Mercoledì 30 Ottobre 2024 - Anno XXII

Dublino, Irlanda “condensata”

Capitale di grande cultura e di radicate tradizioni di vita, accoglie gli ospiti con esuberante allegria e spirito amichevole, desiderosa di conoscerne il pensiero sul loro e sul proprio Paese. Naturalmente, sorseggiando birra e whiskey

Grafton Sreet, una delle strade pedonali più popolate di Dublino
Grafton Sreet, una delle strade pedonali più popolate di Dublino

Da qualunque parte del mondo si arrivi, l’impressione prima – che rimarrà indelebile nel tempo – è quella di trovarsi per davvero a casa propria.
Merito della favolosa “gente” di Dublino e dell’Irlanda intera. Non tanto perché immortalati dal genio di Joyce, quanto perché gli irlandesi sono così per natura, per vocazione. Allegri, vitali, inclini alla battuta scherzosa (esiste una ricca collezione di cartoline postali in proposito) e per di più amichevoli, disponibili, aperti verso il visitatore, quindi curiosi di conoscere il suo punto di vista in fatto di politica, sport, cultura, musica, tradizioni e naturalmente, addirittura ansiosi di sapere cosa si pensi di Dublino e della loro terra.
Isola del verde, delle nuvole, della torba, delle capre, dell’acqua, dei panorami indimenticabili per la loro grandiosità e struggenti per la delicatezza dei colori.
Isola di magie.
Se masticate l’inglese qual tanto che basta, non potete avere dubbi. Vi farete degli amici; magari occasionali, gente che quasi sicuramente non rivedrete più, ma dei quali non potrete non conservare un bellissimo ricordo.

Dublino, “magic box”

Howth Cliffs, a nord di Dublino
Howth Cliffs, a nord di Dublino

Dublino è l’Irlanda in scatola. Come dire che ci si può fare un’idea di cosa sia questa splendida isola anche solo passeggiando per le strade della sua policroma capitale.
Si può ben dire che quasi tutti gli avvenimenti più grandi – lieti o tragici – quasi tutti gli uomini più famosi – patrioti, artisti, letterati – siano cresciuti e vissuti da irlandesi respirando l’aria di Dublino.
Che è un misto di salsedine marina, di vapori delle acque del Liffey e dei canali, di brezze che scendono dai vicini monti Wicklow. Senza dimenticare il profumo della birra, bevanda nazionale, assieme a quello del “whiskey” (con la “e” che precede la ipsilon finale) che, sostengono, è il migliore del mondo. Gli scozzesi? Via, non scherziamo!
Dublino viene ricordata dalle cronache, per la prima volta, attorno all’anno 140 d.C. da Tolomeo, che la chiama Eblana. E’ perlomeno strano come il nome attuale della capitale irlandese, quello universalmente conosciuto, pur essendo gaelico (Dubb-linn significa “stagno scuro”) abbia soppiantato, forse per le influenze vichinghe e normanne, quello genuinamente irlandese di Baile-Atha-Cliath, che vuol dire “la città del guado dei graticci”; il primo insediamento nella zona, quando ancora Tara era la capitale del regno.

Le tipiche
Le tipiche “georgian doors”

Dublino e l’Irlanda hanno vissuto complesse vicende storiche. Ad esclusione dei Romani, che non sono mai sbarcati in quest’isola, si può affermare che l’identità culturale ed etnica degli irlandesi sia stata messa a dura prova dalle molte “invasioni” che si sono succedute nel tempo: Vichinghi, Normanni e negli ultimi secoli, gli Inglesi.
La città ha sempre avuto un rapporto difficile con i cugini linguistici dell’isola maggiore. Mal sopportati, combattuti tenacemente, temuti sempre, non di rado odiati, i dublinesi e gli irlandesi in genere non disconoscono comunque che è in gran parte merito dell’Inghilterra se la loro capitale ha assunto, dal Settecento in poi, quell’aspetto di città georgiana che tutti ammirano.
Il Settecento è il periodo d’oro di Dublino. L’architettura e l’arte emergono e la città assume quel volto aristocratico (di un’aristocrazia non ostentata) che si rivela in tutto il suo splendore specie nella zona di Fitzwilliam Square e Merrion Square.
E’ una continua sorpresa e insieme una gioia per gli occhi passare in rassegna anche solo le porte d’ingresso delle case: eleganti, massicce, colorate. Gli smalti vivaci completano mirabilmente, con quel tocco di colore in più, l’austerità degli edifici.

