Levanto sembrerebbe avere una posizione defilata, sopraffatta dal Parco Nazionale delle Cinque Terre con cui confina a levante, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco con i suoi celebratissimi borghi e il suo mare protetto.
Questa “impressione” l’ha però preservata: nel 2003 a Levanto è stata assegnata la seconda edizione del premio Città-Slow per l’elevata qualità della vita e la valorizzazione del territorio e della tradizione.
Non solo si è rifatta il trucco ristrutturando vie, piazze e monumenti urbani, ma ha recuperato i borghi storici della valle dando nuovo vigore all’agricoltura tradizionale incentrata in larga misura sul biologico; nuova vita agli antichi sentieri e mulattiere; nuova forza al turismo eco-sostenibile grazie ai numerosi agriturismo, affittacamere e Bed&Breakfast sparsi nell’entroterra, in grado di offrire ospitalità diffusa secondo il modello dell’ “hotel paese”. Levanto ha creato in questo modo un sistema socio-economico-ambientale che oggi si propone come progetto-pilota per un moderno sviluppo di qualità.
Morale: se altri borghi si spopolano, Levanto negli ultimi anni ha invertito la rotta e vive oggi una nuova, favorevolissima stagione. Con una straordinaria attenzione all’enogastronomia legata al territorio.
Un “modernissimo” borgo antico
Quella di Levanto è una posizione geografica eccezionale che ne fa uno degli approdi più riparati della Liguria, circondato da colline coperte di uliveti, vigneti e castagneti, proprio a ridosso di quell’aspra montagna sul mare che sono le Cinque Terre, dove le insenature sono ben poche.
Un borgo di origine antichissima – il cui ampio entroterra fu abitato fin dall’età del Bronzo, come testimoniano i reperti rinvenuti in una frazione della vallata – che gravitò per secoli nell’orbita di Genova ed ebbe notevole importanza nel Medioevo.
Valido punto di partenza per la visita di Levanto sono i resti del porto medievale presso l’Ospitalità del Mare, antica casa mercantile con i magazzini del sale al pianterreno, trasformata in convento degli Agostiniani, poi in ospedale civile, quindi in ospizio e, recentemente ristrutturata, in ostello, con un’area museale che illustra la struttura dell’antica darsena e del porto canale che era stato realizzato sfruttando la foce del torrente Cantarana, poi insabbiatosi (negli edifici intorno all’ostello si notano ancora volte e portali dei vecchi magazzini).
Una “piccola” Genova
Parecchie altre sono le tracce medievali nel borgo, come la duecentesca loggia del Comune a cinque arcate nella piazza del Popolo. E chiese di pregio come la parrocchiale duecentesca (in parte) di Sant’Andrea, a fasce orizzontali di marmo di Carrara alternato a pietra verde locale, che racchiude il celebre Crocefisso Nero del XIV secolo che sarebbe stato trovato sulla spiaggia occidentale del paese dopo una mareggiata.
O la chiesa di Santa Maria della Costa, la più antica del borgo, in salita San Giacomo, con un portale decorato da un bassorilievo cinquecentesco che raffigura San Giorgio e il drago.
Dal lungomare, la cosiddetta “Passeggiata della Pietra” fiancheggiata da tante ville ottocentesche, una scalinata sale al castello, ottimo punto per osservare il tratto più intatto della cinta muraria eretta dalla Repubblica di Genova.
Ma è l’intero tessuto urbano del centro storico, fatto di carrugi e scalette, che racconta l’età medievale: via Guani con quanto resta dei magazzini e delle abitazioni mercantili cui si sovrapposero a partire dal Cinquecento le dimore signorili; via Toso dove si trova casa Restani, edificio mercantile rivisitato nel Novecento; via Paraxo che conserva tre portali a arco ribassato, mentre via Garibaldi segna già l’espansione post-medievale.
La modernità si ritrova in piazza Cavour, che fu il chiostro del seicentesco convento delle Clarisse oggi sede municipale, pavimentata con pietra arenaria nell’ambito del recente piano di recupero del centro storico.
Ma la vera modernità sta nella testa di alcuni lungimiranti abitanti che hanno dato il via al rinnovamento urbano e mentale di Levanto e di diversi villeggianti che hanno con la cittadina un rapporto affettivo forte e duraturo. Già, Levanto è un covo di professionisti (soprattutto) milanesi che l’hanno scelta come buen retiro per la sua pace e l’osmosi solitamente difficile in Liguria con la comunità locale. Un luogo vero – questo raccontano – accogliente tutto l’anno, buono per viverci tanto che qualcuno sogna già di trasferirsi lì negli anni a venire.
