Venerdì 29 Marzo 2024 - Anno XXII

Agenzenit: mostro turistico in gestazione

I giornali ne parlano, è allo studio, i politici ne segnalano la necessità perché qualcosa deve pur cambiare affinché tutto resti gattopardianamente come prima. Ohibò, e cos’è, di cosa si tratta? Ma è l’Agenzia del Turismo, un coso nuovo che dovrebbe subentrare all’Enit nella promozione turistica del Belpaese. La faccenda è così importante da obbligare Mondointasca a battezzare subito il nascituro. Si chiamerà Agenzenit, ingegnoso cocktail di Agenzia (del Turismo) ed Enit. Fa schifo il nome? Beh, vedrete cosa sarà, in confronto, il mostro che a mò di sirena dovrà attirare gli stranieri tra le Alpi e Capo Passero. Secondo … Leggi tutto

Agenzenit: mostro turistico in gestazione

I giornali ne parlano, è allo studio, i politici ne segnalano la necessità perché qualcosa deve pur cambiare affinché tutto resti gattopardianamente come prima. Ohibò, e cos’è, di cosa si tratta? Ma è l’Agenzia del Turismo, un coso nuovo che dovrebbe subentrare all’Enit nella promozione turistica del Belpaese. La faccenda è così importante da obbligare Mondointasca a battezzare subito il nascituro. Si chiamerà Agenzenit, ingegnoso cocktail di Agenzia (del Turismo) ed Enit. Fa schifo il nome? Beh, vedrete cosa sarà, in confronto, il mostro che a mò di sirena dovrà attirare gli stranieri tra le Alpi e Capo Passero.
Secondo i beninformati si tratterà di una sorta di Maison de la France in salsa italica (quindi una Casa Italia) con un suo bel capitale privato eppertanto con un bilancio che potrebbe financo avere fini di lucro. Secondo i benpensanti, invece, altro non sarà che il solito carrozzone all’italiana, un bel frullato di interessi politici, di bottega, clientelismi dediti alla fabbrica di voti mediante blablabla, promesse, intrallazzi e la solita tecnica dell’apparire e non di essere, parlare e non fare.
Scordiamoci poi (e quindi il nome inventato non fa una grinza) che l’Enit finisca in soffitta, come dovrebbe accadere per tutte le cose fruste, ormai inutili, ancorché l’agonizzante non abbia fatto più danno di tanto ma ha certamente assistito, imbelle, al tragico destino del Turismo in Italia. Dubbi in merito? Carta canta: qualche decennio fa il Belpaese era il primo nel mondo per numero di turisti in arrivo, seguito da Francia, Usa e Spagna. Adesso la classifica si è letteralmente ribaltata e l’Italia è finita fuori ‘zona medaglie’, al 4° posto.