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Città verde come il trifoglio

Dublin Castle, con il parco e la torre
Dublin Castle, con il parco e la torre

Non poteva essere altrimenti, in un’isola che viene definita “verde” per eccellenza; anche le città si trovano dunque in sintonia, ricche come sono di verde pubblico, con la caratteristica dominante dell’Irlanda. Verde che è abbondante, ben curato, rilassante.
Proprio nel cuore della capitale c’è il delizioso St. Stephen Green, nove ettari di piante e fiori, con un piccolo laghetto frequentato da uccelli acquatici.
Poi il Phoenix Park, a tre chilometri dal centro (uno dei più grandi parchi europei) con i suoi settecentoventun ettari di superficie. Curiosa l’origine del nome di questo parco: Phoenix è il termine inglese; per assonanza è derivato da quello originale gaelico di “Fionn Uisce”, che sta per “acqua chiara”. Il Phoenix Park racchiude lo zoo e, non sembri irriverente l’accostamento, anche la residenza del Presidente della Repubblica.
E’ il caso di insistere sul verde di Dublino segnalando altre bellissime zone visitabili: i giardini dell’Howth Castle (sobborgo sul mare, famoso per i rododendri) e i National Botanic Gardens che si trovano nella zona nord della città, vicinissimi ai Talbot Botanic Gardens.
Ma è tutta Dublino a vantare un gradevole e riposante “tocco di verde”.
Piccole piazze come viali alberati; parchi più o meno estesi, ben curati, come quello del Trinity College.

Dal verde alle pietre, ai monumenti

Musicisti di strada in Grafton Street
Musicisti di strada in Grafton Street

Scarpe comode, abbigliamento polivalente (più o meno “pesante” a seconda della stagione) non dimenticando comunque un impermeabile e un cappello per la pioggia. L’ombrello ingombra, i dublinesi girano senza; una spruzzatina d’acqua prima o poi arriva. E via, alla scoperta degli aspetti architettonici più interessanti di Baile-Atha-Cliath (nome fascinoso, vero?).
E’ un breve itinerario nel centro storico, che vale la pena di compiere, alla scoperta degli aspetti più interessanti di questa bella città.
L’inizio della passeggiata può prendere avvio da Grafton Street, una strada pedonale, vera calamita per gli stranieri ma anche per i “dubliners”. E’ una via che, oltre ad avere superbi negozi, ostenta un’aria festaiola e allegra. Qui si esibiscono cantanti, giocolieri, clowns, musicisti. Gli edifici del XIX secolo fanno da quinte per le più svariate esibizioni.
In Dawson Street c’è la Mansion House, residenza del sindaco della città. E’ un edificio costruito all’inizio del XVIII secolo che fiancheggia la Royal Irish Academy, fondata nello stesso periodo per conservare gli antichi tesori irlandesi, in seguito trasferiti al National Museum, che si trova invece in Kildare Street.
Raccoglie testimonianze uniche dell’arte celtica in oro e argento, con calici del primo periodo del cristianesimo. Poco dopo il museo ecco Leinster House, un edificio georgiano, ora sede del Governo irlandese.

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National Art Gallery
National Art Gallery

In Kildare Street troviamo la National Library (Biblioteca Nazionale) con rari e preziosi manoscritti irlandesi. In Merrion Square hanno sede il National History Museum e la National Art Gallery che raccoglie opere di pittori locali, italiani, fiamminghi, inglesi.
Eccoci nel bellissimo Trinity College: un’oasi di pace nel cuore della città. Oltre ai già ricordati giardini, il Trinity conta ben sette biblioteche che racchiudono la bellezza di otto milioni e mezzo di volumi! Come dire, la scienza del mondo, o quasi.
Fra questo mare di libri emerge, per valore artistico, preziosità e importanza storica, il celebre “Book of Kells”, un libro “illuminato” dei Vangeli dell’VIII secolo, conservato nella Old Library, una biblioteca dall’atmosfera tutta particolare.
Altro noto edificio è College Green, nel medioevo area per le attività sportive, attualmente occupato dalla Banca d’Irlanda. La curiosità di College Green è data dal fatto che originariamente (nel 1729) era stato costruito per divenire la Casa del Parlamento; volendo (entrando in banca, cioè…) è possibile visitare la magnifica “Camera dei Lords”, restaurata qualche anno fa.