Levanto città dei bambini
Piazze pedonali come la grande piazza Cavour, area prediletta dai piccoli per il gioco della palla, o piazza Staglieno che nei giardini ottocenteschi ospita un parco giochi appena rinnovato (lavori tuttora in corso) suddiviso per aree d’età, o ancora piazza senatore Agnelli soprannominata Porto Pidocchio perché molto soleggiata e calda, con vecchi giochi disegnati per terra.
Levanto mostra grande attenzione per i più piccoli, tanto da avere sviluppato da qualche anno un progetto: Levanto “Città dei Bambini”, che oltre a dedicare speciale cura alla riqualificazione dei luoghi, ai programmi e ai divertimenti per i suoi piccoli ospiti, si occupa anche dei corsi per educatori d’infanzia e di organizzare conferenze sul rapporto genitori-figli, il disagio giovanile, le problematiche legate all’adolescenza grazie all’opera di personaggi di rilievo del mondo della pedagogia e della psicologia, come la docente universitaria Silvia Vegetti Finzi, che a Levanto va da trent’anni ed è una delle animatrici del progetto insieme a Susanna Mantovani, preside della Facoltà di Scienze della Formazione all’Università della Bicocca di Milano. Tanto per “non fare nomi” di persone che hanno a cuore la cittadina e non si accontentano di trascorrervi le vacanze.
Non solo costa. I paesini dell’interno
Settantaquattro chilometri di sentieri nel solo comune di Levanto percorrono la vallata lambita dai torrenti Ghiararo e Cantarana. Passeggiate sconosciute accanto alle frequentatissime Cinque Terre, che sono comunque raggiungibili attraverso il panoramico percorso che dal castello di Levanto, in un paio d’ore, raggiunge Monterosso arrampicandosi prima a Punta Mesco, cantata da Montale (che a Monterosso è tuttora celebrato con le manifestazioni a Villa Montale).
Salendo invece nella vallata di Levanto, una delle frazioni più pittoresche è Lavaggiorosso, borgo arroccato sulla roccia dove negli antichi vicoli (che conservano resti trecenteschi di portali e muri) si notano una quindicina di portoni in legno dipinti con tralci di ulivo, foglie di vite e creazioni liberamente ispirate agli artisti, invitati a ripercorrere la tradizione locale, dai racconti degli stessi abitanti.
Nel paese si può dormire in un antico frantoio ristrutturato con gusto e assaggiare acciughe in tutte le salse, torta di riso, gattafin, ravioli, coniglio, nella vecchia osteria del paese in braccio alle colline, verdi e scarsamente edificate. Per chi non si sente di camminare tanto, vale la pena almeno seguire la mulattiera lastricata in pietra che i bambini percorrevano a piedi da Lavaggiorosso alla scuola elementare, oggi in rovina, presso il mulino di Lizza con le sue due ruote, oltre a quella del frantoio in disuso, che vengono tuttora azionate in alcune speciali occasioni. Lasciate pure a casa l’automobile per andare a Levanto, tanto a piedi si va dappertutto, soprattutto in autunno quando la calura molla la presa.
Due appuntamenti da gustare
Pane del pescatore, bruciatella, frittelle di baccalà, trofie al pesto, pasta alla contadina, lattughe ripiene, stoccafisso in umido, acciughe e focaccia, gattafin, farinata di ceci, castagnaccio e ricotta e vino di produzione locale: a ogni tappa una specialità diversa.
Ecco cosa propone la “Mangialunga“, passeggiata eno-gastronomica in programma il 19 settembre. Che se nella versione primaverile visita gli otto borghi occidentali della vallata, in quella autunnale tocca le otto frazioni orientali, con soste e degustazioni. Lungo il percorso si visitano antichi mulini, frantoi e cantine nelle quali gli abitanti offrono altri bicchieri di vino e spuntini a base di salumi e formaggi.
La passeggiata, che segue gli antichi sentieri che collegano i borghi per una decina di chilometri, è facile e adatta a tutti. Già, perché questa iniziativa, per non smentire il marchio della città, è una gita “slow” attraverso la quale scoprire l’ospitalità delle comunità locali.
Simile l’idea di “De Gustibus”, che però si svolge a Levanto: in programma, il 23 e il 24 ottobre convegni sull’ospitalità e la gastronomia di qualità, una mostra mercato dei prodotti tipici e un tour eno-gastronomico attraverso il centro storico con visita degli edifici medievali e degustazione delle specialità locali.