Venerdì 3 Maggio 2024 - Anno XXII

Natura e “freak” del Nordest brasiliano

falesia Falésias-foto Tulio Custodio

Seicento chilometri di arenili, una barriera corallina a ridosso della costa.
Notti infinite su spiagge illuminate da falò. Falesie millenarie e merlettate che hanno visto l’approdo degli schiavi. E’ il Nordeste brasiliano

falesia foto-Flavinharn
Falesie foto-Flavinharn

Basta osservare una carta geografica per capire come sia stata l’evoluzione a delineare il futuro del Brasile. Secondo la teoria della deriva dei continenti, infatti, nel tardo mesozoico Africa e Sud America si separarono. A testimonianza dell’evento, un’enorme arco convesso proteso nell’Atlantico che combacia perfettamente con la curva concava della costa africana, nell’immenso Golfo di Guinea. Conseguenza connaturata a tale scissione di mega-zolle, il clima secco della costa del nord est brasiliano che si esprime in architetture mirabolanti: le falesie.

Le Falesie, giganti di sabbia

falesia Morro Branco
Morro Branco

Ma cosa si nasconde dietro questo termine? La falesia è un dirupo di sabbia compressa provocato dall’intensa abrasione del mare sulla costa rocciosa, soggetto perlopiù a continuo arretramento. Due sono le tipologie principali: “viva” quando è a picco sul mare, “morta” quando è, invece, separata da una piattaforma litorale.
Morro Branco, nello stato del Cearà, fornisce uno tra gli esempi migliori di queste grandiose architetture naturali. Percorsi tra le rocce e un labirinto di sabbia multicolore, con tonalità che sfumano dal bianco al rosa. Il fascino di queste falesie è perdersi nei loro meandri. Si può camminare per oltre un’ora in quello che da sempre è stato utilizzato come set cinematografico. Rete Globo, principale network brasiliano, ha adibito Morro Branco a location per le sue novelas. Qui, la schiava Isaura abbandonò le catene della vita buttandosi da una rupe a picco sul mare. Sempre qui, con le spalle volte all’Oceano, Matteo, alias Thiago Lacerda, giurò amore eterno a Giuliana, alias Ana Paula Arosio, prima di salpare verso l’Italia. Si trattava di Terra Nostra, telenovelas divenuta evento mediatico a tutti gli effetti per gli ascolti vertiginosi che vantò tra il 1998 e il 2000. Anche se non serve una sceneggiatura per calcare questi labirinti dove il tempo sembra bloccato in un’istantanea che sa di deja vu. E i giorni sono scanditi dai canti delle merlettaie che tessono intonando le vite degli schiavi.

Renda de Bilro, ricamo complicato

falesia Renda de Bilro, la tecnica di ricamo tipica del Cearà
Renda de Bilro, la tecnica di ricamo tipica del Cearà

Si chiama Renda De Bilro la tecnica principale di ricamo adottata nel nord est del Brasile. Nata da una tradizione schiavista, la Renda de Bilro fu importata quattrocento anni fa dai Portoghesi durante la colonizzazione. La cosa curiosa è che questa tipologia di ricamo vede i suoi primi natali in Italia. Solo in un secondo momento attecchì in terra “franzosa” per raggiungere nel XV secolo il Portogallo: scalo ideale per approdare alle Americhe. Molto complicata da effettuare, è una pratica affascinante da seguire. Le donne, i cui visi d’ebano tradiscono le lontane origini, siedono a riva e cantano le nenie degli schiavi. La scansione della risacca accompagna i versi che intonano, mentre spine di cactus passano veloci fra trama e ordito creando le forme. Fiori si alternano a geometrie stilizzate: tutto rimanda a un lontano passato, come se l’armonia di questi fili contenesse la risposta a ogni domanda. Intanto la spina corre sempre più veloce e la donna, forse Bahiana, canta senza seguire il percorso delle mani. La silouetthe si delinea, la navetta rallenta e il canto si smorza mentre il sole si addormenta nell’Oceano figlio di Atlante.

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Carlo, un “freak” a Canoa Quebrada

falesia Canoa Quebrada-foto Flaviohmg
Canoa Quebrada-foto Flaviohmg

“The answer, my friend, is blowin’ in the wind / The answer is blowin’ in the wind” (Bob Dylan)
Broadway è il nome della via principale che taglia il centro di Canoa Quebrada, ameno villaggio di pescatori distante centoquarantacinque chilometri da Fortaleza. Ad accogliere la nostra delegazione, Carlo, italiano d’origine ma ormai brasiliano a pieno titolo. È sera e della bellezza selvaggia di Canoa si percepisce solo una lontana eco. I colori si fondono, le luci delle insegne al neon si moltiplicano, mentre nell’aria si mescolano gli aromi di “fejoladas” e “picahna”. Come reazione al torpore del giorno, gli abitanti si riversano per strada mentre venditori di coloratissimi braccialetti intrattengono i passanti con estenuanti contrattazioni. Alle dieci di sera tutto è pronto per dare inizio a una “noche” latina: bellezze locali in pareo e belle “esotiche” (date le latitudini) bruciate dal sole con i capelli color miele resi ancora più chiari dall’acqua.
Canoa è, infatti, una meta adottata dal turismo europeo del grande nord, ci racconta Carlo. Questo perché offre a prezzi contenuti una vacanza dove natura e ambiente regnano sovrani. “Una vacanza da freack, insomma”. Meta prediletta da un target giovane per il buon rapporto qualità-prezzi, è apprezzata dalle famiglie. Almeno di un certo tipo.