Chiese, mercati e “birra”

Christchurch Cathedral
Christchurch Cathedral

In Dame Street si trova il Dublin Castle, costruito nel 1204 e modificato in parte nel periodo georgiano. Questo castello è il simbolo del trascorso potere inglese in Irlanda. Ospita gli Appartamenti di Stato (visitabili) che contengono mobilio irlandese, tappeti e splendidi cristalli di Waterford.
La City Hall, prossima al Castello, è sede del Consiglio Comunale per gli incontri settimanali. Terminiamo questo breve giro nella Dublino centrale, segnalando le due chiese più importanti: la prima è Christchurch, la cattedrale costruita nel 1172, con magnifici sotterranei a volta. Nel medioevo questi sotterranei non avevano molto di religioso; ospitavano mercati e taverne con le immaginabili turbolenze di vita tipicamente irlandesi, al punto che l’accesso era proibito agli studenti del Trinity College.
Siamo nel cuore, nel centro storico e popolare di Dublino. I mercati delle vie (pittoresco quello di Moore Street) raccolgono un campionario umano, un concerto di suoni e di voci che rappresentano la vera anima irlandese.
A dieci minuti di strada è possibile visitare la famosissima fabbrica della Guinness, nella quale non viene rifiutato un delizioso assaggio della birra (fresca di produzione) più famosa del mondo.
Ecco l’ultima chiesa. E’ St. Patrick’s (San Patrizio), cattedrale medievale e luogo cristiano più antico della città. Qui infatti San Patrizio, nel V secolo, costruì una chiesetta. Quella attuale risale al 1190 e ha subito restauri nel XIX secolo. Ora funge da cattedrale nazionale per i protestanti irlandesi.

Città di cultura

La statua di James Joyce in una via del centro
La statua di James Joyce in una via del centro

Torniamo per un attimo in Grafton Street, la via pedonale frequentata da musici, clowns ecc. Alla fine di questa via c’è Duke Street con due pub ricordati da James Joyce nell’Ulisse. Uno è il pub Bailey’s che mostra la porta (numero 7 di Eccles Street) della casa nella quale visse la figura fittizia di Joyce, Leopold Bloom.
L’altro pub è quello di David Byrne’s. Più avanti c’è Harry Street con il famoso pub letterario McDaid’s degli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso, frequentato da poeti e scrittori delle ultime (o penultime?) leve: Patrick Kavanagh, Flann O’Brien e Brendan Behan, patriota e bevitore accanito.
Nel 1991 Dublino è stata Capitale Europea della Cultura. Riconoscimento più che meritato, in considerazione del fatto che gli scrittori irlandesi sono noti in tutto il mondo e oggetto di vero culto da parte dei lettori dei cinque continenti.
Da Jonathan Swift (1667-1745) col suo immortale “Gulliver” a Oliver Goldsmith (1728-1774) con l’altrettanto notissimo “Vicario di Wakefield”. E poi ancora Oscar Wilde (1854-1900): chi non conosce il “Ritratto di Dorian Gray” e “L’importanza di chiamarsi Ernesto”, divenuto in seguito celebre pièce teatrale.
Proseguendo nel tempo, ecco ancora George Bernard Shaw (1856-1950), il sommo poeta William Butler Yeats (1865-1939), James Joyce (1882-1941), Samuel Beckett (1906-1989) col suo super-rappresentato “Aspettando Godot”. Fra i viventi, infine, Seamus Henay, considerato uno dei più importanti scrittori di lingua inglese.

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La “questione” della lingua

Dublino, Irlanda "condensata"

E si, perché la “lingua”, perenne nervo scoperto d’Irlanda, è argomento da sempre dibattuto e della massima importanza.
L’antico gaelico è parlato lungo la costa occidentale ma non è azzardato ipotizzare che, nel giro di qualche generazione, anche questo antico idioma celtico finirà per entrare a far parte delle molte “lingue morte” che il mondo cataloga, nonostante
gli sforzi (anche a livello governativo) per insegnarla e conservarla, non siano né pochi né estemporanei.
Noel Purcell, famoso attore degli anni Quaranta, declamava: “Dublin can be Heaven, with coffe at eleven and a stroll in Stephen’s Green” (Dublino può essere il Paradiso, con un caffè alle undici e una passeggiata in Stephen’s Green).
Sono in molti a pensarla così. In primo luogo i “dubliners”, quindi gli irlandesi dell’isola per non parlare dei moltissimi turisti che ogni anno invadono questa terra e, soprattutto, vi ritornano sempre volentieri.
Per dirla con quelli che hanno scelto di vivere nella capitale del “guado dei graticci”, l’esperienza rappresenta compiutamente ciò che “si aspettavano dalla vita”.

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Crociere Giver Viaggi
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