Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Bolsena, non solo lago

“Annate lassù se volete vedé ‘na meravija”. Vernacolo veritiero. Dal Castello della Rocca di Montefiascone, il grande cerchio d’acqua appare simile a un gigante liquido in riposo. Visione bucolica d’altri tempi

Un prelato “vino gravis” (avvinazzato)

Santa Margherita in Montefiascone
Santa Margherita in Montefiascone

L’eco della popolarità di questo paese si perpetua nel tempo grazie a un anonimo calice e agli imperiosi punti esclamativi di uno dei vini più famosi d’Italia qui prodotto: l’Est! Est! Est!. Alla fine è un dio pagano che governa Montefiascone; per una burlesca pena del contrappasso è Bacco che impera tra le belle mura papali e i vicoli ombrosi e antichi del paese.
Fu nelll’anno 1111, grazie a un ricco prelato tedesco amante del buon bere, Johannes Fugger, che nacque il mito del vino bianco “Est! Est! Est!”.
Il religioso, un antesignano dei nostri moderni sommelier, nel suo viaggio verso Roma per l’incoronazione di Enrico V, mandava in avanscoperta il suo servitore alla ricerca dei migliori vini. Quando il buon scudiero trovava nettari di Bacco degni del padrone, scriveva sulle mura del paese un semplice “Est!”, vale a dire “c’è”; e il prelato sostava per una robusta degustazione enologica.
Giunto a Montefiascone e assaggiato il supremo bianco del luogo, il servitore vergò la scritta con un iperbolico: Est! Est! Est!. Fugger si fermò in paese affascinato dal sapore, dal bouquet e dal retrogusto del vino e scolò una discreta quantità di “botti”, sino a morirne.
Nella chiesa di San Flaviano una lapide ricorda l’ingordo bevitore teutonico con il sarcastico epitaffio del suo fedele servo: “Est Est Est pr(opter) nim(ium) est hic Jo(hannes) Fuk do(minus) meus mortuus est” (per il troppo Est qui morì il mio signore).

Marta dei pesci

Marta, il porticciolo
Marta, il porticciolo

Il paese di Marta sorge sulla costa meridionale del lago e ha una bella torre ottagonale del 1200, ma non è certo l’antico mastio a farne un’attrazione. E’ infatti a Marta che si respira la vera aria di lago; in questo borgo è racchiusa l’anima del grande specchio d’acqua viterbese.
Nel porticciolo martano è un susseguirsi di piccole barche di pescatori, di reti stese ad asciugare, di nasse (trappole in vimini o di rete per i pesci) appese ai pali di legno come tralci di vite.
Il persico trota, le anguille, i lattarini, il coregone, il luccio, le scardole e le tinche non sono l’ozioso passatempo dei pensionati. A Marta si fa sul serio e vista l’abbondanza di pesce e la grande richiesta dei ristoranti, la pesca sul lago di Bolsena è tuttora un lavoro redditizio che si tramanda di generazione in generazione.
Ogni pescatore è un personaggio, burbero e amabile, sospettoso con lo straniero, ma che non esita dopo poche chiacchiere a portarlo in cantina, offrirgli un bicchiere del suo vino e a invitarlo, come un vecchio amico, a una pescata insieme a lui sul grande lago.Tra queste sponde le parole ospitalità, semplicità e fiducia hanno ancora un senso compiuto.

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Bolsena e le altre gemme del lago

Capodimonte
Capodimonte

Bolsena è la più chic, è la Cannes della “Corniche” di questo lago laziale. Elegante, con il suo piccolo porto occupato da motoscafi degni di questo nome, con un borgo medievale di tutto rispetto, una lunga passeggiata e una spiaggia ornate da platani, un lido pulito con acque chiare piene di piccoli e innocui pesci, nelle quali si nuota tranquillamente nella bella stagione.
Non meno importante è una serie di ristoranti dai prezzi onesti e dalle portate indimenticabili, con menù legati al territorio.
Capodimonte è una cittadina a picco sul lago, un vero gioiello del ricco  scrigno viterbese. Ha visto passare gli Etruschi, i Romani, i nobili Bisenzio e la Signoria dei Farnese. Insieme agli altri paesi del comprensorio si popola durante il periodo estivo. Piccoli hotel, agriturismo, campeggi, accolgono centinaia di villeggianti provenienti non solo dal Lazio o dalle regioni vicine, ma anche da molti Paesi del nord Europa.

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