ciò potendo solo aggiungere che ‘El nacionalismo se cura viajando’ –.
I generali al potere, pertanto, pensarono bene di invadere le atlantiche isole Malvinas. Che però, per non dire al contrario, per Mrs. Thatcher – la nota Lady di Ferro, che, come si disse anche a proposito di Mussolini, sembra che avesse sotto due maroni così – si chiamavano Falkland, per l’esattezza dal 1833 – ma a onor del vero un anno prima vi era approdato un vascello argentino -. 

Lady di Ferro e Generali dittatori

A tu per tu con l'eroe delle Islas Malvinas

Morale, la solita, la guerra: cominciata a fine marzo con un’invasione argentina mirata all’occupazione della capitale, Puerto Argentino, sorry, Stanley, dichiarata il 2 aprile, proprio oggi, 32 anni fa, e terminata il 14 giugno. Con la durissima sconfitta dei connazionali di Maradona El Pibe de Oro, che proprio quell’anno, invece di sacrificarsi in mezzo all’Atlantico, preferì arricchirsi andando a giocare per il Barcellona, dopodiché finì a Napoli a passare e nuttate coi guaglioni camorristi. Gli Argentini lamentarono poco più di 650 morti, appetto ai circa 250 British, metà dei quali vittime del drammatico affondamento dell’incrociatore General Belgrano da parte della Royal Air Force. Con la precisazione che gli sconfitti generali argentini, capeggiati da Leopoldo Galtieri, dovettero fare fagotto, finisce la doverosa info storica.

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Ricordando la “Guerra” delle isole

La cerimonia di commemorazione
La cerimonia di commemorazione

Dalle parti del monumento eretto a ricordo della sullodata guerra vedo un certo trambusto e odo voci tipiche di una manifestazione politica o di un atto commemorativo. Come ovvio mi fiondo deciso verso l’assembramento e scopro che le Forze Armate dell’Argentina e chi da loro convocato, ricordano la data di inizio della suesposta Guerra de Las Malvinas. Mi affianco a cronisti e fotografi, ringraziandoli per sopportare un vecchio collega paraturistico brandente una umile macchinetta Samsung e indossante una depistante blusa con su scritto ‘Ecuador’ (qualcuno mi chiede cosa ci fa lì un paparazzo andino). Ascolto 3 o 4 (per fortuna brevi) discorsi di altrettanti generali e/o ammiragli, parlo con un paio di militari appena messi sul ‘riposo’ dai superiori, ammiro i bellissimi (ce credo, con la  pampa affollata di bovini che possiedono in Argentina) stivali di un capitano di cavalleria (fantastico cuoio di colore bruno chiaro, eleganti lacci, luccicanti speroni), fotografo e parlo con un reduce in t-shirt (su cui, ça va sans dire, è sentenziato “Malvinas argentinas”). E infine punto e mi presento al più salutato, avvicinato, contattato, festeggiato, omaggiato personaggio della manifestazione, indossante un basco nero (e penso ai Berretti Verdi di John Wayne) e una maglietta altrettanto nera meglio facente risaltare una aurea, non vistosa ma chiaramente importante decorazione. 

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