falesia La spiaggia di Canoa Quebrada foto George Vale
La spiaggia di Canoa Quebrada foto George Vale

I discepoli di Woodstock portano qui la loro seconda generazione di figli. Così non è raro incontrare qualche capello bianco per mano a quella di un bambino scoppiettante. È una sorta di iniziazione alla vita quella che avviene per le vie di “Tranquillandia”; questo il nome con cui fu battezzata questa casuale scoperta.
Circa dieci anni fa Carlo aveva lasciato Cinisello Balsamo per l’Argentina. Qui, un giorno, trovò per terra un volantino che parlava di Canoa, come un luogo ameno e incontaminato. La reazione fu immediata: Carlo prenotò un volo per Fortaleza e dopo otto ore in jeep, precorrendo strade non ancora battute, raggiunse Canoa. Il colpo di fulmine fu immediato, così come la scelta del nome: quel posto dalle falesie millenarie non poteva che chiamarsi Tranquillandia. Da allora di anni ne sono passati; la contestazione ha lasciato spazio agli anni del rampantismo e l’icona di Bob Dylan si è sopita con la guerra del Vietnam. Eppure Tranquillandia, nello stato del Cearà, continua ad essere il ricettacolo dei nostalgici. Gli (oramai) nipoti dei fiori, che non smettono di ascoltare quel vento foriero di risposte.

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Il Porto delle Galline

falesia Porto falesie Galinhas foto José Espanca
Porto Galinhas foto José Espanca

Se Canoa Quebrada evoca archetipi di miltoniana memoria, Porto de Galinhas, nella regione del Pernambuco, rischia di avere le caratteristiche del paradiso ritrovato. Distante quaranta minuti di macchina dalla capitale Recife, vanta una barriera al largo del litorale che frena le onde, creando lagune di acqua tiepida. Microcosmi dove i signori sono i protagonisti della barriera corallina: pesci arcobaleno e coralli, si abbandono a una mite corrente che poco ha dell’impeto oceanico. Meglio note con il nome di “piscine naturali”, queste lagune corrono parallele alle sue nove spiagge.
Il modo migliore per visitarle resta la “jangada”, caratteristica imbarcazione a vela triangolare. È un’esperienza generazionale quella di queste zattere i cui metodi di costruzione vengono tramandati di padre in figlio. Le jangadas viaggiano lentamente assecondando i venti con le loro vele coloratissime. E

falesia “jangada” foto Renatapolicarpo
“jangada” foto Renatapolicarpo

sempre lentamente, raggiungono le piscine naturali. Qui il viaggiatore, perché un turista non sarebbe mai in grado di assimilare appieno quest’esperienza, percorre prima un tratto a piedi, schivando ricci ed evitando coralli, per poi immergersi nell’acqua e trovarsi circondato dai suoi inquilini. Una giornata è poco per godersi la bellezza di questo gioco della natura ma è sufficiente per assaporarne la magia.
Un tempo Porto de Galihnas si chiamava Praia do Porto. Su questa spiaggia arrivavano, a cadenza settimanale, gli schiavi provenienti dal continente africano nascosti nelle stesse stive che trasportavano galline dell’Angola. Arrivati in porto, l’equipaggio utilizzava una parola d’ordine per avvertire i signori delle terre che erano arrivati nuovi schiavi: “Sono arrivate nuove galline nel porto”. Da allora la spiaggia prese il nome di “Porto de Galinhas”. Sebbene di galline qui non se ne veda nemmeno l’ombra!

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Dove dormire e mangiare

Ospitalitài di tutti i tipi e per tutte le tasche
– Amene pousadas con chalet in riva al mare a gestione familiare per Canoa Quebrada. Una tra tutte: Tranquilandia Village in Rua da Praia – Canoa Quebrada – Aracati.
– A Beberibe, l’Hotel Oasis Praia Das Fontes (Avenida Antonio Teixeira Filho), sarà l’ideale per tutti coloro che in vacanza non sono disposti a rinunciare ai piaceri di un all-inclusive.
– Rinnovato da un anno è, invece, l’Hotel Portal Atlantico, ottimo quattro stelle di Porto de Galinhas dove sarà l’italianissimo Adriano a farvi gli onori di casa. Sedici bungalow per un totale di sessantaquattro appartamenti, quasi tutti fronte mare. L’Hotel Portal Atlantico si trova a Rodovia, PE 09, Km 0618 Porto de Galinhas.

falesia Feijoada foto Raphaelstrada
Feijoada foto Raphaelstrada

Dove Mangiare. Non importa “dove” (il nordest del Brasile vanta un’ottima tradizione gastronomica) ma “cosa”. I fanatici della carne sceglieranno la formula della churrascharia, dove la picahna verrà offerta ripetutamente, fino a quando volterete il vostro segnaposto facendolo, da verde, diventare rosso. Il nordest del Brasile è poi il paradiso per gli amanti del pesce. Camarão (gamberi), lula (totani), granchi di fiume e aragoste di mare. Crostacei freschi, freschissimi o appena scottati alla griglia. Una cajaza accompagnata da lime nell’esperienza di una caipirinha, saranno l’ambrosia di questo corollario di sapori.

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