LEGGI ANCHE  Trentino: Fiera di... Primiero (e Settebello!). Una bella gita

I politici dimostrano scarso interesse per l’industria dei viaggi

Gondole a Venezia
Gondole a Venezia

Le ragioni di questo infausto calo? Elementare Watson. In primo luogo l’imbarbarimento della qualità della vita nel nostro Paese. Vabbene pagare una cifra per una pizza e una birra, d’accordo farsi pipì addosso perché i cessi dei bar sono sprangati, e per far contenta la morosa si può anche accendere un mutuo per un giretto in gondola. Ma se poi ci aggiungi i rumori, l’aria irrespirabile (l’Europa sta condannando tutte le più importanti città italiane per mancata lotta contro l’inquinamento atmosferico), gli scioperi, gli assalti ai Tir come nel Far West, le autostrade peggio dei tratturi, l’assenza di infrastrutture e collegamenti etc etc etc ti rendi conto che, per venire in Italia, a un turista straniero deve proprio averglielo ordinato il medico. E quindi, onestamente, l’Enit c’entra poco e potrebbe anche sparire che nessuno se ne accorgerebbe, ma sarà certamente tenuta in vita perché nel Belpaese vige la legge di Lavoisier, nulla si crea e nulla si distrugge (non ci fu un referendum che abrogò il Ministero dell’Agricoltura? Tèl chì el servìsi! Un mesetto dopo rinasceva tale e quale, cambiava solo il nome).
Comunque la vada a finire, si chiami Agenzenit o Vattelapesca, sia privato o pubblico, una brava e costruttiva entità che lavori a favore del Turismo incoming non frega nulla ai politici per il semplice motivo che ai politici non frega nulla il Turismo. Alla faccia dell’essere la prima industria nel mondo quanto a fatturato, per gli strateghi della nostrana politica il Turismo costituisce una realtà socioeconomica troppo varia e spezzettata, spazia dal pizzaiolo alla catena alberghiera, dalla guida turistica al gondoliere, numeri forse anche notevoli ma non omogenei, non compattati e controllabili in ben definiti territori alias collegi elettorali (meglio un pacco di 500 postelegrafonici o infermieri in una stessa città che 5000 agenti di viaggi sparsi tra le Alpi e il Canale di Sicilia). E del Turismo nulla frega nemmeno ai sindacati, per una atipicità dei suoi addetti che li rende più simili a lavoratori autonomi, quando non padroni o padroncini (albergatori, ristoratori, guide, pizzaioli, agenti di viaggi etc etc) che proletari marxisticamente sfruttati. Ve lo vedete un direttore d’albergo o un accompagnatore di viaggi o un autonoleggiatore bloccare bruciare taniche su un’autostrada o bloccare una stazione ferroviaria?  
Occorre una prova del menefreghismo dei politici nei confronti della Travel Industry? Elementare Watson. Nella seconda metà del secolo scorso, 1950 – 2000, il ministero del Turismo fu la Cenerentola dei dicasteri (quasi sempre riserva di caccia della democrazia cristiana, ma questo poco importa). Una Cenerentola? Eh sì. Si cominciava con assegnare gli Interni, poi la Difesa e via via, fin quando rimaneva soltanto il Turismo: a quel punto arrivava il contentino per la corrente più sfigata nominando ministro il più pirla dei suoi capataz. E di portafogli, ovviamente, nemmeno si parlava, né dal punto di vista politico (un ministro ‘senza portafogli’ è di serie B) né dal punto di vista delle risorse. Di soldi, investimenti, nisba, cara grazia che il ministero del Turismo avesse una sede e degli uffici (ovviamente minuscoli e squallidi, in via di Fontanella Borghese). Così pochi soldi che verso gli anni ’70 girava la voce che l’Enit di Tokyo (a quei tempi il Giappone era il Paese turisticamente più appetibile nel mondo, quello che è oggi la Cina) disponesse di un budget che permetteva sì e no l’installazione di un cartello sulla Ghinza dopodichè si poteva chiudere bottega e tornare a fare la calza per il resto dell’anno.

LEGGI ANCHE  Grande Inchiesta: a che servono cene, tartine, spumantini, canapè?

Il turismo va studiato come una realtà economica

Premesso che anche negli Enti Locali la professionalità degli addetti ai Lavori Turistici è sempre stata infima (a imitazione del ministro, si nominava assessore al turismo il portaborse più sprovveduto della corrente più sfigata), in Italia il Turismo non è mai stato studiato come una realtà economica: è stato invece usato per divertimento, pierre, mettersi in vetrina, pranzi e ricevimenti. Mai una programmazione. Viaggi di studio e approfondimento, andare a copiare cosa facevano i francesi (vedi appunto la Maison de la France, ma privatizzata, mica una greppia di Stato) o gli spagnoli (bravissimi, a un certo punto si sono messi, e ci sono riusciti, a “vendere il sole” come si può vendere l’aria o l’acqua di un mare, e ai loro rappresentanti del turismo all’estero hanno assegnato uno status diplomatico)? Ma quando mai! Mentre gli altri lavoravano sodo noi pensavamo di risolvere tutto con un carrettino siciliano esposto una fiera del turismo, due strimpellate di Funiculì Funiculà, fichi secchi, tarallucci e vino e va là che vai ben!
Ma mai disperare! A fermare l’attuale Caporetto Turistica su un’eroica Linea Piave, provvederà la balda Agenzenit (o come cavolo si chiamerà). Firmato Marzano Diaz.

Condividi sui social: